L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Una settimana con la storia

DOMENICA 17/07/2022

Storia delle nostre città. Arezzo

Conosciuta nel mondo come Città della Giostra del Saracino, della moda, dell'oro, è stata sede della più antica università della Toscana e una delle prime al mondo. Arezzo è la protagonista di “Storia delle nostre città”, in onda domenica 17 luglio alle 11 su Rai 3. Arezzo è sempre stato il passaggio naturale per chiunque volesse attraversare l’Appennino Tosco-Emiliano e ha sfruttato proprio il suo essere crocevia di importanti arterie di comunicazione per diventare grande ed affermarsi in differenti epoche, mantenendo sempre il suo ruolo di protagonista. Qui sono passati etruschi e romani, longobardi e carolingi, fino ai Medici fiorentini e agli Asburgo Lorena. Qui hanno lasciato le loro impronte Petrarca, Piero della Francesca, Cimabue. E qui, ancora oggi, si sente vibrare il suono della storia e delle antiche tradizioni che da secoli si ripetono nella stessa maniera.

Di origine certamente etrusca, fu conquistata dai Romani nel 311, che la battezzarono Arretium trasformandola in un’importante stazione militare sulla via Cassia. Nel periodo augusteo, la città continuò a prosperare divenendo la terza città più grande in Italia, nota per i suoi manufatti ceramici. Nel III-IV secolo, divenne sede episcopale ed è una delle poche città la cui successione di vescovi è conosciuta per nome senza interruzione fino ai giorni nostri. Durante il primo medioevo la città romana venne demolita dalle invasioni dei barbari e in parte smantellata per riutilizzare le pietre nella costruzione delle fortificazioni della nuova città. Dello storico passaggio di Roma rimase in piedi solo l'antico anfiteatro. Il comune di Arezzo abbandonò il controllo del suo vescovo nel 1098. Per tre secoli si mantenne come città-stato indipendente, di tendenza ghibellina, opposta ai Guelfi di Firenze. Dopo la disfatta della battaglia di Campaldino nel 1289, cedette definitivamente alla dominazione fiorentina nel 1384 e la sua storia fu “sommersa” da quella del Granducato mediceo toscano. Alla fine del XVIII secolo le truppe francesi guidate da Napoleone Bonaparte conquistarono la città che si trasformò però in una base di resistenza contro gli invasori. Nel 1860, infine, Arezzo divenne parte del Regno d'Italia. Anche se diversi edifici della città subirono gravi danni durante la Seconda guerra mondiale, i suoi monumenti, i parchi, i resti archeologici, le chiese e le piazze custodiscono ancora oggi i segreti di generazioni di aretini che hanno contribuito a costruire questa sorprendente città intrisa di magia e di arte.

Italiani. Andrea Camilleri. Vigata nel cuore

A ter anni dalla scomparsa, Rai Storia ricorda Andrea Camilleri con “Andrea Camilleri Vigàta nel cuore” per la regia di Flavia Ruggeri, in ondadomenica 17 luglio alle 19.45 su Rai Storia per “Italiani”. Camilleri nasce a Porto Empedocle il 6 settembre 1925, nello stesso momento in cui - come ha raccontato in alcune interviste - sotto le finestre di casa passava in processione la statua del Santo Patrono Calogero. Santo a cui, seppure non credente, resterà legato per tutta la vita. Vive fino al 1943 tra Porto Empedocle ed Agrigento dove frequenta il liceo classico. Ottiene la maturità senza sostenere l’esame, ma solo per scrutinio, a causa dell’incalzare della guerra e dell’imminente sbarco degli Alleati in Sicilia. Successivamente si iscrive alla Facoltà di Lettere dell’Università di Palermo, ma non prosegue gli studi umanistici. Già nell’immediato dopoguerra, tra il 1946 e il 1947, scrive dei racconti pubblicati su L’Italia socialista e L’Ora di Palermo. Sostiene l’esame per entrare all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica diretta da Silvio D’Amico a Roma e frequenta il corso di regia tenuto da Orazio Costa, che Camilleri considererà sempre il suo vero maestro. Negli anni Cinquanta è regista teatrale e inizia a lavorare anche per la Rai, in radiofonia. Negli anni Sessanta è il primo a mettere in scena in Italia il “teatro dell’assurdo” di Beckett, Ionesco, Adamov. Opere che porterà in seguito anche in televisione. Memorabile è la ripresa televisiva di “Finale di partita” di Beckett con Renato Rascel e Adolfo Celi. Curerà anche molti sceneggiati di successo come “Le avventure di Laura Storm”, con Lauretta Masiero; la serie del Tenente Sheridan con Ubaldo Lay; ma soprattutto “Le inchieste del commissario Maigret” con Gino Cervi. Ha avuto, inoltre, il merito di far conoscere al grande pubblico televisivo la drammaturgia di Edoardo De Filippo, primo intellettuale di sinistra che sceglie di collaborare con la Rai, all’epoca notoriamente democristiana. Nel 1974 ottiene la cattedra di Regia all’Accademia d’arte drammatica, che manterrà per 20 anni. Dagli anni Ottanta, Camilleri affianca all’attività di regista quella di scrittore con romanzi di ambientazione siciliana, una Sicilia diventata ormai luogo mitico di esplorazione per i suoi lettori. Come l'immaginaria cittadina di Vigàta - scenario delle inchieste del commissario Montalbano - situata tra Porto Empedocle ed Agrigento in una delle zone più solari dell’Isola. Sperimenta un linguaggio nuovo, un mix geniale di dialetto e italiano. Il suo “siciliano”, infatti, come la sua Sicilia, non esiste. E questa sua scrittura originale ed avvincente diventa veramente unica. Nel 1992 pubblica “La stagione della caccia” con l’editore Sellerio e grazie soprattutto al passaparola dei lettori inizia a diventare un autore cult. Scrivere diventa la sua unica attività. “La forma dell'acqua” del 1994 è il suo primo romanzo poliziesco dove compare il commissario Salvo Montalbano. Ma solo con “Il cane di terracotta” del 1995 definirà meglio i caratteri del protagonista che gli procurerà un successo strepitoso. Sa di non essere - e d’altronde non vuole esserlo - uno scrittore “impegnato” ma si considera “autore d'intrattenimento alto”, un genere assente in Italia. Il “fenomeno Camilleri” si espande: se nel 1996 sono state vendute 18 mila copie, l'anno successivo si arriva a 170 mila. E nel 1998 a 900 mila copie, fino ai 15 milioni di oggi e alle traduzioni in ventidue lingue. Il successo dei libri con protagonista Montalbano convince anche la Rai a produrre un vero e proprio serial con Luca Zingaretti che ha saputo far crescere il personaggio consacrandolo al grande pubblico. Una serie che ha fatto record d'ascolto toccando anche i 10 milioni di telespettatori a puntata.

Passato e presente. Praga 1989 la rivoluzione di velluto

Praga, 17 novembre 1989. Un pacifico corteo di studenti viene attaccato brutalmente dalla polizia. È l‘inizio di una mobilitazione permanente contro il regime comunista, al potere in Cecoslovacchia dal 1948. La Praga del 1989 e la rivoluzione di velluto saranno al centro delle riflessioni di Paolo Mieli e del professor Ernesto Galli della Loggia nell’appuntamento con “Passato e Presente”, programma di Rai Cultura in onda domenica 17 luglio alle 20.30 su Rai Storia. Della protesta, che prende il nome di Rivoluzione di Velluto per il suo carattere non violento, assume la guida il drammaturgo Vaclav Havel, fondatore di Charta 77 e leader del Forum Civico, che si costituisce come opposizione aperta al regime. In pochi giorni la protesta da Praga si diffonde in tutto il Paese, coinvolgendo gli operai, la Chiesa e l’intera società civile. Al partito comunista non rimane che cedere alle richieste del Forum e fare spazio ad un cambiamento politico radicale. Poco più di un mese dopo l’avvio della protesta, il parlamento elegge l’ex dissidente Vaclav Havel Presidente della Repubblica Cecoslovacca.

Binario Cinema. Lo Stato contro Fritz Bauer

La storia di un eroe dimenticato della Germania post-bellica che ha cercato di far processare nel proprio paese criminali di guerra nazisti fuggiti all’estero dopo la caduta del Reich. È il film di Lars Kraume “Lo Stato contro Fritz Bauer”, in onda domenica 17 luglio alle 21.10 su Rai Storia per il ciclo “Binario cinema”.

Germania, 1957. Il Procuratore Generale di origine ebraica Fritz Bauer, sin dal suo ritorno dall'esilio in Danimarca sta cercando di portare in tribunale i responsabili dei crimini perpetrati dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale. Quando viene a sapere che l'ex tenente colonnello delle SS Adolf Eichmann si nasconde a Buenos Aires, Bauer, che diffida del sistema giudiziario tedesco, decide di contattare il Mossad, il servizio segreto israeliano. In questo modo, il procuratore rischia un'accusa per alto tradimento. A spingerlo, però, non è il desiderio di vendetta, ma una sincera preoccupazione per il futuro della Germania. Premio del pubblico Ubs al 68° Festival di Locarno 2015, nella sezione Piazza grande.

LUNEDI’ 18/07/2022

Italiani. Fernanda Pivano. La ragazza che ha scoperto l’America

Traduttrice, scrittrice, saggista, critica letteraria. La figura di Fernanda Pivano sfugge a ogni tipo di classificazione, a ogni dicitura che la incastri in un ruolo solo, a ogni schedatura che possa ridurre il suo immenso lavoro durato tutta la vita ad una professione che per lei invece rappresentava una missione. Mito tra i miti, Nanda, si è dedicata per quasi un secolo alla conoscenza, alla scoperta, alla promozione della letteratura e della cultura americana in Italia e in Europa: nel giorno dell’anniversario della sua nascita, Rai Storia rende omaggio “alla ragazza che ha scoperto l’America” con il doc di Ilaria Dassi in onda per il ciclo “Italiani” lunedì 18 luglio alle 17.15 su Rai Storia.

Classe 1917, genovese di nascita e torinese d’adozione, Fernanda Pivano scopre la letteratura americana da adolescente grazie a Cesare Pavese, suo insegnante di letteratura comparata al liceo classico Massimo d’Azeglio di Torino. In epoca fascista traduce di nascosto L’antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters che Pavese stesso fa pubblicare da Einaudi, dopo averla trovata in un cassetto. Nel 1943 Fernanda Pivano traduce per la prima volta in Europa Addio alle armi di Ernest Hemingway, letteratura ancora vietata in Italia per via della dittatura fascista. Per questa traduzione viene arrestata dalle SS naziste, ma fu proprio questo arresto ad incuriosire Hemingway, che durante un soggiorno a Cortina, la volle incontrare. Quel primo incontro fu l’inizio di una lunga e duratura amicizia, che fece di Nanda la traduttrice ufficiale di Hemingway e che diede inizio ad una lunga storia d’amore con la cultura d’oltreoceano.

Nel 1956 Fernanda Pivano fa il suo primo viaggio negli Stati Uniti ed entra in contatto con l’allora nascente Beat Generation diventando nel tempo amica, traduttrice, sostenitrice di tutti i suoi componenti, da Allen Ginsberg a Jack Kerouac, da Gregory Corso a Lawrence Ferlinghetti. Voce italiana della nuova America, sostenitrice di una letteratura libera da schemi accademici e appassionata di una cultura attenta alle rivoluzioni individuali, Fernanda Pivano negli anni Sessanta traduce, promuove e diffonde in Italia la cultura beat, parla di Bob Dylan come di un nuovo poeta, diventa un mito per un’intera generazione. Instancabile ricercatrice di nuovi talenti letterari ha portato avanti la sua missione per tutta la vita, fino ad arrivare a promuovere negli anni Ottanta Jay McInerny, Erica Jong, Bret Easton Ellis, le nuove leve della letteratura americana. Un amore per la letteratura e la poesia senza confini il suo, che si espande fino alla musica. Dirà di Fabrizio de André che è il più grande poeta italiano degli ultimi cinquant’anni. Amata dai giovani fino agli ultimi anni della sua vita ha coltivato un rapporto d’amore e devozione con le nuove generazioni diventando amica dei più rivoluzionari cantautori del nostro panorama musicale, da Vinicio Capossela a Jovanotti, da Morgan a Vasco Rossi. Fernanda Pivano ha attraversato un secolo, ne ha raccontato i cambiamenti aprendo il nostro sguardo alla realtà d’oltreoceano, ha sfidato le istituzioni promuovendo ogni forma d’arte e di comunicazione di controcultura dando così vita alla più grande rivoluzione letteraria e culturale del nostro Paese: ha scoperto l’America.

Passato e Presente. Exodus 1947

È l’11 luglio del 1947.  Un vecchio piroscafo, stipato di profughi ebrei, prende il largo da un piccolo porto nel sud della Francia diretto in Palestina.  È l’inizio di un’odissea e di un braccio di ferro politico e diplomatico che passerà alla storia come l’affare “Exodus”. Una pagina di storia riletta dalla professoressa Anna Foa e da Paolo Mieli a “Passato e Presente” in onda su Rai3 alle 13.15 e alle 20.30 su Rai Storia lunedì 18 luglio.

Da una parte c’è il governo inglese, che detiene il mandato sulla Palestina e non intende aprire le frontiere della regione alle decine e decine di migliaia di ebrei, sopravvissuti al nazismo, che non hanno una casa dove tornare.  Dall'altra, il movimento sionista, deciso ad usare il problema dei rifugiati come argomento a sostegno della causa per la quale si batte da decenni: la creazione di uno stato ebraico in Palestina.  Dopo la Shoah, la riluttanza dei paesi democratici ad accogliere gli scampati e la determinazione con cui questi ultimi cercano a qualunque prezzo di raggiungere la Palestina sono, per i sionisti, prove inconfutabili della necessità storica di Israele.

Italia. Viaggio nella bellezza. Parthenope, Neapolis, Napoli. Archeologia di una città immortale

Cosa c’era a Napoli prima di Napoli? “Italia. Viaggio nella bellezza” – in onda lunedì 18 luglio alle 21.10 su Rai Storia – rispondono gli archeologi impegnati da decenni a scavare nelle viscere della città, nell’ultima e più importante campagna di scavo, quella legata alla costruzione della nuova linea metropolitana. Ad aprire la puntata, le immagini dell’attuale scavo del tempio romano nella stazione Duomo, dove un’equipe multidisciplinare di archeologi, geologi e architetti, esamina la linea del tempo di ciò che in origine era una zona sacra affacciata sul mare. L’archeologia urbana a Napoli è nata come conseguenza di gravi traumi subiti dalla città e, in particolare, le opere di risanamento dopo l’epidemia del 1882, gli sbancamenti per la costruzione della direttissima Roma Napoli, i bombardamenti del secondo conflitto mondiale, il terremoto del 1980, la costruzione della nuova linea metropolitana. Eventi che hanno rivelato l’esistenza, a diversi metri di profondità, del primo nucleo abitativo: Parthenope, antichissimo insediamento greco risalente al VII sec. a.C. da cui prenderà successivamente vita la splendida e rinomata Neapolis, città che anche sotto il dominio romano, ha sempre conservato la sua grecità. Ne sono testimonianza le strade di quello che oggi è il centro storico: via dei Tribunali, via di San Biagio ai Librai, via Anticaglia, le loro intersecazioni, combaciano con gli “stenōpói” e le “platêiai” della città greca. Il reticolo di strade dell’antica città rappresenta ancora il cuore di Napoli.

Al di là delle tracce visibili dell’antica Neapolis, il sottosuolo conserva e nasconde anche quelle invisibili: è il caso dell’ipogeo dei Cristallini, esempio di necropoli greca riportata all’antico splendore da un lavoro di restauro e manutenzione del giugno 2022. C’è dunque un passato che non muore e resta inscritto nell’oggi. La puntata inoltre porterà gli spettatori nei depositi archeologici di Santa Maria Agnone e di Piscinola, laddove sono conservate le prime testimonianze di Parthenope, manufatti e tracce della presenza greca nel primo nucleo fondativo, oltre alle due splendide imbarcazioni, di epoca romana, ritrovate durante gli scavi alla nuova linea metropolitana, esempio rarissimo di reperto ligneo ben conservato mirabilmente.

MARTEDI’ 19/07/2022

Passato e Presente. Le stragi di mafia del ’92 (con il prof. Salvatore Lupo)

Il 20 gennaio 1992 la Cassazione conferma in via definitiva le condanne del maxiprocesso di Palermo, che nel 1987 aveva smantellato il vertice di Cosa nostra. Totò Riina, capo indiscusso della mafia, decide di vendicarsi dei referenti politici che non sono stati in grado di “aggiustare” la sentenza. Una stagione tragica, riletta da Paolo Mieli e dal professor Salvatore Lupo a “Passato e Presente”, in onda martedì 19 luglio alle 13.15 su Rai 3 e alle 20.30 su Rai Storia. Il 12 marzo, a Mondello, viene ucciso Salvo Lima, democristiano, uomo di punta della corrente andreottiana in Sicilia. Riina decide di cercare nuovi referenti politici e contemporaneamente dà il via alla cosiddetta “stagione stragista” di Cosa nostra. Arrivano le bombe per Falcone e Borsellino. E poi, nel 1993, arriveranno quelle di Firenze, Milano e Roma. Tutte rivendicate da una fantomatica “falange armata”, sigla che ricorda gli anni della “strategia della tensione”. L’uccisione di Falcone non è solo una vendetta per gli esiti del maxiprocesso. È anche la volontà di bloccare preventivamente l’uomo che sta per diventare Procuratore nazionale antimafia, e dunque un pericoloso nemico. La morte di Borsellino è avvolta da misteri ancora maggiori. Il magistrato era venuto a conoscenza della “trattativa” appena avviata da alcuni uomini del Ros dei Carabinieri con i vertici della mafia. Una delle ipotesi ventilate in questi anni è che il magistrato abbia cercato di ostacolare la trattativa e che proprio questo gli sia costato la vita.

Paolo Borsellino, parole e silenzi. Un racconto inedito

In occasione del trentesimo anniversario della strage di via D’Amelio, in cui perse la vita il giudice Paolo Borsellino con i cinque uomini di scorta (Emanuela Loi, Walter Cosina, Agostino Catalano, Claudio Traina e Vincenzo Li Muli), Rai Storia propone un racconto attraverso le parole del magistrato, nelle sue interviste rilasciate alla Rai in “Paolo Borsellino, parole e silenzi” di Alessandro Chiappetta con la regia di Valentina Grassi, in onda martedì 19 luglio alle 21.10 in prima visione su Rai storia. Un percorso di vita che è anche una riflessione sulla giustizia, sulla legalità, sulla lotta alla criminalità, che attraversa la stagione del pool antimafia di Palermo, gli anni in cui ha prestato servizio a Marsala, fino ai giorni drammatici successivi alla morte dell’amico Giovanni Falcone, a Capaci. La voce di Borsellino cambia nel tempo, prima racconta con giovanile entusiasmo i suoi successi professionali, poi diventa via via più polemica, quando denuncia mancanze e veleni all’interno delle procure, fino a farsi rotta di commozione e rassegnazione nei giorni prima della morte, quando il magistrato alterna le parole a lunghi silenzi. Paolo Borsellino aveva coscienza di essere nel mirino e non ha fatto nulla per nasconderlo, nelle ultime interviste, riuscendo però a tutelare le indagini su cui stava lavorando e a proteggere i suoi cari da un destino segnato.

Diario civile. All’altezza degli occhi. Le donne di scorta

La vita delle donne in Polizia, di scorta a uomini delle istituzioni e magistrati impegnati contro la criminalità: è un viaggio attraverso le vicende di sei donne normali, che con dedizione e passione, vivono il loro impegno civile, giorno per giorno il doc “All’altezza degli occhi. Le donne di scorta” di Alessandro Chiappetta con la regia di Agostino Pozzi, in onda martedì 19 luglio alle 21.40 su Rai Storia. "E' un incarico come un altro", ripetono le agenti che hanno scelto di fare questo mestiere, fatto di lunghe giornate vissute come ombre fedeli, al fianco della personalità scortata, occhi discreti che scrutano possibili pericoli e accompagnano il soggetto sotto protezione. Un impegno che incide sulla vita personale di ognuna di loro, costrette a lunghi turni e a settimane scandite da viaggi, impegni, reperibilità. Il documentario è anche un omaggio ad Emanuela Loi, la prima donna della polizia a restare uccisa in servizio, proprio nella strage di via D’Amelio. La sua storia è quella di una ragazza come tante, in Polizia già da giovanissima, che faceva il suo lavoro con impegno e passione, fino al giorno in cui morì, in una domenica di luglio in cui era di turno per accumulare giorni di ferie ed andare presto in vacanza.  Emanuela Loi è rimasta uccisa nell’adempimento del suo lavoro, ma sono tante le donne che tra le forze dell’ordine ancora oggi si occupano di proteggere chi è a rischio per le minacce della criminalità organizzata. Il documentario racconta la vicenda delle sue compagne di corso, della prima donna che prestò servizio a Palermo, di tre donne impegnate oggi nei servizi scorta, e delle allieve dell’Accademia di Abbasanta, centro di eccellenza della Polizia nella formazione degli agenti di scorta.

Donne di Calabria Clelia Romano Pellicano

Martedì 19 luglio alle 22.30 continua in prima visione su Rai Storia la docu-serie “Donne di Calabria”, una co-produzione Calabria Film Commission e Anele, in collaborazione con Rai Cultura, prodotta da Gloria Giorgianni con Emma Di Loreto, da un’idea produttiva di Giovanni Minoli. Marianna Fontana è la protagonista della quinta puntata diretta da Maria Tilli e dedicata alla giornalista e scrittrice Clelia Romano Pellicano. Nota anche con lo pseudonimo di Jane Grey, fu una delle pioniere del femminismo italiano ed europeo tra la fine dell’800 e l’inizio del’900, nel pieno della Belle Époque. Nobildonna colta, raffinata e intelligente nota per le sue posizioni controcorrente, Clelia Romano Pellicano scrisse di relazioni e di divorzio, lottò per il suffragio femminile, dette voce alle donne del tempo che non potevano permettersi di parlare della loro condizione subordinata rispetto a quella dell’uomo, denunciando la violenza domestica e la disparità salariale. Sposò il marchese calabrese Francesco Maria Pellicano, deputato al Parlamento, con cui si trasferì a Gioiosa Ionica, facendo spola tra Castellammare di Stabia e Roma, dove frequentò il mondo culturale romano dell'epoca, entrando in contatto con ministri, intellettuali, scrittori e poeti. Corrispondente della rivista mensile "Nuova Antologia", pubblicò un’indagine sulle donne illustri di Reggio Calabria e svolse un’inchiesta sulla condizione delle operaie delle industrie del capoluogo. Nel 1909 si recò a Londra in qualità di socia delegata del Consiglio Nazionale Donne Italiane (CNDI) per partecipare al Congresso Internazionale femminile, dove le sue proposte riscossero un enorme successo, non solo per i contenuti, ma anche per le sue grandi doti oratorie. Rimasta vedova, dovette occuparsi dei sette figli e tutelare il patrimonio di famiglia ereditato dal marito. Emerse così anche la sua anima imprenditoriale: creò nuove attività come lo sfruttamento del fondo boschivo nella Locride, costruì dei villaggi per i dipendenti e una linea ferroviaria aziendale che portava il legname dal bosco fino alla falegnameria, nella convinzione che le imprese non dovessero creare solo profitto ma avere anche una funzione sociale e culturale. La narrazione si avvale di immagini e filmati di repertorio, di illustrazioni animate e di interviste a testimoni del mondo della cultura, della politica e della società civile, tra cui la biografa Daniela Carpisassi, la scrittrice Giulia Blasi, la storica del femminismo Fiorenza Taricone e i nipoti Furio Pellicano, Clelia Pellicano, Giulia Salazar, Francesco Paolo Pellicano, Tommaso Salazar, Fabio Pellicano, Piero Pellicano, Gaia Pellicano, Flavia Pellicano ed Eldo Pellicano. A fare da sfondo al racconto, i luoghi in cui Clelia ha vissuto e lavorato: da Villa Pellicano a Castello Pellicano, da Palazzo Naymo fino alla spiaggia di Gioiosa Ionica.

Paolo Borsellino, l’ultima stagione

Il pomeriggio del 23 maggio 1992 il giudice Giovanni Falcone muore in un attentato a Capaci insieme alla moglie Francesca Morvillo e agli uomini della sua scorta. Iniziano allora i 57 giorni più difficili del magistrato che più di altri ha condiviso con lui i successi e le difficoltà della stagione di lotta contro la mafia: l’amico Paolo Borsellino. Lo racconta “Paolo Borsellino, l’ultima stagione”,in onda martedì 19 luglio alle 23.30 su Rai Storia. Borsellino si lancia nel lavoro d’indagine. Vuole fare luce sulla morte dell’amico, scoprendone le cause e trovandone i responsabili. Ma l’uomo che ha visto morire Falcone tra le braccia, non è più quello di prima: è indurito, chiuso e si isola persino da amici e familiari. Ai colleghi annuncia: “Sappiate che questo è anche il nostro destino”. Borsellino sa che lui sarà il prossimo obiettivo di Cosa Nostra e un attentato sembra ogni giorno più inevitabile. Il 19 luglio in via d’Amelio, dove abita la madre che va periodicamente a trovare, Borsellino va incontro al suo destino segnato. Alle 16.58 un’autobomba piazzata sotto il condominio uccide il magistrato e i 5 agenti di scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. A ricordare il giudice Borsellino, Pietro Grasso, gli ex giudici del pool antimafia Leonardo Guarnotta e Giuseppe Di Lello, la Presidente del Tribunale di Marsala, Alessandra Camassa, l'ex Ministro di Grazia e Giustizia, Claudio Martelli, Il Procuratore Generale presso la Corte d'Appello di Palermo, Roberto Scarpinato, il Consigliere di Corte d'Appello del Tribunale di Salerno, Diego Cavaliero, e i giornalisti Francesco La Licata, Saverio Lodato, Attilio Bolzoni, Umberto Lucentini e Giovanni Bianconi.

MERCOLEDI’ 20/07/2022

1969, niente come prima. Luglio

I fatti più importanti del luglio 1969 raccontati attraverso i repertori e telegiornali della RAI, e commentati da Mauro Canali, sono al centro dell’appuntamento con “1969, niente come prima”, in onda mercoledì 20 luglio alle 17.15 su Rai Storia. Il mese di luglio 1969 si apre il primo giorno con l'investitura come principe di Galles di Carlo d'Inghilterra, nel castello di Carnarfon. Il 3 luglio scoppiano tafferugli tra operai e forze dell'ordine a Corso Traiano a Torino, in appoggio agli scioperi della Fiat Mirafiori. E' il prologo dell'"autunno caldo". Il Cantagiro viene vinto da Massimo Ranieri con "Rose Rosse", bruciando “Acqua Azzurra, acqua chiara" di Lucio Battisti, che ha appena pubblicato il suo primo LP. Ma il fatto centrale, l'evento che rimane nella memoria di chi l'ha vissuto, sono gli otto giorni che abbracciano l'impresa dell'Apollo 11, dal 16 al 24 del mese, che porta per la prima volta due uomini sul suolo lunare e un terzo a comandare il modulo Lunare. Gli occhi del mondo, tramite le telecamere e la rete dei satelliti della mondovisione, sono puntati il 16 luglio per il lancio da Cape Kennedy, in Florida, del Saturno V, il razzo vettore che porta il modulo LEM, con i tre astronauti a bordo -Neil Armstrong, Buzz Aldrin e Michael Collins, tutti del 1930- verso la Luna. La Rai, come tutte le televisioni del mondo, si è preparata da mesi a un evento di tale portata. Alle ore 19 del 20 luglio 1969, sul Primo Canale TV, parte la sigla che apre le 25 ore di diretta non stop (che diverranno 28). Conduttori dallo studio 3 di via Teulada sono Andrea Barbato, Tito Stagno, Piero Forcella, affiancati dal professor Enrico Medi, luminare di fisica. Più di 19 milioni di italiani seguiranno gran parte delle 28 ore, e almeno 8 sono svegli quando, alle 4.57 (ora italiana), avviene il primo passo del 39enne Neil Armstrong in diretta TV.

Passato e Presente. Raffaello, l’arte e le idee

Uno dei più grandi maestri del Rinascimento, Raffaello Sanzio, dalla vivace Urbino dei Montefeltro, dove è cresciuto nella bottega del padre, approda, poco più che ventenne, nella maestosa Roma di Giulio II. È già un pittore affermato e il “Papa guerriero”, che sta cambiando il volto della città, gli commissiona gli affreschi delle stanze Vaticane. Un grande del Rinascimento raccontato da Paolo Mieli e dal professor Lucio Villari a “Passato e Presente”, il programma di Rai Cultura in onda mercoledì 20 luglio alle 13.15 su Rai3 e alle 20.30 su Rai Storia.

L’affresco delle stanze Vaticane è solo il primo di una lunga serie di prestigiosi incarichi, che continuano sotto il pontificato di Leone X e marcano la brillante carriera di Raffaello. Quando muore, a soli 37 anni, esattamente 500 anni fa, è il più importante artista e architetto del suo tempo: dirige la Fabbrica di San Pietro ed è anche il primo soprintendente ante litteram alle antichità.

Italiani. Guglielmo Marconi, il mago del wireless

È il 12 ottobre del 1931, in un lussuoso appartamento in via Condotti, a Roma, un uomo spinge il pulsante di un trasmettitore. Quel gesto dà il via a qualcosa di magico: un flusso di invisibili onde attraversa l’oceano Atlantico e raggiunge la capitale del Brasile, Rio de Janeiro, a più di 9 mila chilometri di distanza, dove accende dei fari che illuminano una grandiosa statua, appena terminata e destinata a diventare una nuova meraviglia del mondo, la statua del Cristo redentore. E’ l’ennesima prova della potenza e dell’efficacia della telegrafia senza fili, la nuova tecnologia wireless che, grazie alla trasmissione delle onde elettromagnetiche, unisce popoli e continenti. Ma chi è quell’uomo che, con la semplice pressione di un dito, ha acceso il Cristo Redentore a Rio, e l’anno prima il municipio di Sidney, ancora più lontano, e sempre nel ‘31 ha portato la voce del Papa nel mondo grazie alla “Stazione Radiofonica Vaticana” da lui progettata? È un inventore, uno scienziato, un imprenditore italiano, si chiama Guglielmo Marconi, e sta portando l’uomo nel futuro. Nell’anniversario della scomparsa, è lui il protagonista dell’appuntamento con Paolo Mieli e con “Italiani”, in onda mercoledì 20 luglio alle 21.10 su Rai Storia.

La sua avventura nasce più di 30 anni prima, nel 1895, quando, senza una laurea e nemmeno un diploma alle spalle, ma armato solo di ingegno, passione e ambizione, il giovane Marconi, con lo stesso gesto, la pressione di un dito sul tasto di un trasmettitore, emette un segnale che parte dal giardino della casa paterna, a Pontecchio, nei pressi di Bologna, percorre due chilometri, scavalca una collina, la collina dei Celestini, e raggiunge un ricevitore posto in mezzo alla campagna. E’ quella la prima trasmissione di telegrafia senza fili nella storia. Ma nel giro di soli 6 anni quei 2 chilometri diventano più di 3 mila e i segnali di Marconi scavalcano l’Atlantico e uniscono le sponde dell’Inghilterra con quelle del Canada. Quegli stessi segnali, emessi da navi in movimento, salveranno le vite in mare, porteranno voci, musiche e messaggi nel mondo attraverso la radiofonia e ci permetteranno di vedere le stelle e studiare l’universo attraverso la radioastronomia. Ma tutto parte da lì, dalla pressione di quel dito su un tasto, dal semplice gesto di quel giovane sognatore, Guglielmo Marconi. Un inventore, uno scienziato, un imprenditore? Gli americani lo definiranno un mago, the “wireless wizard”.

L’Italia della Repubblica. Un popolo di emigranti

“Torino, Torino la bella città, si mangia si beve e bene si sta!” La filastrocca recitata dai bambini pugliesi e calabresi alla fine degli anni ’50 dà la misura del potere di attrazione della città industriale per eccellenza. Il fenomeno delle migrazioni interne rappresenta, infatti, una delle conseguenze più rilevanti della crescita industriale. Una storia riletta da “L’Italia della Repubblica”, in onda mercoledì 20 luglio alle 22.10 su Rai Storia. Firmata da Marta La Licata e introdotta da Paolo Mieli, la puntata ospita il contributo degli storici Piero Bevilacqua, ed Emilio Franzina, del demografo Antonio Golini e del giornalista e scrittore Goffredo Fofi.

Dal 1951 al 1960 oltre due milioni di persone abbandonano il Mezzogiorno per trasferirsi nelle città del nord o all’estero. Si viaggia a bordo del treno del sole, il simbolo di quei viaggi che hanno unito il nord al sud dell’Italia.

Si parte dalla Puglia, dalla Sicilia, dalla Campania, ma anche il settentrione ha i suoi emigranti. Il Sud diventa il serbatoio di manodopera per il triangolo industriale. Gli effetti sono immediati: le campagne si spopolano e le città si riempiono con evidenti problemi di sovraffollamento e insufficienza dei servizi. Si parte con in tasca l’indirizzo di un compaesano che può ospitarti in attesa di trovare un lavoro. Si vive in pensioni, in locande, a volte in soffitte e l’integrazione non è facile. Spesso i “meridionali” sono guardati con diffidenza e ci vorrà del tempo perché l’integrazione avvenga.

Ernesto Olivero, intervistato da Michele Astori, ci aiuterà a capire l’impatto dei movimenti migratori sulle città e sulle vite degli italiani che hanno raggiungo il nord negli anni ‘60.

GIOVEDI’ 21/07/2022

Passato e Presente. Malaparte, un maledetto italiano

Nato a Prato nel 1898, Curzio Malaparte, vero nome Kurt Suckert, è una delle personalità più controverse e affascinanti del panorama letterario italiano del secolo scorso. Volontario nella grande guerra, fascista intransigente negli anni del delitto Matteotti, inviato al confino nel 1933, è autore dei due grandi libri: Kaputt e La pelle. Un personaggio analizzato da Paolo Mieli e dal professor Francesco Perfetti a “Passato e Presente”, in onda giovedì 21 luglio alle 13.15 su Rai 3 e alle 20.30 su Rai Storia.

Nel dopoguerra, Malaparte si avvicina a Palmiro Togliatti e, addirittura, secondo alcune ricostruzioni, si converte al cristianesimo in punto di morte. Paolo Mieli, insieme al professor Francesco Perfetti, ci aiuterà a comprendere uno scrittore che ancora appassiona e divide il pubblico italiano e internazionale

a.C.d.C.
Per la fede e per il trono - Gioco di dame e In nome di Dio

Nel Sedicesimo secolo, con l’espandersi della Riforma protestante i sovrani delle più potenti nazioni europee si scontrano nel nome di Dio. Complotti, tradimenti, gelosie e vendette travolgono le casate più influenti, in una spirale di odio e violenza che deflagra in una serie di guerre sanguinose, per la fede e, soprattutto, per il potere. Lo raccontano i due episodi di “Per la fede e per il trono”, in onda giovedì 21 luglio alle 21.10 su Rai Storia per il ciclo “a.C.d.C.”, con l’introduzione del professor Alessandro Barbero. Nel pieno del Rinascimento, la giovane regina di Scozia è costretta ad abbandonare la sua patria. Il re di Francia tiene l’Europa con il fiato sospeso e respinge gli inglesi dal suo regno. Nel frattempo, l’impero più grande d’occidente si va sgretolando. L’Europa sta per essere dilaniata da trent’anni di una guerra sanguinosa.

VENERDÌ 22/07/2022

Passato e Presente L’Italia dei consumi

A partire dalla seconda metà dell’Ottocento, i luoghi e i modi del consumo in Italia si trasformano completamente. Il primo segnale di cambiamento appare a Milano, a pochi anni dall’unità d’Italia, con la galleria Vittorio Emanuele II.

Della storia dei consumi in Italia - dalla piccola bottega su strada, al grande centro commerciale fuori città, fino all’e-commerce di oggi - Paolo Mieli discute con la professoressa Elena Papadia a “Passato e Presente”, in onda venerdì 22 luglio alle 13.15 su Rai 3 e alle 20.30 su Rai Storia.

Seguendo l’esempio dei passages parigini,la nuova galleria commerciale è un luogo di passeggio coperto, dove i clienti possono ammirare i prodotti esposti in eleganti vetrine. Dieci anni dopo, sempre a Milano, nascono i primi grandi magazzini italiani. Le merci sono ora alla diretta portata dei clienti, che possono guardarle, toccarle, sceglierle. All’inizio si tratta solo di confezioni di lusso, ma, nel 1928, arriva il grande magazzino a prezzo unico, su modello americano. E’ il punto di partenza di un cambiamento radicale, che si compie con il boom economico, quando, alla fine degli anni ’50, la grande distribuzione entra nel settore alimentare e anche in Italia aprono i primi supermercati.

I mondi di ieri
Inferno nei mari. Guerra fredda a Cuba

Ottobre 1962. Quattro sommergibili sovietici Progetto 641 che trasportano siluri nucleari, si avvicinano a gran velocità verso l’isola di Cuba, teatro in quel momento storico di una delle più gravi crisi della Guerra Fredda. Quando l’unità B-59 viene scoperta vicino alla linea di quarantena, la marina degli Stati Uniti sgancia "bombe di profondità da esercitazione" per costringerlo a emergere, rischiando di scatenare inconsapevolmente un incidente nucleare. Lo racconta l’ultimo appuntamento “Inferno nei mari”, in onda venerdì 22 luglio alle 22:10 su Rai Storia.

SABATO 23/07/22

Passato e presente. Nasser, l’ultimo faraone

Grande protagonista della storia egiziana contemporanea, Nasser è uno dei più prestigiosi leader arabi del XX secolo. Dopo aver partecipato al colpo di stato militare che abbattuto la monarchia di re Faruk e avviato l’Egitto sulla strada della modernizzazione, Nasser, diventato Presidente della Repubblica, si afferma sulla scena internazionale, segnata dalla Guerra Fredda, con un disegno politico autonomo. Sarà la professoressa Alessia Melcangi, insieme a Paolo Mieli, a ricostruire la vita dell’”ultimo faraone”, nell’appuntamento con Passato e presente in onda sabato 23 luglio alle ore 20:30 su Rai Storia. Primo passo di questo percorso è liberare il Paese dal pesante condizionamento esercitato dalla Gran Bretagna. Il 26 luglio 1956 Nasser annuncia la nazionalizzazione del Canale di Suez, portando il mondo a un passo da una nuova guerra globale. Ma i suoi progetti, in un’area delicata, sul piano geopolitico, come il Medio Oriente, rappresentano una missione troppo rischiosa, destinata ad infrangersi contro i timori dell’Occidente e, soprattutto, contro Israele, determinata a tutelare la propria sicurezza ad ogni costo.

Cinema Italia. Il padre di famiglia

Roma. Marco e Paola si incontrano nei primi anni del dopoguerra. Entrambi architetti urbanisti, si ritrovano nel sogno di una città da difendere, a cui dedicarsi anima e corpo. Dopo il matrimonio arrivano i figli, nonostante gli accordi fossero altri. Paola così deve rinunciare al lavoro, mentre Marco, sentendosi frustrato e poco al centro dell’attenzione, si lascia andare tra le braccia di un’altra donna. Solo dopo l’esaurimento nervoso della moglie, che la porterà a essere ricoverata in una casa di cura, Paolo comprenderà l’unicità di Paola, unico grande amore della sua vita. E’ il film di Nanni Loy “Il padre di famiglia”, in onda sabato 23 luglio alle ore 21.10 per il ciclo “Cinema Italia”. Nel cast,  Nino Manfredi, Ugo Tognazzi, Claudine Auger, Mario Carotenuto, Leslie Caron, Evi Maltagliati

Documentari d’autore. Guerra e pace

Un racconto che si dipana dal 1911, anno dell’invasione italiana in Libia, fino ai giorni nostri, con smartphone alla mano a fare da testimone alla realtà, e nello specifico alla guerra. Quella tra cinema e guerra è un’ultracentenaria relazione raccontata in “quattro tempi” (passato remoto, passato prossimo, presente e futuro), da “Guerra e pace”, in onda in prima visione sabato 23 luglio alle 22.55 su Rai Storia per il ciclo “Documentari d’autore”.

Il costante lavoro di ricerca e restauro di antiche pellicole di guerra dell’Istituto Luce di Roma, la quotidianità dell’Unità di Crisi del Ministero degli Esteri Italiano con i suoi monitor perennemente accesi sul mondo, la formazione di giovani militari che imparano a produrre immagini di guerra presso l’Ecpad (Archivio Militare e Agenzia delle Immagini del Ministero della Difesa Francese); la conservazione dei preziosi archivi della Croce Rossa Internazionale custoditi presso la Cineteca Svizzera di Losanna, costituiscono l’architrave di “Guerra e pace”, che si interroga, a beneficio delle future generazioni, sulle conseguenze della guerra, sul senso della storia e della conservazione della memoria.


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