Giovani voci al Circolo
di Roberta Pedrotti
Il mondo fervente dei Circoli lirici spesso occasioni piacevoli di incontri all'insegna della passione per la musica, e talvolta anche grate sorprese con nomi noti o emergenti. È il caso del concerto bolognese che ha visto esibirsi un significativo terzetto di giovani artisti. Diversi gli esiti, ma non privi di motivi d'interesse e di rivelazioni di talenti ormai maturi.
BOLOGNA, 17 novembre 2013 - È piacevol cosa visitare il Circolo lirico di Bologna, di tanto in tanto. Vi si respira un'aria forse d'altri tempi, forse fuori dal tempo, accogliente e familiare, anche goliardica, ma con garbo discreto. Si fa musica per il puro piacere di farla e d'incontrarsi nella passione comune, si discernono i meriti ma il clima è sempre rilassato e indulgente, aperto alle giovani voci. Certo, il repertorio d'elezione è quello più popolare, la sala mormora compiaciuta se intende l'attacco della "Donna è mobile" o dell'"Habanera", ma l'attenzione è sempre viva e curiosa anche per le proposte più ricercate. In uno dei concerti che animano le domeniche dei soci nell'Oratorio di San Rocco – per inciso, una delle migliori sale bolognesi per la musica vocale e da camera – lo scorso 17 novembre abbiamo ascoltato tre giovani, il tenore Marco Colombari, assai ardito nello spaziare dalla "Furtiva lagrima" a "Cielo e mar" ed "E lucevan le stelle", il mezzosoprano Alessandra Masini e il soprano Benedetta Bagnara, accompagnati al piano da Francesco Ricci, che si è anche prodotto come solista in una trascrizione da Romeo e Giulietta di Prokof'ev. La Masini appare subito dotata di buone qualità di mezzosoprano lirico che possono essere messe a frutto nel repertorio francese e belcantistico, su cui infatti verte il suo programma, comprendente il Cherubino di Mozart e il Romeo di Bellini come Carmen, Sapho di Gounod e la Neris della Medea di Cherubini. Le si consiglia però di raffinare il passaggio all'acuto e di perfezionare il sostegno del fiato, che, ancora imperfetti, la mettono in difficoltà in alcuni passi di “Non so più cosa son cosa faccio” e, soprattutto, di “La tremenda ultrice spada”, mentre l'esito più felice è quello di “Solo un pianto”. Di bella presenza, mostra una convinta immedesimazione nei parsonaggi e una buona comunicativa.
Notevole la prova della Bagnara fra la liederistica di Strauss (Cäcilie) e Wagner (Träume, dai Wesendonck-Lieder), l'opera francese (Le Cid di Massenet), italiana (Luisa Miller) e slava (Rusalka): il colore è personale, brunito e femminile, sempre omogeneo, l'emissione sicura e duttile. È un piacere ascoltare una voce che si espande, si piega e si sfuma in un fraseggio sensibile e mordente, sale all'acuto senza difficoltà, senza far percepire artifici; eventuali variazioni di colore o volume non sono mai rese necessarie per escamotage tecnici, ma liberamente ed esclusivamente funzionali all'espressione, alla lettura musicale. La figura slanciata ed elegante, la gestualità intensamente misurata completano il quadro di un'artista che nella sua maturazione già ci aveva colpiti assai positivamente, la scorsa primavera, come Senta al Teatro Comunale in una produzione Aslico dell'Olandese volante dedicata al pubblico infantile, ma ridotta solo nelle durate, non certo nell'impegno vocale e teatrale.
La serata al Circolo non si spegne con l'ultimo bis. Ci sono ancora chiacchiere, commenti, facezie da scambiare in quelle sale storiche, fra gli affreschi della scuola dei Carracci e le foto con dedica di generazioni di storici cantanti che qui si sono esibiti, o, meglio, che hanno condiviso una giornata con quest'antico, simpatico consesso vibrante di passione. Nella sera novembrina, precoce e già profumata di umidità invernale, si imbocca poi via del Pratello, soddisfatti, con un pizzico d'allegria che riscalda il cammino attraverso il centro.