L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Avventura, colori, umorismo: è il Corsaro!

di  Irina Sorokina

Il celebre balletto tratto dal poema di Lord Byron ottiene pieno successo nella versione di Eldar Aliev a Vladivostok.

Vladivostok, 14 settembre 2019 - La magia del balletto romantico è eterna. Nella memoria collettiva si associa con il fascino lunare ed irresistibile della ballerina avvolta nelle trasparenti gonne di mussola che sembrano nuvole, braccia fluttuanti protratte verso l’infinito, sguardo misterioso che attira e respinge nello stesso tempo. I capolavori romantici La Sylphide e soprattutto Giselle sono ancor’oggi tra i più rappresentati balletti del mondo.

Ma non solo le donne fantasma e gli uomini che le inseguono disperatamente sono i protagonisti del balletto romantico. In questo periodo storico godono di uguali diritti personaggi provenienti da paesi esotici, dalle passioni indomabili e dagli stili di vita decisamente diversi dai “normali”. Così Esmeralda, Catarina ovvero La figlia del bandito, Paquita. E così Le Corsaire, il balletto nato nel 1856 quando la tradizione romantica francese si era già avviata al declino e quest’arte effimera era destinata a rifiorire nella fredda Russia.

Il poema di Lord Byron, che racconta la tragica storia del corsaro spericolato e sofferente, aveva già servito il teatro musicale: si ricordano il balletto di Albert (Francois Decombé) su musica di Nicholas Bochsa nel 1837 e l’opera di Giuseppe Verdi nel 1845. Alla nascita del balletto finora rimasto in repertorio, benché modificato e arricchito, contribuì l’imperatrice di Francia, la bella Eugénie de Montijo, moglie di Napoleone III. Le Corsaire andò in scena il 23 gennaio 1856 all’Acadèmie Royale de Musique ovvero l’Opéra di Parigi. Per questa creazione furono chiamati i più famosi artisti dell’epoca: lo sceneggiatore Jules-Henri Vernoy de Saint-Georges, già uno degli autori di Giselle, Joseph Mazillier, il primo interprete del ruolo di James nella Sylphide e coreografo di Paquita, Adolphe Adam, autore della musica di Giselle. La parte della protagonista femminile andò alla famosa ballerina italiana Carolina Rosati che allora dominava l’Opéra e si considerava una Fanny Elssler della sua generazione per bellezza, tecnica brillante delle punte, temperamento forte e mimo impeccabile. È sempre importante ricordare che la parte del protagonista maschile, Conrad, che nelle produzioni moderne viene assegnata a dei primi ballerini dal fascino e virtuosismo indiscutibili, nell’originale fu interpretata da un mimo italiano, Domenico Segarelli: una cosa tipica di quell’epoca in cui all’artista di sesso maschile veniva concesso soltanto servire da supporto per la diva.

Il successo di Le Corsaire fu memorabile. Non soltanto l’affascinante partitura di Adam, la coreografia di Mazillier e la bravura della Rosati nel ruolo di Medora colpirono i cuori degli spettatori, ma soprattutto la scena del naufragio del terzo atto creata attraverso effetti teatrali pionieristici per l’epoca e addirittura immortalata da Gustave Dorè.

Nonostante il folgorante successo (soltanto nell’anno della prima Le Corsaire fu rappresentato quaranta tre volte) il balletto sarebbe caduto in dimenticanza com’era successo con tutti i capolavori romantici se non fosse stato per merito di un personaggio eccezionale come Marius Petipa a cui la maggior parte dei balletti del repertorio deve la sopravvivenza.

Una vita sorprendente aspettava Le Corsaire in Russia, sulle scene dei teatri imperiali e successivamente in Unione Sovietica. La lista delle celebrità che misero il loro zampino sul balletto nell’Ottocento furono “l’ultimo uomo a cui si perdonava d’essere ballerino” Jules Perrot e il creatore del balletto classico Marius Petipa che tornò al balletto più volte aggiungendo i pezzi di grande effetto, e nel Novecento Aleksandr Gorsky, per molti anni coreografo del Teatro Bol’šoj, Agrippina Vaganova che non necessita presentazioni, Vakhtang Čabukiani, celebre danzatore georgiano che colpiva per virilità e spirito eroico, Pyotr Gusev, grandissimo conoscitore del repertorio, Konstantin Sergeev e Jury Grigorovič, rispettivamente i leader dei Teatri Kirov e Bol’šoj.

Le Corsaire oggi è un “un balletto a strati”, frutto del talento e del lavoro dei molti personaggi che fecero la storia del balletto francese e russo, un meraviglioso esempio di un prodotto teatrale antico modificato nel corso della sua storia fino a diventare quasi irriconoscibile, ma sempre in grado di emozionare il pubblico. È approdato anche al Primorsky Stage del Teatro Mariinsky che si trova a Vladivostok, la fine del mondo, direbbero in tanti, e anche là è stato condannato ad un inevitabile successo.

Viene rappresentato nella versione di Eldar Aliev, dal 2016 direttore della compagnia di balletto dell’Opera di Vladivostok (chiamiamola così, nel modo abbreviato). Merita molte parole, Eldar Aliev, di nazionalità azera, formatosi presso l’Accademia Coreografica di Baku, ma con la carriera svolta al Teatro Kirov di Leningrado (a cui dopo la fine dell’Unione Sovietica fu restituito il nome storico del Mariinsky di San Pietroburgo). Noi ci limitiamo a poche parole; ricordiamo Aliev come un danzatore dalla spiccata personalità, capace di interpretare ruoli tanto diversi tra loro come Conrad (Le Corsaire), Solor (La Bayadère), Rothbart (Il lago dei cigni), Teriel (Il cavaliere nella pelle di tigre), Ferkhad (La leggenda dell’amore), anche se il viso non esattamente “da principe” non gli permise di esibirsi nei classici ruoli di repertorio. Non importa, si potrebbe dire: negli anni 1980 Aliev fu un danzatore molto in vista al Teatro Kirov e il suo salto incredibile, una rara virilità, le indiscusse capacità attoriali e le doti di partner attento e delicato gli valsero un posto d’onore nella storia del teatro leningradese. Terminò la carriera nel 1992, ma fu un altro inizio. Diventò direttore dell’Indianapolis Ballet Theatre, coreografo di successo, creatore delle proprie versioni dei titoli di grande repertorio, mise in scena circa trenta produzioni. Terminata l’avventura americana, diventò consulente, conferenziere, diresse altre compagnie. Nel 2016 approdò in qualità di direttore artistico a Vladivostok e il risultato si vede: la compagnia del Primorsky Stage del Teatro Mariinsky conta attualmente ottanta elementi di diverse nazionalità, provenienti dalla Russia, l’Italia, la Spagna e il Giappone, e il pubblico della magnifica, ma tanto lontana dai grandi centri russi ed europei, Regione del Litorale può assisteresenza fare un volo di durata minima di otto ore alle produzioni dei grandi titoli di repertorio. Le Corsaire è una di esse e rivela una faccia decisamente attraente.

Prende lo spunto dalla versione di Pyotr Gusev al Teatro Kirov, immortalata sul video, ma è parecchio più breve (dura due ore e un quarto), conserva tutti i grandi hit del “balletto a strati” che continuano ad attrarre il grande pubblico (Pas d’esclave, Jardin animé, Pas de trois des odalisques, For-ban, Pas de deux di Conrad e Medora) e rivoluziona la drammaturgia dell’antico balletto rendendola molto più dinamica, stringendo i tempi e ponendo un accento particolare sulla comicità. I suoi complici sono il noto scenografo Semyon Pastukh e la costumista Galina Solov’eva. Hanno compreso pienamente il concetto di Aliev che aveva pensato Le Corsaire in chiave favolistica dalle sfumature esotiche ed eroiche, adatta al pubblico di tutte le età. L’occhio ha gioisce alla vista della piazza di Adrianopoli nel primo atto dove si affacciavano le casette dai colori sgargianti sotto il cielo azzurrissimo e dove il corpo di ballo maschile, giovane e vigoroso, esprime la passione per la vita e avventura; nel secondo atto le tele astratte e trasparenti assomigliano un po’ a quelle tipiche dei concerti di gala sovietici e fanno da una cornice perfetta per il gioiello coreografico quale Le pas de trois des odalisques; il terzo atto nella grotta dei corsari rivela un ambiente fantastico e un po’ misterioso. Bellissimi e coloratissimi sono i costumi disegnati dalla Solov’eva che in parte richiamano i tutù fantasiosi della leggendaria produzione del Kirov del 1989, ma rivelano una fisionomia originale, puntando sui tessuti leggerissimi e gonne morbide; anche nel celebre Pas de deux di Conrad e Medora la prima ballerina veste un abito lungo e fluente, diverso dal solito tutù classico piatto.

La giovane compagnia di balletto del Primorsky stage del Teatro Mariinsky si è rivelata molto adatta alla visione di Aliev del titolo classico amatissimo; il corpo di ballo maschile si esibisce con gioia ed energia non comuni, mentre le ragazze danno il loro meglio nel Jardin animé, incantando il pubblico con la grazia e la sintonia perfetta del movimento.

Un cast di tutto rispetto nei numerosi ruoli principali: Anna Samostrelova, una vera garanzia per la resa tecnica del difficile ruolo della protagonista Medora, non tanto forte per quanto riguarda il carisma da prima ballerina, dimostra grazia estrema, punte forti, giri ottimi compresi i fouetté; Viktor Mulygin nel ruolo di Conrad, il Corsaro, sa trasmettere lo spirito eroico del personaggio e conquista il pubblico con le gambe forti e instancabili, la morbidezza di atterraggio e la bellezza delle pose finali, senza parlare della precisione musicale. Il loro Pas de deux è il momento più bello ed emozionante dello spettacolo e suscita delle vere ovazioni.

Nel secondo ruolo femminile, Caterina Floria, un ritratto di femminilità e vivacità, disegna una Gulnare giocherellona e abile seduttrice e dimostra una buona tecnica, con qualche leggera sbavatura. Il giovane ballerino giapponese Shizuru Kato, vincitore del Prix de Lausanne nel 2011, al debutto nella parte di Lankedem, invece, si rivela un vero “mostro” dal punto di vista tecnico, come spesso succede quando si tratta di danzatori asiatici e si sforza anche nel creare un personaggio dalle sfaccettature varie, cosa che gli fa un particolare onore, perché la parte attoriale è quasi sempre un punto di svantaggio degli artisti giapponesi e coreani. Per loro un gran successo meritato nel celebre Pas d’esclave.

Una lode particolare merita l’interpretazione del ruolo mimico dell’erotomane Seid Pascià da parte del formidabile artista Sergey Zolotaryov, che regala dei momenti di vero godimento e riscuote un fantastico successo personale.

Meritano elogi le interpreti delle tre odalische, Lilia Berezhnova, Saki Nisida, Madoka Yano e i solisti della focosa Mazurka dei corsari, For-ban, Carolin Machado e Denis Golov, entrambi debuttanti nelle parti.

Sul podio il giovane direttore d’orchestra Anton Torbeev, un vero stakanovista del teatro, sale sul podio quasi ogni giorno e affronta la partitura del Corsaire, pure essa “a strati” (musiche di Adam, Pugni, Drigo, principe Oldenburg etc.) con grinta, anche se qualche discordia tra i ballerini e professori d’orchestra è inevitabile.

Successo pieno, applausi calorosi e molti volti asiatici tra il pubblico.

Ricordate Eugénie de Montijo, l’imperatrice di Francia a cui tanto piacque la scena di naufragio, il più forte punto del primo Corsaire? L’arcipelago nelle immediate vicinanze di Vladivostok di cui fa parte la celebre isola russa una volta irraggiungibile perché dedita alle attività militari porta il nome dei questa nobildonna che nella vecchia Europa, insieme all’imperatrice Sissi, venne considerata la più bella. Furono scoperte dai marinai francesi e inglesi all’inizio degli anni 1850 e chiamate in onore dell’imperatrice francese. Forse, l’apparizione di Le Corsaire al Teatro dell’Opera di Vladivostok non è un caso.


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