Quarta e Tomellini illuminano il sagrato
di Alberto Spano
Il violinista Massimo Quarta, Premio Paganini 1991, in duo affiatato con la pianista Elisa Tomellini, inaugura il XV Festival Paganiniano di Carro, il borgo dove nacquero i nonni di Niccolò.
CARRO (SP), 16 luglio 2016 – Finito il programma ufficiale del concerto sul sagrato della chiesa, il violinista Massimo Quarta torna sul palco dopo la prima uscita e annuncia, con voce grave e ben timbrata: “Facciamo subito il bis, perché s'è fatto troppo freddo (applauso!): di William Kroll (e qui scandisce bene le parole) Banjo and Fiddle”. Al pianoforte c'è Elisa Tomellini che al suo cenno attacca il delizioso encore, tanto caro ai virtuosi del secolo scorso, in particolare Jasha Heifetz e Ruggero Ricci. Il brano di tre minuti scarsi è un piccolo gioiello di arguzia musicale, in pratica una caricatura colta, col gusto tipico del violinismo inizio secolo, dei tipici suonatori sempre in coppia di banjo e fiddle (banjo e violino) del folk americano. Par di vederli i due soggetti, coi loro jeans tutti bardati, il cappello ben piantato in testa e il sigaro o la pipa stretta in bocca, mentre si esibiscono con quelle nenie infinite del violino sull'accompagnamento pizzicato del banjo, nelle pubbliche piazze impolverate o nei saloon. Scelta più curiosa non si poteva dare: Quarta qui rivela uno humor sopraffino che non gli conoscevamo. Proprio quello che necessita per far subito piacere questo pezzo che sortisce stupore, sebbene non sia di difficoltà insormontabili, scritto nel 1945 dal bravo violinista-compositore americano William Kroll. Ci vuole sì buona tecnica, ma soprattutto una sorniona ironia. Due qualità che certamente non difettano al violinista di origine salentina, vincitore venticinque anni fa del Primo Premio Paganini di Genova. Lo ritroviamo ora, in duo con l'eccellente pianista genovese Elisa Tomellini, suonare in condizioni quasi impervie – freddo, vento, moscerini, abbaiamento di cani – sul sagrato della Chiesa a Carro, in provincia di La Spezia, per l'inaugurazione della XV edizione del “Festival Paganinano di Carro”. Cioè una benemerita rassegna estiva nata nella minuscola cittadina, così gravida di echi paganiniani. Di Carro erano infatti gli antenati (i nonni paterni), a Carro il giovanissimo Niccolò trascorse estati felici nella modesta casa nel cuore del paesino abbarbicato sulle verdissime colline dell'alta Val di Vara, a ridosso delle Cinque Terre. Ed è un festival estivo in piena regola, dove sono di casa i big mondiali dell'archetto, in particolare i vincitori del Premio Paganini. Quest'anno in programma ben quindici concerti dal 16 luglio al 14 agosto disseminati in nove località limitrofe (con tre anteprime a Genova e Lucca in maggio-giugno), mostre, conferenze e conversazioni, master class di violino e musica da camera alla Casa Paganini, il tutto a cura della Società dei Concerti di La Spezia, con la direzione artistica di Bruno Fiorentini.
Prima del bis maliardo, Massimo Quarta aveva deliziato il pubblico che gremiva il bellissimo sagrato con un denso programma che apriva con la Sonata n. 5 in fa maggiore op. 24 di Beethoven, detta “La Primavera”, in cui si è molto apprezzato il dialogo felice col maturo pianismo e la contagiosa musicalità di Elisa Tomellini. Proseguiva con i Palpiti op. 13 (Introduzione e Variazione su un tema di Rossini) di Niccolò Paganini: grande vibrato e virtuosismo accecante di Quarta, che nel finale – come si suol dire - inserisce la quarta. Infine la maestosa Sonata in la maggiore di César Franck, molto ben dominata, con magnifici slanci e magnifici rubati d'altri tempi. Quello di Quarta è un violinismo saggio e intelligente, che cerca il bel suono e la bella frase e quando il testo lo necessita, sa tuffarsi a pesce in una sana retorica tardo romantica.
Bis paganiniano obbligato in extremis (prima cioè del congelamento generale) col sempre gradito Cantabile in re maggiore, all'origine scritto per chitarra e violino o – perché no? - banjo and fiddle...
