L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Epifania musicale

di Luigi Raso

Forse eccentrica, la scelta della Terza sinfonia di Mahler per il cocnerto di Natale del Teatro di San Carlo si rivela vincente con un'esecuzione notevolissima

NAPOLI, 14 dicembre 2022 - È un’epifania musicale il concerto che il Teatro San Carlo dedica al Natale: la monumentale Sinfonia n. 3 in re minore in sei tempi per contralto, coro femminile, coro di bambini ed orchestra di Gustav Mahler (composta nel 1896 ed eseguita nel 1902) è una cosmogonia in musica, una mirabile e poderosa costruzione sinfonica, i cui nessi con la festività del Natale a prima vista appaiono sfuggire; ma, riflettendo, e con sforzo di immaginazione ardito, nel risveglio di Pan e della natura primaverile evocato nel rimo movimento (Kräftig. Entschieden/Con forza, Deciso) può scorgersi la stessa forza dell’irruzione di Cristo nella storia, essenza del Natale cristiano.

Non è certamente musica sacra la Sinfonia n. 3 di Mahler, ma trasuda di una religiosità, aconfessionale, aliena da certezze e dogmi, e di anelito alla trascendenza, come molta della musica del compositore boemo. Ma, tralasciando considerazioni e opinioni sulla portata e sull’attualità del messaggio della musica di Gustav Mahler, ciò che qui ci interessa è provare a descrivere il concerto di Natale al San Carlo: lapidariamente, uno dei migliori concerti natalizi degli ultimi anni; e il merito va attribuito e distribuito a tutti i numerosi artefici dell’esecuzione.

La duttilità e l’affidabilità dell’Orchestra del San Carlo, lo smalto del suono “italiano” di una compagine prevalentemente operistica, la cavata possente degli archi, la pulizia dell’articolazione delle frasi musicali (si pensi al lungo Langsam, Ruhevoll, Empfunden/Lento, Tranquillo, Sentito finale), la lucentezza degli ottoni, il nitore dei legni, la precisione delle percussioni - tanto impegnate quanto fondamentali in questa sinfonia per il continuo rimando ad echi di marce - sono una certezza da molto tempo; eppure, davanti a sinfonie, come questa Terza di Mahler, che impongono un organico orchestrale monumentale e un funzionamento degli ingranaggi preciso quanto quelli di un orologio svizzero, queste certezze si amplificano e stupiscono ancor di più.

Infatti, dal punto di vista prettamente tecnico l’organismo orchestrale pulsa e respira perfettamente, sin dal poderoso incipit affidato ai corni all’unisono: le singole sezioni sono compatte tra loro, il suono curato e intenso, ottime le prime parti; risulta subito chiaro il continuo contrasto tra atmosfere che si contrappongono nell’evolversi della Sinfonia: ora lugubri, ora stranianti nella rievocazione della musica Klezmer, linfa musicale della terra d’origine di Gustav Mahler e connaturata alla propria origine ebraica.

Lo scintillio improvviso dei richiami Klezmer e delle marcette, con il loro irrompere beffardo e tagliente, si stagliano nettamente dal suono turgido, possente: nel corso dell’esecuzione della Sinfonia, infatti, non viene mai meno il giusto rapporto tra i pesi sonori delle singole sezioni all’interno dell’organismo orchestrale, così come la cura delle dinamiche e il “culto” della ricerca del suono più connaturato alla descrizione degli episodi – spesso solo apparentemente sconnessi e in contrasto tra loro – sui quali la Sinfonia si regge.

È un’esecuzione che, forse, ricorda agli ascoltatori meno attenti l’importanza del ruolo giocato dalla famiglia delle percussioni: nella Terza di Mahler hanno una parte fondamentale e significativa nel dar vigore al risveglio panico della Natura che è alla base del “programma” (termine improprio per un demiurgo musicale qual è Gustav Mahler) della Sinfonia, ma, soprattutto, della rievocazione di quelle marce che sembrano provenire da un mondo perduto. E ai timpani è di fatto affidata la lunga chiosa finale .

In definitiva, una delle prove più convincenti per un’orchestra che ha abituato il suo pubblico a uno standard esecutivo molto elevato, per duttilità, compattezza, affiatamento, ampiezza della tavolozza delle dinamiche e dei colori orchestrali.

E poi c’è da lodare le prime parti, tutte puntuali e dal bel suono. Nominare tutte quelle coinvolte nell’eccellente riuscita dell’esecuzione significherebbe stilare uno sterile elenco di nomi e strumenti; ci soffermiamo però su due, alle quali la partitura di Mahler dà maggior spazio e complessità nella scrittura degli a solo: la prima, l’ottimo primo violino di spalla di Cecilia Laca, perfetta in tutti i molteplici interventi del violino così come nel “duetto” con il contralto nel Lied O Mennsch! gib acht; l’altra, Fabrizio Fabrizi, magnifica prima tromba dell’orchestra del San Carlo, stasera impegnato nel lungo, aereo e arcano a solo del Posthorn

Dalla compattezza della compagine orchestrale a quella del Coro, in questa Terza Sinfonia limitato al solo reparto femminile, il passo è breve: le corde vocali femminili, istruite da José Luis Basso, si dimostrano puntuali e tornite nel suono, accenti e varie nelle dinamiche, e, pur nell’esiguo ma significativo spazio che la partitura assegna loro, ben innestate nel “dialogo” con il Coro di Voci Bianche.

Ottimo anche queste ultime, affidato alle cure di Stefania Rinaldi: l’intervento del Coro dei bambini è uno squarcio di improvvisa luminosità e serenità dopo il tenebroso e notturno Lied O Mennsch! gib acht, molto ben cantato da Ekaterina Gubanova, voce dal timbro scuro, che ben si addice alla tinta e allo spirito del testo di Friedrich Nietzsche, così come alla musica gravida di mistero e aspettativa messianica di Gustav Mahler.

Last but not least, il responsabile musicale del concerto, il direttore Henrik Nánási.

Già in occasione del concerto diretto al San Carlo lo scorso gennaio (qui la recensione 68-concerti2022/12785-napoli-concerto-nanasi-20-01-2022) Nánási si era fatto apprezzare per la capacità di analisi, la cura dei particolari e per un’indomita energia propulsiva delle sue letture.

Qualità, queste, che riappaiono, pur nella diversità dei repertori affrontati nei due concerti diretti al San Carlo in questo 2022, nell’interpretazione della Terza di Mahler di stasera.

Se il primo movimento è poderoso non più del dovuto, i successivi movimenti - Tempo di minuetto: molto moderato e Comodo, Scherzando, Senza fretta - appaiono concertati con grazia e trasparenze quasi cameristiche: si nota, neppure tanto in filigrana, l’ordito del discorso; le famiglie sono isolate nelle specifiche sonorità e unite nel discorso complessivo: quello plasmato da Nánási è un ductus musicale raffinato, cesellato nelle dinamiche e nei colori, improntato a scelte di tempi sempre coerenti tra loro. Ma all’interno di questa visione lineare della Sinfonia non manca la giusta dose d’energia: è una forza onnipresente nell’arco dell’intera durata dell’esecuzione, mai ostentata.

Nánási è da apprezzare, poi, per il perfetto equilibrio formale che riesce ad assicurare a una Sinfonia che è racchiusa tra due giganteschi blocchi rappresentati dal movimento iniziale e finale: il concertatore è particolarmente bravo, dunque, nella scelta dei tempi, attento a non dilatare eccessivamente il poderoso Kräftig.Entschieden iniziale e il meraviglioso Langsam, Ruhevoll, Empfunden finale.

Nánási, in questo ultimo movimento, procede per sottrazione: la sua è una lettura pulita, priva di eccessivi rallentando, che rende fluido e agile l’intero sterminato movimento.

Il discorso musicale risulta così sfrondato da inutili compiacimenti sentimentalistici; è asciutto, teso, come la cifra interpretativa che sovrintende all’intera Sinfonia.

Quello del concerto di Natale è un pubblico eterogeneo: c’è chi, probabilmente inavvertitamente capitato all’esecuzione di una delle più lunghe sinfonie dell’intero repertorio, ciarla per l’intera durata dei primi due movimenti (chi scrive poi ha cambiato posto per non sentirli) con la giovane compagna/amante/boh (sono fatti loro!), chi (molti!) applaude alla fine di ogni movimento, chi (troppi!) fa partire gli applausi finali prima ancora che l’ultimo accordo si svanito nel nulla. Ma nel complesso, grande successo, salutato da lunghissimi applausi per orchestra, i due cori impegnati nella Sinfonia, i loro direttori, le prime parti dell’orchestra e il direttore Henrik Nánási.

Buon Natale!

   


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