L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Un’Elektra elettrizzante

 di Stefano Ceccarelli

L’Accademia Nazionale di Santa Cecilia apre la stagione sinfonica 2022/2023 con una sontuosa esecuzione dell’Elektra di Richard Strauss, sotto la bacchetta di un Antonio Pappano in forma smagliante.

ROMA, 22 ottobre 2022 – L’apertura della stagione sinfonica dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia è un successo assoluto: l’Elektra di Strauss, un’opera potente, sanguigna, magistralmente diretta dal maestro Antonio Pappano, riscuote un’ovazione sonora alla sua prima apparizione nel cartellone della più prestigiosa istituzione musicale romana. A rendere possibile questo successo è innanzitutto la splendida esecuzione orchestrale dei maestri dell’Accademia; il sodalizio e l’armonia assoluta che quest’orchestra ha con Pappano si mostrano in tutta la loro vividezza nell’esecuzione dell’affascinante ma insidiosa tessitura straussiana. La partitura dell’Elektra, infatti, coglie molte delle emozioni umane più potenti e le traduce in un discorso musicale limpido e vivido; ira, amore, dolore, gioia: la musica di Strauss è capace di passare da un’emozione all’altra, dando la lucida impressione di averla sempre colta e donata al pubblico nella sua essenza dirompente. Pappano dirige la partitura con mano sicura, sciolta, al solito cogliendo i momenti di più intima liricità e scatenando quelli più violenti ed energici; l’orchestra, appunto, lo segue, generando un suono magnifico.

L’ottimo cast vocale regala, in generale, un’eccellente performance. Sopra tutti si staglia l’Elektra di Aušrinė Stundytė, soprano lituano dalla voce algida, penetrante, piena, soprattutto negli acuti; una voce non solo tecnicamente ineccepibile nei passaggi e nell’emissione, ma anche espressiva, dote quanto mai necessaria per interpretare Elettra, carattere psicologicamente complesso che si barcamena fra il ricordo della dolce infanzia, il trauma dell’uccisione del padre Agamennone da parte della madre Clitemnestra e il degrado in cui è costretta a vivere – lei principessa – giacché non vuole piegarsi al corso degli eventi e alla nuova vita della madre con l’usurpatore Egisto. Alcuni momenti della sua interpretazione sono stati a dir poco memorabili; val la pena, almeno, di citarne un paio. Il primo è la grande scena ed aria «Allein! Weh, ganz allein», con cui Elettra si presenta al pubblico. La Stundytė trascolora da un canto quasi rabbioso ad accenti trasognati, quando ricorda la figura paterna barbaramente uccisa. Il secondo è la splendida scena con Oreste, che prelude al matricidio, dove la Stundytė trova soluzioni e passaggi sublimi nel momento in cui gioia e vergogna si coniugano a sciogliere le angosce della sua vita («Nein, du sollst mich nicht umarmen!»). Meritatissimi, dunque, i lunghi applausi al termine della recita. Elisabet Strid, che sfoggia una penetrante e piena voce squillante, è un’eccellente Crysothemis, capace di modulare paura, dolore e amore famigliare. Le sue doti emergono in passaggi di intenso canto, come quando anela a una maternità negata («Hab Mitleid mit dir selber und mit mir!»), con accenti palpabilmente carnali; o nel finale, in cui la sua voce si trasfigura mentre Elettra danza come una menade posseduta da Dioniso. La Klytämnestra di Petra Lang ha nella recitazione vocale il suo punto di forza, anche se l’emissione a tratti sembra un po’ arretrata e poco svettante; ciononostante, la Lang possiede il timbro perfetto per il ruolo e la sua Klytämnestra si merita gli applausi anche solo per l’intensità della recitazione (di gusto, a mio parere, comunque discutibile) – da citare è, almeno, l’arioso in cui descrive l’acuirsi delle sue crisi depressive, «Ja, du! Denn du bist klug». Vocalmente statuario l’Orest di Kostas Smoriginas, che scolpisce le frasi con linea di canto sicura, profonda, imperiosa, con emissione sonora e stentorea; il suo è un carattere perfettamente riuscito, che regala uno dei momenti più belli della serata, cioè la scena del riconoscimento, il duetto dei due fratelli assieme alla Stundytė. Neal Cooper canta un Aegisth splendido; i suoi acuti sono chiari e svettanti e la sua voce potente consente non solo di rendere perfettamente l’isterica paura del personaggio, ma soprattutto di incarnare come meglio non si potrebbe le sferzate vocali retrosceniche con cui Strauss ne evoca la morte. Eccellenti anche i comprimari, in particolar modo le ancelle, che regalano passaggi indimenticabili: Ariana Lucas (Prima ancella), Anne Schuldt (Seconda ancella), Monika-Evelin Liiv (Terza ancella), Katrin Adel (Quarta ancella), Alexandra Lowe (Quinta ancella), Nicolò Donini (Precettore di Oreste), Leonardo Cortellazzi (Giovane servo), Andrea D’Amelio (Vecchio servo), Maura Menghini (Sorvegliante), Marta Vulpi (Sorvegliante), Bruna Tredicine (Ancella dello strascico).

Il lungo applauso finale, l’autentica standing ovation che il pubblico tributa al maestro Pappano, ai cantanti ed alle maestranze (orchestra e coro), testimonia da sola del successo di questa produzione, che inaugura nel migliore dei modi possibili una stagione che – si spera – sarà altrettanto elettrizzante.


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