L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Il boemo in Italia

di Roberta Pedrotti

La stagione lirica del Comunale di Bologna ha la sua anteprima con Mirandolina di Bohuslav Martinů affidata alla direttrice musicale Oksana Lyniv con la mise en éspace di Gianmaria Aliverta. Nel cast spiccano, con la protagonista Olga Dyadiv, Omar Montanari, Simone Alberghini e Leonardo Cortellazzi.

BOLOGNA, 14 gennaio 2023 - Per essere un'opera rara, estranea al repertorio corrente, di un compositore non proprio familiare ai nostri cartelloni, Mirandolina di Bohuslav Martinů (1890-1959) ha goduto di una certa fortuna italiana nel XXI secolo: nel 2003 a Lugo di Romagna (coproduzione con Wexford, dove sul podio salì Riccardo Frizza), direttore Polastri e regista Curran; nel 2016 alla Fenice di Venezia, direttore Axelrod e regista Aliverta; oggi, anteprima di stagione 2023 per il Comunale di Bologna, direttrice Lyniv e regista ancora Aliverta. Non si tratta di una vera e propria ripresa, però, anche se l'idea di base può essere la stessa, giacché oggi ci si trova di fronte alla necessità di una nuova produzione che sia una mise en éspace semiscenica sul palco dell'Auditorium Manzoni condiviso fra cantanti e orchestra. Il Comunale è chiuso per lavori e la stagione lirica si trasferisce in zona Fiera, ma per l'anteprima si resta in centro, come lo scorso anno, quando si propose in concerto il primo atto di Die Walküre (leggi la recensione). Oggi si evita la pura e semplice forma oratoriale, ed è una gran fortuna ché una commedia basata letteralmente sulla Locandiera goldoniana patirebbe anzichenò con i cantanti bloccati dietro ai leggii. Aliverta, allora, fa quel che può e lo fa bene; si sa, è proprio facendo di necessità virtù con mezzi minimi che si è fatto notare. Basta poco e non solo perché deve bastare, ma perché davvero si può ottenere molto con qualche luce colorata, due sdraio, due appendiabiti, l'asse da stiro, una vasca da bagno, costumi scelti per accompagnare un'efficace caratterizzazione dei personaggi, un buon gioco attoriale. D'altra parte il primo comandamento del regista, seguito da Aliverta, è far recitare bene, conditio sine qua non per realizzare qualunque idea, buona o discutibile che sia. E quando scoppia qualche risata in sala, abbiamo la conferma che lo spettacolo ha colpito nel segno. Anche perché, a dire il vero, può non essere facilissimo ridere e divertirsi con Mirandolina, specie per un pubblico madrelingua italiano.

Musicista di vaglia che coniuga il linguaggio slavo delle sue origini con la fascinazione per le atmosfere mediterranee già sperimentata da tanti prima di lui (e il Saltarello di quest'opera guarda a Mendelssohn), Martinů nei suoi ultimi anni di vita si dedica alla composizione di Mirandolina direttamente dal testo di Goldoni, confidando nell'italiano appreso nei suoi soggiorni nella penisola. Un risultato straordinario, se si pensa all'impresa del boemo alle prese con la nostra lingua, un po' meno se si bada al puro risultato, che sconta una familiarità imperfetta con l'accentuazione e la prosodia italiane, così diverse dal suo idioma natale (a proposito, guai a scambiare il segno sulla u finale del cognome per un accento tonico e pronunciare Martinù: la tonica è sulla prima sillaba). Paradossalmente, il primo cast ceco (17 maggio 1959) si sarà potuto trovare più a proprio agio di una compagnia come questa bolognese, quasi tutta madrelingua e quindi impegnata spesso in accenti e scansioni diversi da quelli istintivi, alla ricerca dello spirito della commedia, di leggerezza, malizia e sottintesi. Questi, a dispetto degli ammiccamenti sparsi da Aliverta (all'inevitabile gioco sul Cavaliere nemico delle donne si aggiunge la palese relazione fra Ortensia e Dejanira), faticano un po' a farsi avanti nella concertazione di Oksana Lyniv, che deve fare i conti anche con un equilibrio acustico non proprio facile. L'orchestra suona bene, molto bene, la precisione nella resa di una partitura assai complessa è davvero ammirevole da parte di tutti; tuttavia il peso strumentale sembra spesso prevaricante e poco incline al sorriso, tant'è che i momenti migliori risultano senz'altro gli intermezzi con i loro colori spesso ombrosi e, in generale, l'ultimo atto, quando con lo scioglimento dell'intreccio e l'esplodere della passione del Cavaliere i toni si fanno un po' più accesi.

Il cast, ad ogni modo, merita un plauso collettivo e incondizionato. L'ucraina Olga Dyadiv ha ottima pronuncia, con giusto una punta esotica nei parlati, figura adeguata, voce sottile e precisa in una parte assai complessa per articolazione, nello stile recitativo ceco derivato da Janáček ma con testo italiano, oltre che poco spazio per lo sfogo cantabile o virtuosistico. Simone Alberghini, marchese di Forlimpopoli, ricorda Alberto Sordi per la capacità di caratterizzare con gesti e voce, nel comico e nel drammatico, creando maschere e non macchiette; nondimeno Omar Montanari delinea il tipo ruvido e incline all'eccesso del Cavaliere di Ripafratta senza che il personaggio gli sfugga di mano con inutili sottolineature o perdendo il controllo dell'emissione. Completa il terzetto degli ospiti maschi un Andrea Schifaudo adeguatamente tamarro come Conte d'Albafiorita, mentre la coppia (di fatto) delle comiche Ortensia e Dajanira è ben resa da Giulia Dalla Peruta e Aloisia Aisemberg, rispettivamente graziosa bambolina e “butch” mascolina. Leonardo Cortellazzi conferma tutta la sua classe tenorile nei panni di Fabrizio, cantato benissimo e con un pizzico di franco sussiego che ben si confà all'innamorato di Mirandolina. Haruo Kawakami veste simpaticamente i panni del servitore del cavaliere, mentre Alessandro Pasini (anche assistente alla regia) e Filippo Gonnella sono due baldi servi di scena e clienti della locanda.

Il pubblico è numeroso: c'è chi apprezza questa versione musicale di Goldoni e c'è chi rimane un po' più freddo, i commenti coprono un ampio spettro che non si sofferma sulla foggia dei costumi o sulla durata degli acuti, ma si focalizza sull'opera, sul trattamento del testo, sulla resa della musica nel rapporto fra voci, orchestra e azione. Il bilancio finale degli applausi è positivo: bene così. Ora appuntamento in zona fiera per Der fliegende Holländer, apertura ufficiale della stagione lirica.


 

 

 
 
 

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