L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Verso la primavera

di Roberta Pedrotti

Oksana Lyniv debutta come direttrice musicale del Teatro Comunale di Bologna con un'anteprima della stagione lirica nel segno di Strauss e Wagner. Al poema sinfonico Tod und Verklärung segue il primo atto di Die Walküre con un cast eccellente: Strid, Skelton e Zeppenfeld.

BOLOGNA, 15 gennaio 2022 - Un concerto in streaming, uno alla riapertura dei teatri lo scorso maggio [Bologna, concerto Lyniv, 29/05/2021], finalmente il debutto ufficiale in carica, nuova direttrice musicale del Comunale di Bologna. Dopo qualche anno di interregno, Oksana Lyniv succede a Michele Mariotti e promette di proseguire la fortunata serie di bacchette illustri transitate all'ombra delle due torri. Prima di Mariotti – fra direttori musicali e ospiti principali – Gatti, Jurowski, Chailly, un imberbe Thielemann, via via fino a Delman e Celibidache. Lyniv arriva, peraltro, portando già appuntate al petto le medaglie della collaborazione con Kirill Petrenko, delle concertazioni a Monaco di Baviera e a Londra, del debutto a Bayreuth. Il suo repertorio d'elezione, infatti, è quello tedesco e tardo ottocentesco anche italiano (al Covent Garden ha di recente diretto Tosca, al Comunale affronterà presto Andrea Chénier): un repertorio che fa parte della storia del teatro bolognese, prima piazza wagneriana nella Penisola, ma che pur ricorrendo non è stato negli ultimi anni il cavallo di battaglia dei complessi, più indirizzati al belcanto e all'opera madrelingua. Sarà dunque interessante seguire il percorso felsineo di Lyniv, già ben impaginato con questo concerto-biglietto da visita.

Ufficialmente si tratta di un'anteprima della stagione lirica, Die Walküre dà il titolo alla serata ma se ne esegue, in forma oratoriale, solo la prima parte, preceduta dal poema sinfonico Tod und Verklärung di Richard Strauss, di marcata ispirazione wagneriana.

Certo, resta un po' l'amaro in bocca nel concludere la serata senza Cavalcata delle Valkirie o Incantesimo del fuoco, ma – senza pensare alle conseguenze negli atti successivi – prendiamo l'abbraccio di Siegmund e Sieglinde come un epilogo di buon auspicio per il prosieguo della stagione.

Strauss, a mo' di ouverture, conferma il braccio sicuro e autorevole della direttrice ucraina, ma è poi in Wagner che la sua personalità si fa soprattutto valere. Il preludio è subito secco, nervoso, potente, dà la misura di una visione teatrale, serrata, non asservita a una meccanica del Leitmotiv, bensì protesa a un dramma in cui la dialettica tematica sia logica componente, naturale espressione e non fine preordinato. Così, grazie anche ai piccoli gesti e movimenti che fanno talora scivolare piacevolmente il concerto nella forma semiscenica, prevale il bel lavoro sui personaggi in sintonia con il cast, davvero eccellente.

Georg Zeppenfeld è un Hunding sinistro e minaccioso nella sua dignità. Gli basta uno sguardo in tralice, una parola sibilata con intenzione per dire tutto del personaggio senza una sottolineatura di troppo, senza una caduta di stile: nel suo timbro atro può giocare di sottrazione e raccontare come lo sposo di Sieglinde sia un condottiero autorevole e spietato, non un guerriero brutale.

Lei, Sieglinde, ha la voce morbida e luminosa, la mimica fresca e accattivante di Elisabet Strid, che ci ammanisce il fascino delicato della fanciulla prigioniera, costretta a un'unione indesiderata, in attesa di un eroe salvatore. Tuttavia, la Sieglinde di Strid non è solo questo: i suoi occhi splendono come quelli di un drago, lo nota Hunding, lo notiamo noi, in quella forza d'animo, in quella saggezza che ne fanno fulcro del dramma e, all'agnizione, la guida ispiratrice della forza disorientata del fratello e amante. Quest'ultimo è Stuart Skelton, un Siegmund d'altissimo profilo, sia per l'autorevolezza del fraseggio e per la forza di un accento ben ponderato, sia per la potenza di un canto vigoroso, virile e generoso. Purtroppo è proprio questa generosità a tradirlo: dopo aver affrontato spavaldo e indenne le corone di “Wälse”, cede alla fine sul "Wälsungenblut". Il pubblico, giustamente, non se ne adonta: anzi, quando l'impegno improbo dell'heldentenor tanto ha offerto, senza mancare nemmeno l'appuntamento poetico dell'inno primaverile, anche l'aver rischiato dando tutto fino all'ultimo può essere un valore aggiunto. Il teatro non è perfezione astratta, è vita.

Lunghi applausi salutano la recita: buona la (ante)prima. Ora attendiamo con curiosa fiducia le prossime tappe.


 

 

 
 
 

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