L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Raddoppi d'autore e mosaici veneziani

di Alberto Ponti

Un autentico successo arride al primo concerto di Rai Nuova Musica 2024 grazie a tre brani di estremo interesse, tutti in prima esecuzione Rai a Torino, affrontati da Anna Tifu e Marco Angius, una coppia di interpreti dal solido background e dall'eccellente intesa.

TORINO, 4 aprile 2024 - Dall'incontro tra Marco Angius, direttore specialista del repertorio contemporaneo, e Anna Tifu, violinista tanto versatile quanto talentuosa non possono che sprizzare scintille in un programma, per il primo appuntamento di Rai Nuova Musica 2024, che ruota intorno Il Vitalino Raddoppiato di Hans Werner Henze (1926-2012). Concepita nel 1977 come estesa ricreazione della settecentesca Ciaccona attribuita a Tomaso Antonio Vitali (detto 'Vitalino' in quanto figlio d'arte del compositore Giovanni Battista), la partitura si articola in una serie di variazioni sul medesimo basso ostinato interpolate tra quelle originarie senza che si avvertano segni di rottura tra lo stile barocco di partenza e la sensibilità novecentesca di Henze, riflesse a vicenda in un affascinante gioco di specchi. Il solista, affiancato da una piccola orchestra d'archi e da una manciata di fiati, è chiamato ad una sequenza di evoluzioni in cui la logicità matematica del discorso sconfina spesso nel virtuosismo della più bell'acqua. Henze alterna con discrezione una scrittura nutrita di suggestioni classiche con armonie e ritmi di sapore contemporaneo. Il risultato è un percorso ingegnoso e imprevedibile, ora disteso in ampie oasi meditative, ora serrato e incalzante con gli strumenti sfruttati al limite delle possibilità espressive, dove il moderno appare diretto discendente dall'antico, e l'antico assurge a molecola originaria di infinite dissociazioni. Dobbiamo ad Anna Tifu una lettura di elevata tensione emozionale. Il suo Guadagnini del 1783 risuona tra la platea dell'auditorium Toscanini con magnifico nitore. Chiarezza di articolazione, bellezza e calore nel timbro, padronanza tecnica assoluta sono le caratteristiche evidenti della violinista italo-romena che non cede di un millimetro di fronte alle difficoltà multiformi di una pagina, con la sua mezz'ora abbondante di durata, paragonabile per impegno a un concerto solistico di dimensioni importanti.

Dal proprio canto canto, la direzione di Angius valorizza la raffinata maestria di Henze nell'imbastire un labirinto armonico di grande complessità, sfruttando al meglio le possibilità offerte da un'orchestra da camera che non fa rimpiangere ensemble più corposi, con il legni e l'arpa che dialogano a tu per tu con il violino con effetto originale destinato a rimanere impresso nella memoria.

Anche gli altri due titoli della serata sono all'insegna di un omaggio ad autori del passato da parte di compositori del tempo presente con la città di Venezia come punto focale: il compianto Giuseppe Sinopoli con la prima raccolta Pour un livre à Venise (1975), basata su una trascrizione memore della schoenberghiana klangfarbenmelodie di tre lavori di Costanzo Porta, attivo a Padova negli ultimi anni del Cinquecento, e la versione orchestrale (1998) di Claudio Ambrosini, nato nel capoluogo lagunare nel 1948, di Canzone XIII, Canzone I e Sonata XIX del geniale Giovanni Gabrieli (1557-1612), organista in San Marco per quasi trent'anni.

Sia nell'introverso e intellettuale procedere di Sinopoli, intrigante trobar clus intriso di commozione contenuta, sia nella mediterranea solarità di Ambrosini, in un tripudio festoso di ottoni e percussioni che paiono evocare i mosaici della massima Basilica veneziana, la bacchetta di Angius, grazie a un OSN Rai apparsa coesa, concentrata e ispirata nonostante i continui cambiamenti di organico richiesti dal programma, distilla un puro incanto di suoni in grado di conquistare un pubblico di appassionati che va crescendo di anno in anno e lascia ben sperare per i prossimi concerti della rassegna dedicata alle musiche degli ultimi decenni. Se proposte con coraggio e competenza, non mancano di suscitare, come avvenuto sotto la Mole, il successo che meritano ribadendo lo status di colonna sonora della nostra epoca.


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