L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

otello bignami liutaio

Ascesa e crepuscolo dei liutai sotto le Due Torri

 AAVV

Il mondo musicale di Bologna nei primi anni dell’Ottocento, è un mondo ricco, fatto di botteghe di liutai, grandi musicisti, teatri per l’opera, Accademie, salotti nobiliari, gazzette per presentare e recensire gli avvenimenti musicali; nel XIX secolo la città si fregia anche di un Liceo Musicale (uno dei primi in Italia non dipendente da un’istituzione reli­giosa, fondato nel 1806 per formare i futuri esecutori con insegnanti di altissimo livello). In questo mondo così culturalmente ricco riserviamo una particolare attenzione proprio agli artigiani costruttori di strumenti ad arco e a pizzico.

Le puntate precedenti:

Bologna in musica nei 900 anni del Comune: il Medioevo

Bologna in musica nei 900 anni del Comune: dal 1450 al 1700

Bologna in musica nei 900 anni del Comune: il XVIII secolo

La liuteria a Bologna

Fin dagli ultimi anni del XV secolo l’attività liutaria fiorì a Bologna grazie all'impulso di artigiani tedeschi altamente specializzati stabilitisi in città alla fine del XV secolo. La zona dell'attuale Piazza Maggiore divenne il centro di quest'attività, che, se non raggiunse la fama e il rilievo di città come Cremona e Brescia (dove si svilupparono in particolare gli strumenti ad arco), diede vita a un mercato rigoglioso, soprattutto per quanto concerne liuti e strumenti a pizzico. Si ricorda in particolare la figura di Alessandro Piccinini (Bologna 1566-1638), compositore e inventore sia della tiorba (o chitarrone) sia del'arciliuto. Il Museo della Musica cittadino conserva preziosi reperti relativi proprio allo sviluppo della liuteria, di tiorbe, liuti e chitarre in ambiente petroniano.

La vivace vita musicale cittadina stimolò una notevole produzione di strumenti adatti sia ad occasioni pubbliche, sacre e profane, sia private, ma è facile supporre che l'artigianato bolognese si rivolgesse anche al mercato estero.

Durante l'occupazione napoleonica, tuttavia, si verificò un periodo di crisi economica che colpì duramente l'attività dei liutai, il cui numero era calato sensibilmente al principio del XIX secolo.

Si ricordano tuttavia, negli ultimi anni del '700, nomi di spicco come quelli di Giovanni Antonio Marchi, autore del Manoscritto liutario (1786), Floriano Bosi, specializzato in stru­menti a pizzico, Filippo Guarmandi, “violi­naro”.

A sbloccare questa situazione di decadenza e dare il via a una nuova fase della liuteria bolognese fu l'opera di Raffaele Fiorini sollecitata dall'attività del Liceo Musicale. Nel XIX secolo, infatti, il futuro Conservatorio G.B. Martini si affermò come sede di un'importante scuola violinistica grazie all’insegnamento di Felice Alessan­dro Radicati, allievo a Torino del Pugnani. Rinomato didatta, Radicati fu maestro di Giuseppe Manetti, il quale in­segnò al Liceo dal 1839 al 1858 e fu a sua volta docente di Carlo Ve­rardi. Questi si attivò in prima persona per individuare un artigiano ch venisse incontro alla domanda dei numerosi studenti di violino e strumenti ad arco, sia per quanto riguarda la produzione, sia per la manutenzione. Chiamò così in città l’artigiano Raffaele Fiorini, che dal 1868 costituì con la sua bottega un impor­tante punto di riferi­mento e si affermò come capo­scuola della liuteria bolo­gnese.

Raffaele Fiorini, figlio di Petronio Fiorini e di Orsola Dozza, nacque nel 1828 a Musiano di Pian di Macina di Pianoro (Bologna) e tra­scorse la prima giovinezza a Bazzano, al Mulino della Sega. Sembra che i primi rudi­menti di liuteria gli siano stati impartiti dai fratelli Tadolini, uno dei quali aveva costruito strumenti a Modena. Aveva quarant'anni quando accettò la proposta di Verardi e si trasferì a Bologna con la famiglia, avviando la sua attività presso Palazzo Pepoli, non distante dal Liceo Musicale.

Fiorini in breve si guadagnò una meritata stima anche per l'onestà e il buon carattere, formando nella sua bottega talentuosi apprendisti, fra cui il suo stesso figlio Giuseppe. Produttore di violini, violoncelli e di alcun contrabbassi, Fiorini fu un innovatore apprezzato a livello internazionale e premiato, tra l'altro, con la medaglia d’argento con plauso all’esposizione interna­zionale di musica di Arezzo del 1882 e la me­daglia d’argento all’esposizione di Torino del 1884. Morì a Bologna nell’ottobre del 1898.

Giuseppe Fiorini (1861-1934) spicca fra gli allievi di Raffaele per la straordinaria precocità del suo talento e per l'affermazione internazionale: trasferitosi a Monaco di Baviera fu tra i fondatori e presidentedella Società dei liutai tedeschi. Augusto Pollastri (1877-1927), bolognese, anch’egli figlio di un mugnaio, seppe seguire al meglio la lezione del maestro, diventando uno dei più apprezzati liutai della città. I fratelli Cesare (1869-1947) e Oreste Candi (1865-1938) ottennero successo a Genova come costruttori di mandolini, chitarre e violini. Armando Monterumici (1875-1936), personalità schiva e taciturna, occupò una posizione di rilievo nella bottega di Fiorini e fu molto elogiato per perizia e pazienza, meritando nel 1916 la me­daglia d’oro all’esposizione di Parigi. Carlo Carletti (1873-1941) dal primo interesse verso l'antiquariato si rivolse alla costruzione di strumenti sotto la guida prima di Fiorini stesso, poi di Polastri, per poi aprire una sua bot­tega a Pieve di Cento.

Questi primi allievi diretti, a loro volta, formarono una seconda generazione: Augusto Pollastri istruirà il fratello Gae­tano (1886-1960), violinista di professione e ottimo liutaio, che rileverà la ditta alla morte del fratello, restauratore rinomato e creatore di strumenti di pregio, come un violino donato personal­mente a Papa Pio XI. Anche Otello Bignami (1914-1989) fu allievo di Augusto Pollastri e si affermò come una delle figure più importanti della storia dell'arte liutaria, in particolare per quanto concerne le vernici; fu premiato, tra l'altro, alla Mostra Inter­nazionale di Cremona (1949) e al Concorso Nazionale di Liuteria dell'Accademia di Santa Cecilia di Roma (1957). Ansaldo Poggi (1893-1984) fu fedele discepolo di Giuseppe Fiorini, emancipandosi poi con un proprio stile che, con l'antica scuola, lo ha reso uno dei più apprezzati liutai del XX secolo.

Molti ancora, tra dilettanti e arti­giani di minore fama o qualità, arricchivano il panorama della liuteria bolognese. Tuttavia gli eventi e le trasformazioni sociali, culturali ed economiche del Novecento ridussero di molto il mercato e lo spazio di questo artigianato: le due Guerre Mondiali, le innovazioni tecnologiche che videro diffondersi la musica riprodotta a discapito delle esecuzioni dal vivo concorsero alla contrazione della domanda di strumenti in città. Già dal primo dopoguerra la programmazione musicale dei teatri del Corso, Brunetti e Contavalli andava scemando, così come quella della cappella di S. Petronio e della Società del Quartetto, che per lo più scritturava artisti in tournée. Il Liceo Musicale, ora Conservatorio, rimarrà il fulcro e il punto di riferimento della liuteria cittadina, che vanta ancora più d'una storica bottega attiva nel centro.


 

 

 
 
 

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