L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Un messaggio di bellezza e speranza

di Roberta Pedrotti

Alle ore 12:30 del giorno di Pasqua, Francesco Meli, Matteo Lippi, Iván Ayón Rivas, Serena Gamberoni e Elena Belfiore, accompagnati al pianoforte da Maria Letizia Poltini, si esibiranno in un concerto straordinario nella Cattedrale di Genova. Un concerto senza pubblico, nel rispetto di tutte le norme sanitarie di sicurezza, e trasmesso in streaming sui canali web e social della Regione Liguria, della Diocesi e del Teatro Carlo Felice, quindi, alle 18:00, in differita su Sky Classica HD.

Abbiamo chiesto a Serena Gamberoni e Francesco Meli, che stanno vivendo la quarantena a Genova con i figli, di parlarci di questa iniziativa e di questo momento di emergenza dal loro punto di vista di artisti e genitori.

Francesco, Serena, come state vivendo questa quarantena da artisti, ma anche come famiglia?

La nostra quarantena, vista dal punto di vista della nostra famiglia, ha sicuramente un valore aggiunto, tutto questo tempo assieme in casa ci dà la possibilità di fare un sacco di cose, anche piccole, insegnare ai bambini a prendersi cura dei propri spazi, a cucinare, riordinare con calma tanti programmi di sala tolti in fretta dalle valigie e appoggiati su qualche mobile in attesa di essere riposti, leggere assieme, ascoltare musica, suonare e guardare tutte le sere un film diverso, magari rivedendo quelli a cui siamo particolarmente legati, trasmettere le nostre passioni ai nostri bambini. Di solito non c’è mai tempo per queste cose, ora anche l’addormentarsi tutte le sere assieme diventa un momento prezioso. La quarantena da artisti è un po’ più dura. Ci sembra che sia passata una vita da quando cantavamo sui palcoscenici, a volte cantare un’aria a cui si è particolarmente legati mette tristezza, pensi al futuro incerto e a come e quando torneremo in teatro.

Qual è il significato di questo concerto in Cattedrale? Come si è sviluppato il progetto?

È un progetto che è partito dall’assessore regionale alla cultura Ilaria Cavo, ci ha contattati direttamente e ci ha chiesto cosa ne pensavamo. Le poche volte che abbiamo pubblicato qualcosa sui social ci hanno colpito molto i commenti delle persone che ci ringraziavano di avere donato un attimo di serenità, un sorriso, una lacrima, un momento diverso, abbiamo pensato che in questo momento possiamo aiutare così, portando la nostra arte nelle case dei genovesi e degli italiani, preghiamo alla nostra maniera, con la musica sacra, portando un po’ di bellezza e di spiritualità a chi ci ascolterà.

Ci spiegate quali saranno le misure di sicurezza, come siete organizzati per potervi esibire?

Ovviamente manterremo le distanze di sicurezza imposte dal decreto, anche se sarà molto strano non poter abbracciare gli amici con cui ci troveremo a fare il concerto, sarà difficile non avvicinarsi alla collega per sentire bene come fa un fiato o finire una cadenza, ma il sacrificio fatto fino ad ora da tutti deve proseguire anche in questa occasione. Proprio per questo non abbiamo scelto brani con più di due interpreti, per non venire meno alle disposizioni.

Quanto pesa l'impossibilità del contatto, della libera interazione fisica con i colleghi musicisti e l'assenza del pubblico?

Fra di noi l’impossibilità del contatto ovviamente non esiste, vivendo assieme il problema non si pone, per l’interazione fra i colleghi essendo tutti professionisti faremo del nostro meglio per sopperire alle difficoltà con la nostra professionalità e il nostro cuore. Forse la cosa che inciderà di più a livello emotivo sarà l’assenza del pubblico, non tanto per l’autocelebrazione finale degli applausi ma proprio perché l’assenza, il vuoto di un luogo solitamente pieno peserà e farà sembrare tutto ancora più surreale. Sarà strano camminare e arrivare in cattedrale per strade solitamente affollate e insolitamente vuote, peserà sul nostro stato emotivo in un giorno di festa per tutti.

Questo periodo di isolamento ha moltiplicato le iniziative di streaming. Cosa ne pensate? Per il futuro, come vedete la bilancia fra la possibilità di far arrivare la musica con la potenza di questi mezzi e l'unicità dell'esperienza dal vivo? Cosa resta irrinunciabile e insostituibile per voi, cosa manca di più e dovremo ritrovare?

Ben vengano tutte le iniziative che tengono viva la nostra arte, anche noi collaboriamo con la conduzione dello streaming del Carlo Felice, in questo momento sono tutte utili anche se l’opera deve essere ascoltata dal vivo, i microfoni sono spesso dei pessimi giudici per delle voci improntate sulla ricchezza di armonici. Pensiamo che ci devono essere entrambe le possibilità, anche se in questo momento e a breve termine sarà comunque impossibile tornare a teatro, lo streaming deve essere un mezzo che potenzia la bellezza di quello che facciamo, non la base per farla. Resta irrinunciabile il profumo delle tavole di legno, l’emozione in camerino e l’apertura del sipario, vedere le persone che sono lì con te e percepirne l’energia, accoglierla per utilizzarla e rendere una serata indimenticabile. 

L'annuncio della chiusura dei teatri è arrivato mentre eravate a Milano, con Francesco impegnato nel Trovatore alla Scala: come avete vissuto quel momento?

Francesco era al trucco e si è visto arrivare il direttore artistico che annunciava la chiusura del teatro e la cancellazione della recita… Sembrava irreale… All’inizio abbiamo pensato a una chiusura di 15 giorni, invece da lì a poco ci è crollata addosso la verità con tutte le preoccupazioni del caso. Sono stati giorni tristi, poi però bisogna reagire e in qualche modo si va avanti, nonostante la paura della precarietà.

State facendo progetti per il futuro in teatro? È cambiato molto il modo di programmare i prossimi impegni e debutti?

Per ora vediamo pian piano cancellarsi tutti i nostri impegni, ci diciamo che “dai, magari questa produzione riusciamo a farla” e poco tempo dopo arriva la lettera di cancellazione. Oltre al dispiacere per il lavoro magari atteso, sognato (Francesco si è visto cancellare una nuova produzione di Un ballo in maschera a Vienna, opera a cui teneva particolarmente) i teatri non hanno voglia di programmare, pochissimi chiedono le disponibilità ma penso che la precarietà delle tempistiche sia un grande impedimento anche per loro. 

Buona Pasqua a voi, ai vostri figli e a tutta la vostra famiglia!


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