L’Ape musicale

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Concerto del 19 dicembre annullato per sciopero

Aggiornamento:

Bologna, 19 dicembre 2014

Il Teatro Comunale di Bologna informa che, a causa di uno sciopero proclamato dalle Organizzazioni Sindacali SLC Cgil, FistelCisl, Uilcom e Fials, questa sera il previsto Concerto diretto dal M° Stefan Anton Reck non avrà luogo. Per il rimborso dei biglietti acquistati, la biglietteria del Teatro Comunale sarà a disposizione da giovedì 8 gennaio 2015.

Il Teatro si scusa per il disagio.

L’Ufficio stampa

Reck dirige Rachmaninov e Beethoven

Direttore STEFAN ANTON RECK

Orchestra  

del Teatro Comunale di Bologna

 

Sergej Vasil’evič Rachmaninov

Concerto per pianoforte e orchestra in re minore, n. 3 op. 30

pianista, Nikolaj Khozyainov

Ludwig van Beethoven

Sinfonia n. 7 in la maggiore, op. 92

 

 

Venerdì 19 dicembre 2014, alle ore 20.30, presso l’Auditorium Teatro Manzoni, Stefan Anton Reck chiude la Stagione Sinfonica 2014 dirigendo l’Orchestra del Teatro Comunale nell’ultimo appuntamento, che mette insieme il Concerto per pianoforte e orchestra in re minore diSergej Vasil’evič Rachmaninov, eseguito al pianoforte da Nikolaj Khozyainov, e la Sinfonia n. 7 di  Ludwig van Beethoven.

“Il Concerto in Re minore venne composto da Rachmaninov nel 1908-9, a otto anni di distanza da quello, presto assurto a fama leggendaria, in Do minore. Eseguito per la prima volta a New York il 28 novembre successivo con lo stesso autore al pianoforte, all’inizio stentò a liberarsi dai paragoni con l’opera gemella, e conquistò un successo duraturo solo quando, negli anni Trenta, divenne un cavallo di battaglia del giovane Vladimir Horowitz, di fronte al cui sensazionale virtuosismo lo stesso Rachmaninov dovette inchinarsi. Il Concerto op. 30 è esattamente coevo di due pietre miliari nella storia dell’evoluzione del linguaggio musicale come la schönberghiana Erwartung e l’Elektra di Richard Strauss, ma nulla nelle sue strutture e nell’impianto armonico lascia intravedere tale contemporaneità: è un monumento estremo eretto al pianismo titanico inaugurato da Franz Liszt, e con il suo empito e le sue melodie affascinanti prolunga orgogliosamente la tradizione del tardo romanticismo. La parte pianistica è di estrema difficoltà, e richiede una eccezionale capacità di tenuta, anche per il fatto che il solista ha pochissimi momenti di pausa; l’orchestra è di dimensioni imponenti: all’organico classico – doppio quartetto di legni, due trombe e due corni, timpani e archi – aggiunge nel secondo e terzo movimento altri due corni, tre tromboni, tuba, piatti e cassa. […]”

“La Sinfonia n. 7 in la maggiore, op.  92 è l’apoteosi della danza in se stessa: […]. Le parole con cui, nel 1849, Richard Wagner celebrò la Settima Sinfonia di Beethoven nel suo trattato L’opera d’arte dell’avvenire rimangono una delle migliori caratterizzazioni del capolavoro che ventidue anni prima, in un concerto al Gewandhaus di Lipsia, aveva rivelato con forza traumatica all’adolescente il genio del compositore di Bonn. Pur muovendo da una problematica concezione “antropologica” della musica strumentale – che nella sua visione sarebbe scaturita dalla progressiva stilizzazione delle musiche di danza – Wagner ha colto con estrema lucidità il tratto sostanziale della Sinfonia in La maggiore, che la rende un unicum nel polittico beethoveniano: cioè la vitalità ritmica che pervade e propelle le sue geometrie, mai in Beethoven così astratte. La Settima è insomma un puro gioco di forme sonore in movimento, in cui non è dato rinvenire alcun plausibile intreccio: non gesta eroiche, non la lotta contro il destino, non i “ricordi della vita campestre” della Pastorale. Neppure in questo caso però i primi recensori rinunciarono a tentativi, invero penosi, di esplicazione narratologica: in un articolo del 1835 Robert Schumann ebbe buon gioco nel mettere alla berlina sia quanti intendevano dimostrare che nella Sinfonia in La maggiore sarebbe raffigurato uno sposalizio in campagna, sia quell’“allampanatoscribacchino” convinto che essa rappresentasse “una battaglia di giganti,nell’ultimo movimento il loro effettivo annientamento, passando quatto quatto davanti all’Allegretto, perché non coincideva con la sua idea”. L’opera sinfonica meno programmatica di Beethoven nacque peraltro a stretto contatto con la più scopertamente descrittiva – e una delle più deboli – della sua intera produzione, vale a dire la Battaglia di Vittoria, scritta per celebrare la vittoria di Wellington in Spagna contro i Francesi: entrambe vennero tenute a battesimo nella sala grande dell’Università di Vienna l’8 dicembre 1813, in un concerto organizzato a beneficio dei soldati austriaci feriti poche settimane prima nella battaglia di Hanau, […]”.

Dal programma di sala (testi di Maurizio Giani)


 

 

 
 
 

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