L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Luisi e Malofeev per Liszt e Čajkovskij

La bacchetta di Fabio Luisi, il pianoforte dell’enfant prodige russo Alexander Malofeev e l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai: sono i protagonisti del concerto - registrato lo scorso 6 maggio all'Auditorium Rai Toscanini di Torino – che Rai Cultura propone mercoledì 22 settembre alle 21.15 su Rai5. 
Prossimo Direttore principale della NHK Symphony Orchestra di Tokyo e Direttore emerito dell’Orchestra Rai, Luisi è tornato sul podio di quest’ultima proprio nel concerto che ha segnato il ritorno del pubblico all’Auditorium Rai “Arturo Toscanini” di Torino dopo la chiusura dei teatri causata dall’emergenza sanitaria. Genovese, ricopre incarichi prestigiosi presso l’Opera di Zurigo, l’Orchestra della Radio Danese e la Dallas Symphony Orchestra, ai quali - dal settembre 2022 - si aggiungerà l’impegno a Tokyo. È stato Direttore Musicale Generale della Staatskapelle e della Sächsische Staatsoper di Dresda, Direttore Principale del Metropolitan di New York, del Maggio Fiorentino e dei Wiener Symphoniker.
Insieme a lui l’enfant prodige russo del pianoforte Alexander Malofeev, balzato agli onori delle cronache nel 2014 per aver vinto a soli tredici anni il Primo Premio al Concorso Internazionale Čajkovskij per giovani musicisti di Mosca. Nonostante la giovanissima età, vanta già importanti riconoscimenti e una folgorante carriera da solista, partita dal Bol’šoj di Mosca e dal Mariinskij di San Pietroburgo.
In occasione del suo ritorno con l’Orchestra Rai dopo i concerti del 2018 e 2019, interpreta il Concerto n. 1 in mi bemolle maggiore per pianoforte e orchestra di Franz Liszt. Abbozzato nel 1830 e rivisto più volte nel corso dei seguenti vent’anni, fu eseguito per la prima volta dall’autore stesso a Weimar nel febbraio del 1855, sotto la direzione di Hector Berlioz.
Fabio Luisi chiude la serata con la Sinfonia n. 6 in si minore op. 74 di Pëtr Il’ič Čajkovskij, detta “Patetica”: pagina estrema del compositore russo, che diresse egli stesso nell’ottobre del 1893 a San Pietroburgo, nove giorni prima di morire in circostanze misteriose. Dedicata al nipote Vladimir Davydov, la partitura è il testamento spirituale dell’autore, e racchiude tutto il suo pessimismo, scaturito dal continuo conflitto con il mondo esterno, sempre più esasperato negli ultimi anni della sua vita


 

 

 
 
 

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