L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Messiaen e Šostakovič per la memoria

Un quartetto scritto nel 1940 nel campo di concentramento di Görlitz e una sinfonia nata nell’estate del 1942 in Unione Sovietica, sulle rovine della più terribile delle guerre, introdotti dalle parole di una poetessa che ha saputo davvero comprendere il male assoluto dello sterminio di massa. È il programma del concerto che l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai dedica al Giorno della Memoria, in onda giovedì 25 gennaio alle 20 e 30 su Radio 3 e venerdì 26 alle 21.15 su Rai 5 e RaiPlay dall’Auditorium Rai “Arturo Toscanini” di Torino. 
Sul podio dell’Orchestra debutta Dmitry Matvienko, classe 1990, che nel 2021 si è aggiudicato il Primo Premio e il Premio del Pubblico alla Malko Competition di Copenaghen, uno dei più prestigiosi concorsi per direttori d’orchestra. Da allora è iniziata per lui una carriera internazionale che lo sta portando a dirigere orchestre e teatri di primo piano.
La serata si apre con i versi della poesia La fine e l’inizio di Wislawa Szymborska, interpretati dall’attrice Marta Cortellazzo Wiel.  Szymboska, Nobel per la letteratura nel 1996, getta uno sguardo profondo su ciò che accade dopo una guerra: la ricostruzione, perché “Dopo ogni guerra c’è chi deve ripulire. In fondo un po’ d’ordine da solo non si fa”. 
Si prosegue con due movimenti dal “Quatuor pour la fin du temps” che Olivier Messiaen scrisse alla fine del 1940 in campo di concentramento: il terzo, “Abimes des oiseaux”, e il secondo, “Vocalise, pour l’Ange qui annonce la fin du Temps”. A eseguirli sono chiamate le prime parti dell’Orchestra Rai Roberto Ranfaldi, violino di spalla, Enrico Maria Baroni, clarinetto, Pierpaolo Toso, violoncello, a cui si aggiunge Andrea Rebaudengo, pianoforte. Messiaen fu chiamato alle armi nel 1939, con l’entrata in guerra del suo Paese, la Francia. Catturato dai tedeschi, fu trasferito a Görlitz, in Slesia, al confine con la Polonia, dove passò un anno e dove scrisse il “Quatuor”, che fu eseguito il 15 gennaio del 1941 davanti ai 5.000 prigionieri del Lager Stalag VIII-A. 
In chiusura Dmitry Matvienko propone la Sinfonia n. 8 in do minore, op. 65 di Dmitrij Šostakovič, composta nell’estate del 1942, quando i tedeschi stavano definitivamente abbandonando l’Unione Sovietica dopo una guerra di logoramento che aveva lasciato sul terreno ghiacciato dell’inverno russo un numero enorme di vittime. Il regime si attendeva dal compositore un’opera celebrativa della vittoria bellica, ma Šostakovič, come il suo popolo, era troppo provato per abbandonarsi a toni trionfalistici. La sinfonia tenta quindi di guardare oltre, di celebrare il coraggio e la resistenza, ma soprattutto lascia trasparire un drammatico senso di catastrofe, che mette in ombra i valori positivi e che non fu particolarmente apprezzata alla prima esecuzione, avvenuta a Mosca il 4 novembre 1943 sotto la direzione di Evgenij Mravinskij, a cui la pagina è dedicata.


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