L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Ottant'anni dall'eccidio delle Fosse Ardeatine

DOMENICA 24/03/2024

Il giorno e la storia

24 marzo 1944 - Nei pressi di Roma è il giorno dell’eccidio delle Fosse Ardeatine: vengono fucilate 335 persone. La rappresaglia per l’attentato di Via Rasella, dove avevano trovato la morte 33 militari tedeschi, è guidata dal colonnello Herbert Kappler, coadiuvato dal capitano Priebke. La maggior parte delle vittime viene dal carcere di Regina Coeli e dalla prigione di via Tasso; cinquanta sono state scelte e consegnate dal questore fascista Pietro Caruso.

Passato e presente
Fosse Ardeatine. La memoria

Ottant’anni fa, i Gruppi di Azione Patriottica eseguono un’azione di guerra in Via Rasella, a Roma. Nell’attacco alla colonna del Polizeiregiment “Bozen” muoiono 33 soldati tedeschi. Nell’arco delle 24 ore successive, i nazisti eseguono velocemente una rappresaglia in alcune gallerie sulla via Ardeatina, uccidendo 335 persone. Una pagina tragica ricostruita dal Paolo Mieli e dal professor Alessandro Portelli, con il contributo della dottoressa Alessia Glielmi, a “Passato e Presente”, in onda domenica 24 marzo alle 6 e alle 9 su Rai Storia. La strage verrà ricordata come “l’Eccidio delle Fosse Ardeatine”. Il 27 luglio 1944, su insistenza dei famigliari delle vittime, iniziano le operazioni di esumazione, identificazione e sepoltura delle salme delle vittime, coordinate dal professor Attilio Ascarelli e Ugo Sorrentino, direttore della Scuola di Polizia Scientifica di Roma. Il 24 marzo 1949 viene inaugurato il Mausoleo delle Fosse Ardeatine. 

Passato e presente
Il generale Martelli Castaldi, militare partigiano

Sabato Martelli Castaldi inizia la sua carriera militare come volontario nella Prima guerra mondiale, dove si distingue come aviatore. A 'Passato e Presente' in onda domenica 24 marzo alle 14.15 su Rai Storia, Paolo Mieli ne parla con la professoressa Isabella Insolvibile. Martelli Castaldi Entra nella Regia Aeronautica fin dall’anno della sua fondazione, il 1923, e dieci anni dopo, a soli 36 anni, viene nominato generale. Quando Italo Balbo diventa Ministro dell’Aeronautica lo vuole come capo gabinetto al ministero e come suo uomo di fiducia. Dopo la rimozione di Balbo e il suo allontanamento da Roma, anche il generale Martelli Castaldi sarà congedato dalle forze armate. Dopo l’8 settembre 1943 Martelli Castaldi decide di partecipare alla Resistenza romana, militando nel Fronte Militare Clandestino. Nella città occupata dai nazisti svolge un’importante funzione di coordinamento e informazione tra le varie formazioni partigiane e le rifornisce di armi e munizioni. Il 17 gennaio 1944 viene arrestato e recluso a via Tasso e io 24 marzo viene trucidato nell’eccidio delle Fosse Ardeatine.

Pietre d’inciampo
Spartaco Pula (Roma)

Roma, 1943. Spartaco Pula vive nel quartiere di Centocelle ed è un giovane padre di famiglia. È sposato con Tecla, ha due figlie, Angela e Benedetta, e un terzo in arrivo. Fa il verniciatore nella bottega del fratello italo, che è fabbro. Quando, dopo l’Armistizio dell’8 settembre, Roma cade in mano ai nazisti, Spartaco – che aveva combattuto in Grecia con l’esercito italiano – decide di entrare nella Resistenza e si unisce al Gruppo di azione partigiana guidato da suo fratello Italo. Spartaco Pula, e il fratello Italo, sono i protagonisti di questo episodio della serie condotta da Annalena Benini “Pietre d’inciampo”, in onda domenica 24 marzo alle ore 15.15 su Rai Storia. Il quadrante in cui vivevano i due fratelli, quello ad est della Capitale che comprende i quartieri del Quadraro, di Centocelle e di Tor Pignattara, era cruciale per la Resistenza perché attraversato dalla via Casilina, che portava al fronte di Cassino, ed era percorsa quotidianamente da mezzi dell’esercito tedesco che volevano raggiungere la Linea Gustav. Insieme ai compagni di lotta, Italo e Spartaco sono protagonisti di atti di sabotaggio e di requisizione di armi all’aeroporto di Centocelle, al Forte Casilino e allo stabilimento di armi Breda, lungo la via Casilina. Nelle loro case nascondono volantini, armi e munizioni. Italo e Spartaco vengono arrestati in piazza delle Camelie, a Centocelle, il 12 gennaio 1944 da una retata delle SS. Vengono portati a via Tasso, torturati e in seguito incarcerati a Regina Coeli. Muoiono entrambi nella strage delle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944.

Viva la storia
Fosse Ardeatine: la strage nazista

Nel 1944 Roma era una città molto diversa da come appare oggi, era occupata dai nazisti, bombardata dagli alleati, affamata, disperata e rabbiosa. Linda Stroppa, accompagnata da alcuni studenti del Liceo Classico Pilo Albertelli di Roma, ripercorre e ricorda l’eccidio delle Fosse Ardeatine avvenuto il 24 marzo del 1944 nella puntata dedicata della serie “Viva la storia” e riproposta domenica 24 marzo alle 16:30 su Rai Storia in occasione dell’80° anniversario dell’eccidio. Partendo da Via Rasella, dove avvenne l’attentato partigiano che uccise 33 soldati tedeschi, si arriva al Museo storico della Liberazione di Via Tasso che nel 1944 era un carcere dove venivano rinchiusi oppositori politici ed ebrei. Sulle mura di Palazzo Tittoni, in quella stessa strada, sono ancora visibili i fori provocati dai proiettili tedeschi che, una volta sentita l’esplosione, spararono in aria credendo che l’attacco arrivasse dai piani alti dei palazzi.

Lì, in Via Tasso, la prova da affrontare per uno dei ragazzi è quella di rimanere rinchiuso in una delle vecchie celle, con due fiammiferi e una sola candela, provando ad immedesimarsi per capire cosa significasse essere un prigioniero. Quali riflessioni possono scaturire da un’esperienza di questo tipo? Come allora, all’interno della cella c’è un unico pertugio per l’aria, è lunga cinque passi scarsi, è buio e chi è rinchiuso lì dentro rimane completamente solo. “Per un momento ho capito cosa potessero provare quelle persone – racconta Francesco - perché ho immaginato me stesso e la mia vita proiettati in quella situazione. Stare al buio, in un posto cosi stretto, mi è sembrato un’eternità. Se si vuole cercare di avvicinarsi alla storia questo è forse il modo più esatto”.

I fantasmi di Via Tasso si uniscono a quelli del carcere di Regina Coeli, per arrivare al luogo dell’eccidio, in Via Ardeatina davanti alle cave di via Pozzolana, dove, per ogni tedesco ucciso nell’attentato, vennero uccise 10 persone. Ne morirono in totale 335, cinque vittime in più massacrate nella frenesia del momento.

"Le fosse Ardeatine" – spiega Linda Stroppa - "non sono semplicemente un evento storico, sono la rappresentazione stessa della guerra e dell’uomo, con la sua ferocia ma anche con il suo eroismo, con la sua arroganza e desiderio di sopraffazione ma, soprattutto, con la spinta verso un ideale che vale più della propria vita".

Pietre d’inciampo
Roma. Orlando Orlandi Posti e Ferdinando Agnini

Per “Pietre D’Inciampo”, la docu-serie storica condotta dalla giornalista Annalena Benini, riproposta domenica 24 marzo alle 17 su Rai Storia, la storia di due giovanissimi amici, Orlando Orlandi Posti e Ferdinando Agnini, di 18 e 20 anni, membri della resistenza studentesca di Montesacro, imprigionati e torturati nel carcere di Via Tasso di Roma e assassinati nell’eccidio delle Fosse Ardeatine. Le pietre d’inciampo a loro dedicate si trovano rispettivamente in via Monte Nevoso 14, e via Monte Tomatico 1. Intervengono in puntata Simona Orlandi, pronipote di Orlando Orlandi Posti, Giuseppe Agnini, nipote di Ferdinando Agnini, la professoressa Maria Rosati, tra i richiedenti la pietra insieme agli alunni del liceo Aristofane, lo storico Paolo Mieli, Antonio D’Ettorre, storico del Centro Culturale di Montesacro che si è occupato della resistenza di quartiere.

GRANDI DELLA TV
Mina

Domenica 24 marzo, dalle 17:30 alle 20, e lunedì 25 marzo alle 21.10 su Rai Storia torna l’appuntamento con “GRANDI DELLA TV”, la nuova trasmissione Rai Cultura, commentata da Edoardo Camurri, che prosegue i festeggiamenti per il 70° anniversario della TV Rai. In questa nuova puntata, in occasione del suo compleanno il 25 marzo, è di scena Mina.

Passato e Presente
La fine della Jugoslavia

Nel giugno 1991 Slovenia e Croazia proclamano la propria indipendenza, facendola sanzionare da plebisciti. È l’inizio della dissoluzione della Repubblica federale jugoslava. A “Passato e Presente”, in onda domenica 24 marzo alle 20.30 su Rai Storia Paolo Mieli e il professor Roberto Morozzo Della Rocca ripercorrono una storia dolorosa che si concluderà solo quattro anni dopo.

Gli organi federali e i vertici militari – entrambi controllati dalla componente serba – accettano il fatto compiuto dell’indipendenza slovena, ma reagiscono duramente all’analoga iniziativa della repubblica croata, che ospita nei suoi confini consistenti minoranze serbe. A partire dalla primavera del 1992, il conflitto si sposta in Bosnia: una repubblica abitata da una popolazione mista, composta da bosniaci musulmani, bosniaci croati e bosniaci serbi. La Bosnia diventa teatro di una guerra violentissima, che avrà il suo apice nel lunghissimo assedio della capitale Sarajevo, il più lungo della storia moderna. Il conflitto, costato circa centomila vittime, si chiude il 21 novembre del 1995 con la firma, a Dayton, negli Usa, degli accordi di pace fra i governanti di Serbia, Croazia e Bosnia musulmana.

Binario cinema
Il primo re

Vincitore di tre David di Donatello e tre Nastri d’Argento, il film storico - epico “Il primo re”, diretto da Matteo Rovere e interpretato da Alessandro Borghi e Alessio Lapice, è proposto per “Binario cinema” domenica 24 marzo alle 21.10 su Rai Storia.

Ispirato al mito della fondazione di Roma, “Il primo re” mette al centro della vicenda le avventure di Romolo e Remo, fratelli orfani che nel 753 a.C. riescono a sopravvivere a una violenta esondazione del fiume Tevere, ma vengono fatti prigionieri da alcuni schiavisti di Alba Longa. I due riescono però a liberarsi e guidare una rivolta composta da prigionieri latini e sabini. Presa in ostaggio una sacerdotessa della dea Vesta, che custodisce il Sacro Fuoco, Romolo e Remo iniziano un’avventura che li condurrà a fondare una tribù e a combattere per la libertà e l’onore del loro popolo.

LUNEDI’ 25/03/2024 – DANTEDI’ + MINA

Il Giorno e la storia

25 marzo - “Dantedì”, giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri. Istituita in previsione dei festeggiamenti del 2021, per il settecentesimo anniversario dalla morte del “sommo poeta”, la giornata celebra l’autore fiorentino, “padre della lingua italiana”. Fra le sue opere, “Vita Nova”, il “De vulgari eloquentia” e la “Commedia”, poema che Boccaccio definirà “Divina”, aggettivo che ne divenne parte integrante, fino ai nostri giorni.

Nel mezzo del cammino

Gli allievi del Centro Sperimentale di Cinematografia e dell’Accademia Nazionale d’Arte drammatica Silvio d’Amico leggono e interpretano terzine tratte e scelte dalla Divina Commedia. In onda lunedì 25 marzo alle 16.50 su Rai Storia.

Italia. Viaggio nella bellezza – Dante, antico e onorevole cittadino di Firenze

Un poeta, Dante, che muore in esilio nel 1321, bandito e condannato dalla sua città. Un maestro, Giotto, che nel 1337 lo celebra con un ritratto nella sua ultima fatica, il ciclo di affreschi della cappella del Palazzo del Podestà, oggi Museo del Bargello. Una città, Firenze, che in quegli anni promuove il ritorno dell’illustre cittadino che aveva bandito dal suo seno: miniatori, copisti, letterati e poeti, mercanti e notai, spesso organizzati in botteghe danno vita a una produzione intensissima di manoscritti della Commedia. In occasione del Dantedì viene riproposto per “Italia. Viaggio nella bellezza” lo straordinario racconto della fortuna di Dante e della sua opera nella Firenze del Trecento nell’appuntamento “Dante, onorevole e antico cittadino di Firenze”, di Eugenio Farioli Vecchioli, regia Eva Frerè, in onda lunedì 25 marzo alle ore 17 su Rai Storia. Sono intervenuti Luca Azzetta, filologo, Università degli Studi di Firenze, Sonia Chiodo, storica dell’arte, Università degli Studi di Firenze, Teresa de Robertis, paleografa, Università degli Studi di Firenze, Cecilia Frosini, storica dell’arte, Opificio delle Pietre Dure di Firenze, Paola D’Agostino, Direttrice dei Musei del Bargello.”

Alighieri Durante detto Dante
Vita e avventure di un uomo del Medioevo

Un viaggio tra 1200 e 1300, per raccontare la vita di Dante Alighieri, padre della lingua italiana e autore di uno dei più grandi capolavori della letteratura mondiale, la Divina Commedia, che continua a essere materia di studio per gli studenti delle scuole, di ricerca in ambito universitario, e fonte di ispirazione per artisti, registi, scrittori, musicisti. Un viaggio guidato dal professor Alessandro Barbero con la “complicità” di personaggio dell’epoca del Sommo Poeta, come Giovanni Boccaccio, Dino Compagni, Leonardo Bruni, Giovanni e Filippo Villani, Jacopo Di Pandolfino, interpretati rispettivamente da Martino Duane, Bruno Santini, Roberto Attias, Alessio Sardelli, Mirko Cardinale. Tutto questo è “Alighieri Durante, detto Dante. Vita e avventure di un uomo del Medioevo”, scritto dal professor Barbero con Davide Savelli, per la regia di Graziano Conversano. Lo speciale, riproposto in occasione del Dantedì lunedì 25 marzo alle 17.50 su Rai Storia, ricostruisce i primi 36 anni di vita di Dante Alighieri, dalla sua infanzia all’esilio da Firenze: sono gli anni di formazione del giovane Durante, ovvero Dante, gli anni in cui incontra Beatrice, in cui combatte come cavaliere a Campaldino e in cui decide di entrare in politica. Gli anni di cui si dispone del maggior numero di fonti. E proprio partendo dalle fonti, gli autori hanno scelto di dare “voce e volto” a testimoni e biografi delle gesta del Sommo Poeta, al di là del suo mito. E non manca la poesia di Dante che è anche musica, proprio come poteva capitare con i suoi sonetti, destinati a diventare canzoni. E tocca a due giovani rapper – Emme Mash ed Elle – dare la propria personalissima, ma altrettanto fedele interpretazione del sonetto "A ciascun'alma presa, e gentil core". La narrazione dello speciale è ambientata nel Castello medievale dei Conti Guidi, a Poppi (Arezzo), che ospitò Dante per un periodo del suo esilio, mentre le immagini che arricchiscono il racconto sono state girate nella sua patria, Firenze.

Cronache dal Medioevo
Campaldino, Dante va alla guerra

Piana di Campaldino, Toscana, 11 giugno 1289: una coalizione guelfa guidata da Firenze affronta una coalizione ghibellina guidata da Arezzo. Tra i cavalieri fiorentini, in prima linea, combatte anche Dante Alighieri, poco più che ventenne. La memoria di quella battaglia lo segnerà per tutta la vita, e nel Purgatorio si ricorderà di rendere l'onore delle armi a Buonconte di Montefeltro, il nemico sconfitto. Oltre alla vita di Dante, Campaldino segnerà anche la storia italiana, con il consolidarsi dell'egemonia fiorentina e il tramonto dei ghibellini. Per “Cronache dal Medioevo”, “Campaldino, Dante va alla guerra” andrà in onda lunedì 25 marzo alle 19 su Rai Storia.

Passato e presente
Dante e la Commedia

La nascita del capolavoro dantesco, intrecciata alla vita del suo creatore: a “Passato e Presente”, Paolo Mieli ospita il professor Giuseppe Ledda, docente di letteratura italiana all’Università di Bologna, membro del comitato scientifico della Società Dantesca Italiana e del Gruppo Dante dell’Associazione degli Italianisti, e autore di numerosi saggi su Dante e sulla Commedia. Il racconto della puntata, riproposta in occasione del Dantedì lunedì 25 marzo alle 13.15 su Rai3 e alle 20:30 su Rai Storia, è scandito dalla lettura di brani delle opere di Dante, seguirà il percorso della creazione della Commedia, legando la composizione dei canti agli episodi più significativi della vita del poeta. Il primo capitolo parte dalla fine della “Vita Nova”, dove Dante annuncia un’opera dedicata a Beatrice ascesa in Paradiso, e si chiude con la sconfitta politica e l’esilio, durante il quale il poeta definisce il suo ruolo di intellettuale, riscopre nel “Convivio” l’attualità politica dell’impero e rilegge il poema virgiliano dell’Eneide. Il secondo capitolo si concentra su “l’ideazione della Commedia e la scrittura dell’inferno” e racconta come, attraverso il recupero del modello virgiliano del viaggio nell’al di là, si realizza la sintesi tra il progetto di poema paradisiaco dedicato a Beatrice e quello politico morale dedicato a Virgilio. Il terzo capitolo si concentra infine sul sorgere e sul tramontare delle speranze politiche di Dante legate alla discesa di Arrigo VII in Italia e sul passaggio quindi “dal sogno imperiale alla città celeste: Purgatorio e Paradiso” e racconta la stesura della seconda e della terza cantica della Commedia, collegandola agli anni di esilio sino all’approdo a Verona e poi a Ravenna.

Diario di un cronista
Il custode di Dante

In occasione del Dantedì viene riproposto, lunedì 25 marzo alle 19.45 su Rai Storia “Il custode di Dante” l'intervista al custode della tomba del sommo poeta a Ravenna, Antonio Fusconi, in un servizio firmato da Sergio Zavoli. In procinto di andare in pensione allo scadere delle celebrazioni dantesche, il signor Fusconi racconta dei quarantasei anni trascorsi a vigilare sul sepolcro dell'Alighieri.

GRANDI DELLA TV
Mina/ Canzonissima 1967
Storia delle nostre città
Pisa

Una Torre Pendente che sta su senza neanche sapere come e una piazza tanto bella da essere chiamata Piazza dei Miracoli. Pisa - dove ovunque si respira la gloria di una città che per secoli si è contesa il ruolo di Repubblica Marinara più potente con Genova, Venezia e Amalfi - è la protagonista di “Storia delle nostre città”, in onda lunedì 25 marzo alle 22.10 su Rai Storia. Ancora oggi nella città sono evidenti i segni di quel passato leggendario: dal Duomo al maestoso Battistero, fino al Palazzo dei Cavalieri progettato dal Vasari. Ma la storia di è Pisa talmente “tanta” e talmente antica che non si sa neanche chi le abbia dato i natali: forse gli etruschi, forse i greci, forse i liguri. Quello che si sa per certo, invece, è che è una città con una storia unica al mondo.

MARTEDI’ 26/03/2024

Passato e presente
L'imperatore Commodo

Epigono della dinastia Antonina, l’imperatore Commodo interrompe il corso positivo che avevano impresso nella storia di Roma gli imperatori scelti per adozione. Un personaggio tratteggiato da Paolo Mieli e dalla professoressa Francesca Cenerini a “Passato e Presente”, in onda martedì 26 marzo alle 13.15 su Rai 3 e alle 20.30 su Rai Storia. Il padre Marco Aurelio lo designa imperatore, ma Commodo viene ricordato dagli storici coevi per il suo atteggiamento istrionico e per la sua politica contro il senato. Di lui il cinema darà un’immagine indimenticabile e infamante. Ma la responsabilità dei problemi di Roma non è tutta di Commodo. Il suo regno, che dura 12 anni, vive già i sintomi di una crisi, quella del III secolo, che infligge un colpo poderoso alla storia dell’impero.

Dante, la voce che parla di noi
La sete di scoperta

“Fatti non foste per viver come bruti…”: nell’ultima puntata di “Dante, la voce che parla di noi” in onda martedì 26 marzo alle 21.10 in prima visione su Rai Storia Aldo Cazzullo, attraverso la voce di Alessandro Preziosi, va alla scoperta delle figure che hanno trovato la loro salvezza nel Sapere, ma rivela anche il modo inaspettato in cui conoscere Dante ha salvato la vita di poeti come Ungaretti.

5000 anni e più. La lunga storia dell'umanità
Odissea. Atto finale, il ritorno

Dopo dieci anni di vagabondaggio in mare, Ulisse ritrova la sua famiglia e il suo regno. Si conclude qui anche il viaggio nell’Odissea di “5000 anni e +. La lunga storia dell’umanità” in onda martedì 26 marzo alle 21.40 su Rai Storia. Gli ultimi 12 libri dell'Odissea descrivono ciò che accadde quando fece finalmente ritorno ad Itaca, il ritorno ai suoi cari e la sanguinosa vendetta che egli compie per riconquistare il suo trono. Raccontano una storia complessa di tradimento, lealtà, astuzia e forza.  Una folla di giovani aveva invaso il palazzo reale, saccheggiato i suoi magazzini e corteggiato la sua regina, Penelope, nel tentativo di impadronirsi della corona. L'astuzia con cui Penelope resiste ai pretendenti che hanno invaso il palazzo durante l’assenza di Ulisse rivela non solo la sua incrollabile lealtà, ma anche il suo ruolo centrale nell'intera narrazione. Ad introdurre la puntata con Giorgio Zanchini in studio, Massimo Cultraro, docente di Preistoria e Archeologia Egea all’Università di Palermo.

Viaggio in Sicilia
Siracusa e il mito

È Siracusa, città greca e mitologica per eccellenza, patria di uno dei più grandi matematici dell’antichità, Archimede, l’ultima tappa del viaggio on the road della scrittrice Simonetta Agnello Hornby e del fumettista e illustratore Massimo Fenati, autore del graphic novel de "La Mennulara", in "Viaggio in Sicilia", il programma di Rai Cultura, realizzato da Pesci Combattenti, in onda martedì 26 marzo alle 22.40 su Rai storia. 

Il tour inizia da Ortigia, un isolotto separato dalla terraferma da una lingua di terra larga nemmeno 100 metri. Ortigia è il centro storico di Siracusa e non c’è modo migliore di visitarlo di un bel giro in Apecar.
Dalle viuzze si raggiunge piazza del Duomo e poi la Fonte Aretusa, che rappresenta il mito di Aretusa, ninfa della dea Artemide, che la trasforma in acqua per farla sfuggire al desiderio del fiume Alfeo, definito ironicamente da Simonetta "il primo stalker della storia".
Simonetta e Massimo raggiungono, poi, il parco dedicato ad Archimede di Siracusa e alle sue macchine, qui ricostruite a grandezza naturale. Ad accoglierli c’è la direttrice Cinzia Vittorio, alla guida di un gruppo di sole donne, che mostra loro le macchine esposte, riproduzioni delle invenzioni di Archimede, utilizzate durante l’assedio di Siracusa per difendere la città dai Romani.
L’emozione e la sorpresa accompagnano Simonetta e Massimo nell’area archeologica di Siracusa, il parco archeologico della Neapolis, quando entrano nel famoso Orecchio di Dionisio e nel Teatro Greco vuoto, riempito da suoni e ricordi delle tragedie cui Simonetta aveva assistito in passato.
Sulla via del ritorno verso Agrigento, Simonetta decide di mostrare a Massimo uno dei luoghi che hanno ispirato il suo romanzo “Il veleno dell’oleandro”: Pantalica. Un’antica necropoli, risalente al XIII secolo a.C., sito archeologico divenuto nel 2005 Patrimonio dell’Umanità.
Simonetta e Massimo tornano finalmente a casa, a Mosè. Intorno alla tavola imbandita la famiglia si riunisce per condividere i ricordi di questo straordinario viaggio.

MERCOLEDI’ 27/03/2024

Passato e presente
Bellissime, la storia di Miss Italia

Nel 1939, alla vigilia dell’entrata in guerra del nostro Paese, il pubblicitario e pioniere del marketing Dino Villani inventa, con l’amico Cesare Zavattini, il concorso fotografico “Cinquemila lire per un sorriso”. Il concorso sponsorizza un dentifricio, e per partecipare basta inviare una foto del proprio volto sorridente. Alle cinquemila lire in titoli di Stato si aggiungono altri doni, come una pelliccia di visone, un corredo completo, una cucina a gas, sei paia di calze di seta. Una storia riletta da Paolo Mieli e dalla storica Fiamma Lussana a “Passato e Presente”, in onda mercoledì 27 marzo alle 13.15 su Rai 3 e alle 20.30 su Rai Storia. Il concorso riprende nell’immediato dopoguerra col nuovo titolo “Miss Italia – La Bella Italiana” e si svolge a Stresa, sul Lago Maggiore, nelle lussuose sale del Grand Hotel des îles Borromées. Nella giuria ci sono Arrigo Benedetti, Vittorio De Sica, Luchino Visconti, Cesare Zavattini, il pittore Carlo Carrà. Nell’edizione del 1947 vince Lucia Bosè, commessa di pasticceria. Fra le partecipanti al concorso ci sono quelle che diventeranno le più note attrici italiane degli anni Cinquanta e Sessanta come Silvana Pampanini, Gina Lollobrigida, Silvana Mangano, Eleonora Rossi Drago, Sofia Loren. Per molte ragazze, l’America dei consumi e del benessere e il cinema di Hollywood rappresentano sogni che si realizzano. Che siano casalinghe, segretarie, maestre, commesse o dattilografe, la bellezza può spalancare loro le porte della felicità, e dell’indipendenza. Nell’Italia degli anni ’50 il concorso di Miss Italia accende il dibattito pubblico: il democristiano Bortolo Galletto presenta un disegno di legge che mette al bando i concorsi di bellezza, ritenuti spettacoli immorali e scandalosi. Nascono competizioni alternative: la Democrazia Cristiana promuove La Donna Ideale, il Partito Comunista premia la Stellina dell’Unità e Miss Vie Nuove. Con il miracolo economico la bellezza diventa una professione attorno a cui ruotano investimenti pubblicitari e affari, sul modello americano.

Storie della Tv
Franco e Ciccio, ridere per ridere

Comicità di pancia, immediata. Così è stato catalogato a più riprese il lavoro di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. Un lavoro che parte da molto lontano, dalla Sicilia degli spettacoli di piazza, nel caso di Franco, e dei teatrini di avanspettacolo, nel caso di Ciccio. Sono loro i protagonisti del secondo appuntamento con la nuova stagione di “Storie della TV”, il programma sui personaggi e sui programmi che hanno reso unica la TV italiana, raccontata da Aldo Grasso e dai suoi testimoni, in onda mercoledì 27 marzo alle 21.10 in prima visione su Rai Storia

Un’alchimia, la loro, come raramente accade: fatta di fisicità, di tempi perfetti, di intese istintive, frutto di lunga conoscenza e di migliaia di prove, ripetizioni e improvvisazioni.

Nati artisticamente alla fine degli anni ’40, Franco e Ciccio calcano i palcoscenici del teatro leggero ma soprattutto vivono la straordinaria stagione del cinema popolare. Dopo l’esordio accanto a Domenico Modugno, negli anni ’60 la loro produzione cinematografica è intensissima. Si tratta di un cinema facile che spesso difetta in qualità, e tuttavia le parodie messe in scena hanno uno straordinario successo di pubblico. Sono gli stessi sketch proposti sul grande schermo che travasati in televisione mantengono il medesimo effetto, quello di una comicità semplice e immediata, accessibile a tutti.

La carriera di Franco e Ciccio, in coppia e talvolta anche singolarmente, arriva fino agli anni ’80 quando, diretti dai fratelli Taviani, chiudono idealmente il cerchio tornando nella Sicilia delle origini, quella di Pirandello con il film ‘Kaos’.

A raccontare Franco e Ciccio sono i figli Giampiero Ingrassia e Massimo Benenato, Barbara Boncompagni, Marco Giusti e il grande amico e collega Lino Banfi.

Il corpo e il nome
Gli ignoti delle Fosse Ardeatine

Dei 335 martiri uccisi dai nazisti, di cui 75 di origine ebraica, nell’eccidio delle Fosse Ardeatine a Roma il 24 marzo del 1944, 12 corpi non avevano avuto un nome. A 80 anni da quella strage, “Il corpo e il nome – gli ignoti delle Fosse Ardeatine” racconta la storia di tre donne, una documentarista, un’archivista e una biologa forense che sono riuscite a restituire a due famiglie l’identificazione certa dei loro cari sepolti nel mausoleo delle Fosse Ardeatine, offrendo loro finalmente un luogo dove poter celebrare il proprio lutto.
Prodotto da SD Cinematografica e Venicefilm, in collaborazione con Rai Documentari e MiC Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, il documentario è nato da un’idea della ricercatrice Michela Micocci, per la regia di Daniele Cini, con la collaborazione del Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti-Ministero della Difesa, dell’ANFIM (Associazione Nazionale Famiglie Italiane Martiri) e del Museo della Liberazione e sarà riproposto mercoledì 27 marzo alle 22.10 su Rai Storia.

Il massacro delle Fosse Ardeatine, tra i tanti compiuti dai nazisti nel nostro territorio, è uno dei più commemorati per il numero delle vittime, trucidate una accanto all’altra, tutte innocenti e raccolte in modo casuale: una delle pagine più atroci dell’occupazione tedesca e una ferita che tocca l’intera città di Roma. Quello che però nella memoria era andato perso è un numero di corpi ritrovati a cui non si era riusciti a dare un nome. Elena Pilli, antropologa forense dell’Università di Firenze, Michela Micocci, documentarista, e Alessia Glielmi, responsabile archivi del CNR e del Museo storico della Liberazione – tre donne con diversi bagagli culturali e professionali ma con l’obiettivo comune di coltivare la memoria – sono riuscite a ricostruire nomi e anagrafe dei poveri corpi che la storia ha voluto per forza nascondere, grazie alla determinazione nella ricerca e al progresso della scienza.

Una storia piena di emozioni. Da Roma a Firenze, dall’Abruzzo alla campagna londinese, fino alla città israeliana di Tel Aviv, il documentario insegue le strade che portano a far combaciare “un corpo a un nome”, riuscendo a combinare la rievocazione storica con l’esperienza reale, tanto da imbattersi per davvero, sul campo, in una scoperta inaspettata. Tra le testimonianze, accanto a quelle dei famigliari delle vittime, quelle di Alessandro Portelli autore del libro “L’ordine è già stato eseguito”, di Sergio Schiavone, comandante Ris Roma, di Francesco Sardone, direttore del Mausoleo delle Fosse Ardeatine, e di David Reicher, proveniente da Israele e figlio di Marian Reicher, ebreo polacco, del cui tragico destino si erano ormai perse le tracce prima del recente ed inaspettato riconoscimento tra gli “ignoti” delle Fosse Ardeatine.

9 Ottobre 1982, attacco alla Sinagoga

È il 9 ottobre 1982: Un commando di terroristi di origine palestinese compie un sanguinoso attentato alla Sinagoga di Roma in un giorno di festa per la comunità ebraica. Nell’attentato viene ucciso un bambino di due anni, Stefano Gaj Taché. I feriti sono circa 40, alcuni gravi. Lo scrittore Giancarlo De Cataldo nel documentario “9 Ottobre 1982, attacco alla Sinagoga”, in onda mercoledì 27 marzo alle 23.05 su Rai Storia, racconta la vicenda interrogando i testimoni dell’attentato terroristico – tra loro la madre di Stefano – e cercando di ricostruire le indagini e il processo giudiziario che portarono alla condanna in contumacia, nel 1991, di un solo terrorista del commando. Ad oggi si tratta di un atto terroristico del quale non si conoscono tutti i responsabili e per il quale è stato riaperto un fascicolo di indagine nel 2020. Il 1982 è un anno molto particolare per la storia italiana e internazionale. Il nostro paese, già colpito dal terrorismo interno, apre al dialogo con i palestinesi accogliendo la prima storica visita del leader Yasser Arafat a Roma. Ma la comunità ebraica, già vittima di una diffusa ostilità causata dall’invasione del Libano da parte di Israele accaduta nel giugno di quello stesso anno, si sente isolata. In questo clima di tensione e allo stesso tempo di sottovalutazione degli allarmi, l’attentato alla Sinagoga del 9 ottobre 1982 ha un effetto devastante. Il documentario prodotto dalla Golem di David Parenzo e Shulim Vogelman in collaborazione con Rai Documentari ricostruisce una delle pagine più dolorose e ricche di interrogativi della storia recente italiana, che rappresenta ancora oggi una ferita aperta per la comunità ebraica e la città di Roma. L’accurata ricostruzione storica della vicenda s’intreccia con un racconto umano coinvolgente, che Giancarlo De Cataldo e il regista Paolo Borraccetti hanno saputo narrare con rara maestria, impreziosito nel finale da un brano inedito del maestro Ennio Morricone, donato alla madre del piccolo Stefano in seguito all’attentato e arrangiato e suonato dal maestro Piovani, autore di tutte le musiche del film.

Nel documentario intervengono le testimonianze di: Massimo Brutti – ex parlamentare e membro del Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti (Copaco); Massimiliano Coccia – giornalista investigativo; Sandro Di Castro – ferito nell’attentato; Domenico Di Petrillo – ex comandante sezione anti terrorismo dei Carabinieri; Joseph Di Porto – avvocato Comunità Ebraica di Roma; Riccardo Di Segni – rabbino capo di Roma; Daniela Gaj – madre di Stefano e sopravvissuta all’attentato; Gadiel Gaj Taché – fratello di Stefano e sopravvissuto all’attentato; Paolo Graldi – ex direttore de 'Il Messaggero' di Roma; Miguel Gotor – assessore del Comune di Roma, storico e docente universitario; Francesco Grignetti – giornalista della Stampa; Valentine Lomellini – docente di Storia delle Relazioni Internazionali (Università di Padova) e esperta del Lodo Moro; Arturo Marzano – docente di Storia delle Relazioni Internazionali (Università di Pisa) e esperto di storia del conflitto israelo-palestinese; Paolo Mieli – giornalista ex direttore del Corriere della Sera; Maurizio Molinari – direttore del quotidiano Repubblica e sopravvissuto all’attentato; Riccardo Pacifici – figlio di uno dei sopravvissuti all’attentato; Vincenzo Scotti – ex Ministro della Repubblica.

GIOVEDI’ 28/03/2024

Passato e Presente
Francesca Romana, una santa laica

È il 1384 ed è da poco iniziato lo scisma d’Occidente, quando Santa Francesca Romana, allora Francesca Busso, nasce in una nobile famiglia del centro di Roma. Dopo l’esilio avignonese del Papa, la città è dilaniata dai conflitti tra famiglie e sta attraversando il periodo più buio della sua storia. L’economia è al collasso e la popolazione decimata dalla peste. Mandata in sposa nella ricca famiglia dei Ponziani, Francesca non demorde dal suo proposito di dedicare la vita a Dio. Un personaggio analizzato da Paolo Mieli e dalla professoressa Chiara Mercuri a “Passato e Presente”, in onda giovedì 28 marzo alle 13.15 su Rai 3 e alle 20.30 su Rai Storia.

Senza venire meno agli impegni familiari, Francesca mette se stessa e le sue risorse al servizio dei poveri e dei malati. La seguono la cognata e un sempre più nutrito gruppo di nobildonne romane. Insieme a loro, nel 1425, Francesca fa voto di oblazione presso i monaci olivetani della Basilica di Santa Maria Nova, ai Fori. Nasce così una nuova congregazione monastica femminile che, a differenza degli altri ordini medievali, non segue l’obbligo di clausura ma continua a svolgere opera di carità nel mondo. Santa Francesca Romana diventerà la prima santa laica.

a.C.d.C
Uomini della Penitenza. Chiara e Francesco e Benedetto e Scolastica

Benedetto e Scolastica, Chiara e Francesco: storie di santi e dei loro percorsi spirituali. Le racconta la serie di "a.C.d.C." con il professor Alessandro Barbero "Uomini della penitenza", in onda giovedì 28 marzo a partire dalle 21.10 su Rai Storia. Si comincia Santa Chiara e San Francesco di Assisi, a seguire alle 21.40 Santa Scolastica e San Benedetto da Norcia, forse fratelli gemelli.

Medioevo da non credere

Il Medioevo. Un periodo su cui grava una serie di pregiudizi e falsità che il professor Alessandro Barbero sfata nel documentario “Medioevo da non credere”, ideato e scritto dallo stesso Barbero con Davide Savelli per la regia di Monica Taburchi, in onda giovedì 28 marzo alle 22.10 su Rai Storia per “a.C.d.C.”. In primo piano, le storie di signori feudali e servi della gleba: come vivevano davvero, al di là dei luoghi comuni ai quali siamo abituali? Quali erano il ruolo e la funzione dei cavalieri? Come erano i castelli? Come funzionava l’università? Esisteva lo ius primae noctis? A queste e ad altre domande risponde “Medioevo da non credere” che si propone di superare i vecchi clichés del “periodo buio” e cercare di capire meglio cosa sia veramente successo in un millennio decisivo per la storia dell’Europa in cui viviamo oggi. “Il Medioevo – dice il professor Barbero, docente all’Università del Piemonte Orientale – è completamente diverso da quello che pensiamo. Anzi, è stato addirittura un po’ ‘calunniato’ come un periodo buio. E invece, è da lì che è partita la nostra modernità”. Il documentario è stato girato con l’aiuto di alcuni gruppi storici di rievocatori in alcuni luoghi medievali tra i meglio conservati in Italia, come il Ricetto Comunitario di Candelo e il Castello di Fènis e, inoltre, all’Armeria del Museo Reale di Torino e al Borgo Medioevale di Torino. Un luogo simbolo, quest’ultimo, di tutto il nostro “bizzarro” immaginario medioevale.

Officina patrimonio
Incontro

La quarta puntata di Officina patrimonio, dedicata al tema dell’incontro, farà tappa a Ravenna, Milano, Pontecagnano e Potenza e andrà in onda giovedì 28 marzo alle 23.10 in prima visione su Rai Storia. La cultura e il patrimonio favoriscono solitamente incontri, ‘attraversamenti’, relazioni in grado di contribuire a quella che oggi rappresenta l’esigenza di educare a una cittadinanza globale e ad un futuro sostenibile. Incontri fra discipline, fra la storia e i temi del presente, fra attori sociali diversi e cittadinanza, fra luoghi della cultura e territorio e ancora, soprattutto, fra persone. In tale direzione in questa puntata ragazze e ragazzi incontreranno i professionisti della tutela per capire come nasce e perché una legge a tutela del paesaggio e come le istituzioni contrastano il traffico illecito delle opere d’arte. Comprenderanno come l’archeologia appartiene al territorio e il museo che ne custodisce i reperti, può e deve essere un luogo di incontro inclusivo e accessibile a tutti. Infine, lo sguardo dei giovani sarà rivolto al futuro. Varcheranno le soglie di una moderna biblioteca dove si ritroveranno, insieme, ad apprendere nuove e affascinanti competenze tecnologiche.

VENERDÌ 29/03/2024

Passato e presente
Gli ultimi giorni di Gesù

Le lacune biografiche e le discordanze tra i Vangeli sinottici e il Vangelo di Giovanni rendono difficile ricostruire la vicenda di Gesù, non solo per il periodo dell’infanzia, ma soprattutto per la passione e la morte del Nazareno. Ma quali sono le fonti più significative, in ambito non cristiano, che ci forniscono testimonianza sulla figura storica di Gesù e in particolare dei suoi ultimi giorni? Cercano una risposta a questi interrogativi Paolo Mieli e il professor Alessandro Barbero a “Passato e Presente”, il programma di Rai Cultura in onda venerdì 29 marzo alle 13.15 su Rai3 e alle 20.30 su Rai Storia. Oltre ai Vangeli, quali altri testi accennano all’evento destinato ad imprimere una svolta decisiva nella storia dell’umanità?  La predicazione, la passione, la morte e la resurrezione del Nazareno affiorano in modo più o meno diretto nelle citazioni di alcuni storici dell’antichità: da Tacito a Svetonio fino a Flavio Giuseppe autore del controverso passaggio noto come “Testimonium flavianum”.

Il declino di Hitler
Uccidere il Fuhrer

Nel 1943, la sconfitta nella battaglia di Stalingrado contro i sovietici incrina il mito dell’invincibilità nazista. E della sua guida suprema, Adolf Hitler, che si sottrae dalla scena pubblica. Un drammatico tornante della storia nazista, raccontata dall’episodio della serie Bbc, introdotta per Rai Cultura dallo storico Emilio Gentile, “Uccidere il Fuhrer” onda venerdì 29 marzo in prima visione alle 21.10 su Rai Storia. L’appartarsi di Hitler lascia spazio in Germania alle ambizioni e alle rivalità dei gerarchi, come Goebbels, Speer, Himmler. Ma al tempo stesso apre uno spiraglio al dissenso clandestino contro il nazismo. È il caso de “La rosa bianca”, il gruppo di coraggiosi studenti che all’Università di Monaco distribuisce volantini anti-Hitler, per dare una testimonianza di libertà a costo della propria vita. O dell’“Operazione Valchiria”, col tentato attentato a Hitler ordito dal colonnello Claus von Stauffenberg.

Italiani
Gabriella Ferri

Nata a Roma nel 1942 nel celebre quartiere popolare di Testaccio, Gabriella Ferri è stata una delle più celebri e amate voci italiane, dagli anni ’60 in poi.  Diventata nell’immaginario collettivo, accanto al suo mito Anna Magnani, un’icona della romanità femminile, Rai Cultura propone a pochi giorni dal 20° anniversario della morte, lo speciale di Pierluigi Castellano, in onda venerdì 29 marzo alle 22.10 su Rai Storia per il ciclo “Italiani”. Agli esordi la Ferri si specializza nel folk romano, per poi diventare cantante e interprete a tutto tondo, ma parallelamente anche attrice di varietà: ricordiamo le sue performance presso il locale romano “Il Bagaglino”, e poi anche per noti programmi televisivi della Rai, quali “Dove sta Zazà” e “Mazzabubú”, con testi e regia teatrale di Mario Castellacci, Pier Francesco Pingitore e Antonello Falqui, e con regia televisiva di Antonello Falqui. Negli anni ’70 conosce un successo discografico poco alla volta travolgente in Italia, ma anche in Sud America. Scompare precocemente nel 2004. 

SABATO 30/03/23

Passato e presente
Il Santo sepolcro

Gerusalemme, 326 d.C. L’imperatore Costantino decide di erigere un santuario per proteggere il Santo Sepolcro e onorare la Risurrezione di Cristo. All’edificio viene data forma rotonda, secondo la tradizione romana per i mausolei imperiali. Comincia così la storia di uno dei luoghi sacri più importanti della cristianità, ripercorsa da Paolo Mieli e dal professor Franco Cardini a “Passato e Presente”, in onda sabato 30 marzo alle 20.30 su Rai Storia.

Nel nome del figlio di Dio, viene realizzato un edificio imponente, sovrastato da una cupola maestosa che poggia su un colonnato interno. Al centro, la Santa Grotta, una piccola cella scavata nella roccia, che contiene un letto di pietra. La tomba e il suo valore simbolico saranno in seguito oggetto di attacchi e devastazioni. Gli arabi la distruggono quasi completamente, ma viene ricostruita dai Crociati e la struttura realizzata corrisponde oggi alla basilica del Santo Sepolcro propriamente detta. Il santuario, che comprende in origine una basilica a cinque navate e la rotonda dell’Anàstasi, cioè della risurrezione, è frutto di rimaneggiamenti e nuove edificazioni. L’attuale complesso di edifici monumentali continua a essere oggetto di altissima venerazione da parte dei fedeli, che cercano nel luogo sacro il segno dell’evento che racchiude il senso ultimo del messaggio cristiano.   

Cinema Italia
Stromboli. Terra di Dio

Il primo film di Roberto Rossellini con Ingrid Bergman, del 1950: è “Stromboli Terra di Dio”, in onda in versione restaurata sabato 30 marzo alle 21.10 su Rai Storia per il ciclo “Cinema Italia”. Nel cast anche Mario Vitale, Renato Cesana, Mario Sponza

Karin è una profuga lituana che durante la Seconda Guerra Mondiale conosce l'italiano Antonio, lo sposa e va a vivere con lui nella sua terra, l'isola di Stromboli. Karin però non si adatta a quella realtà e soffre per le enormi differenze culturali con la gente del posto. Quando rimane incinta, prova a scappare oltre il vulcano in eruzione.

Documentari d' autore
Il nostro Papa

Le origini della famiglia di Papa Francesco, l'abbandono dell'Italia per una sorte più fortunata in Argentina, l'infanzia del futuro pontefice vissuta con lo spirito delle radici italiane. Una profonda riflessione sul significato del fenomeno migratorio con un occhio attento all'attualità. Le propongono Marco Spagnoli e Tiziana Lupi in “Il nostro Papa” in onda sabato 30 marzo alle 22.45 su Rai Storia per “Documentari d’autore”


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