Dove c’è musica non ci può essere alcun male
RAVENNA FESTIVAL 2025 XXXIV EDIZIONE
31 maggio - 13 luglio
10 maggio - 2 giugno |Romagna in fiore
12-16 novembre |Trilogia d’Autunno
Donde hay música no puede haber cosa mala, ovvero “dove c’è musica non ci può essere alcun male”, dichiara Sancho Panza, il più celebre scudiero della letteratura mondiale. E se queste parole ben rispecchiano lo spirito di Ravenna Festival – che da sempre trova nella musica e nelle arti performative uno spazio di confronto e dialogo – la citazione dal Don Chisciotte scelta come titolo di questa XXXVI edizione offre anche l’occasione per riflettere sul coraggio e la trasformazione di questo valore, dalla tradizione epica al cavaliere errante di Cervantes, fino al significato che l’eroismo può assumere ai giorni nostri: il coraggio civile e spirituale, il coraggio di ricominciare, di creare e sperare.
Il modello di coraggio mutuato dall’epica antica e medievale si caratterizza principalmente come valore sul campo di battaglia. L’eroe è dunque il guerriero, virile e intrepido; il suo destino si compie o nella morte in guerra o nella supremazia sull’avversario. Le prime incrinature già affiorano in Ariosto – i suoi paladini sono in lotta con loro stessi, le proprie passioni e fragilità – ma è con Cervantes che l’eroismo si fa resistenza, fedeltà a un sogno e al mondo come dovrebbe e potrebbe essere piuttosto che ciò che è. La follia diventa così un atto di estremo coraggio, ovvero la capacità di immaginare e perseguire un ideale di giustizia e bellezza.
Oggi più che mai va ridefinito il paradigma del coraggio – non il privilegio degli oppressori, ma la risorsa degli oppressi. È il coraggio civile di chi lotta per la giustizia, di chi sceglie di creare in una società che sembra preferire la (auto)distruzione, di chi continua a sperare anche davanti alla sofferenza. Se la musica è una garanzia contro il male, come suggerisce Sancho, è perché la cultura e le arti sono strumenti per creare connessioni in un’epoca che separa, nega, dimentica. A questo coraggio contemporaneo guarda Ravenna Festival: un coraggio che non impugna spade ma idee, empatia e speranza.
Se il 31 maggio Riccardo Muti sarà sul podio dell’Orchestra Cherubini per il concerto inaugurale con il violinista Giuseppe Gibboni, nei due giorni successivi guiderà cori di tutt’Italia in lezioni e prove su pagine verdiane – l’appuntamento è parte di Cantare amantis est, una rassegna curata da Anna Leonardi e Michele Marco Rossi.Accanto alle tre ante del Don Chisciotte ad ardere di Albe/Ravenna Teatro e a Orlando e Alcina di Händel nella Trilogia d’Autunno completata dal Messiah (dal 12 al 16 novembre, con la regia di Pier Luigi Pizzi e Ottavio Dantone alla guida di Accademia Bizantina e Orchestra Cherubini), il Bhagavadgītā riletto dal Grande Teatro di Lido Adriano, lo spettacolo di Marco Baliani sul “coraggio silenzioso” e Lisistrata di Marco Martinelli in arrivo da Pompei sono spunti di riflessione sul tema di quest’anno. Ritorna inoltre in scena Romagna in fiore (dal 10 maggio al 2 giugno) nei territori colpiti dalle alluvioni, mentre fra aprile e maggio quattro concerti di artisti palestinesi incrociano le rotte del Festival delle Culture.
Muti guiderà la Cherubini in un secondo concerto a luglio, ma sul podio saliranno anche Zubin Mehta e Daniel Harding, rispettivamente con le orchestre del Maggio Musicale Fiorentino e dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, mentre Accademia Bizantina e Alessandro Tampieri firmano una serata dedicata a Vivaldi e non mancano pagine contemporanee come quelle di Luciano Berio, Heiner Goebbels e Max Richter. Il programma include inoltre le dediche di Uri Caine all’attivista afroamericano Octavius Catto, di Cat Power a Bob Dylan, di CCN/Aterballetto a Ennio Morricone, una serata Pink Floyd e gli omaggi al coreografo Micha van Hoecke e al jazzista Joe Zawinul. Fra gli ospiti anche Enrico Rava e Stefano Bollani, Malika Ayane, Alessio Boni, Pietro Fresa, Alexander Gadjiev, Fabrizio Bosso, Carlo Lucarelli, Aldo Cazzullo, Moni Ovadia, Dardust, Arooj Aftab, Lakecia Benjamin…
Nell’anno giubilare, le basiliche cittadine, incluse quelle bizantine Patrimonio Unesco, ospitano gli omaggi a Palestrina dei Tallis Scholars e degli Odhecaton, oltre alla sacra rappresentazione sulla figura biblica di Rut, gli oratori di Stradella e Buxtehude. Nella Fattoria Guiccioli dove spirò l’eroina del Risorgimento Anita Garibaldi sarà invece proposta l’opera a lei dedicata da Gilberto Cappelli.
Il Festival ritorna anche a Cervia-Milano Marittima con la rassegna di parole e note Il Trebbo in musica, a Lugo nella storica cornice del Pavaglione e a Russi con l’elegante scenografia di Palazzo S. Giacomo. L’Orchestra Cherubini rinnova il progetto La musica senza barriere, che ne vede le formazioni da camera portare la musica in RSA, ospedali, carceri e luoghi di volontariato, cultura e arte nel territorio di Ravenna e oltre.
EROI PER IL NUOVO MILLENNIO
Fin dall’antichità, sono esistite storie di eroi: prescelti dagli dei, incarnazione di forza fisica e morale, posti al di sopra delle persone comuni dal loro destino eccezionale, che spesso li condanna a una tragica solitudine. Per esempio, il testo sacro indiano Bhagavadgītā scelto come punto di partenza per il nuovo progetto del Grande Teatro di Lido Adriano ruota attorno al virtuoso guerriero Arjuna, incoraggiato dal suo auriga, in realtà un avatar del dio Vishnu, a superare i dubbi e accettare il proprio dovere di combattere. Ma per Ariosto, dal cui Orlando furioso sono tratti i protagonisti delle due opere di Händel in scena per la Trilogia d’Autunno (anche quest’anno con la firma di Pier Luigi Pizzi alla regia e Ottavio Dantone alla guida di Accademia Bizantina), i paladini non sono più solo audaci guerrieri; sono uomini resi vulnerabili, fino alla follia, dalle loro passioni. E se la follia di Orlando è un sintomo d’amore che lo spoglia della sua armatura e integrità, quella di Don Chisciotte appare piuttosto come una scelta filosofica ed etica. Don Chisciotte ad ardere, il progetto di Marco Martinelli ed Ermanna Montanari di Albe/Ravenna Teatro giunto al terzo e ultimo anno, ci chiama a partecipare al sogno del cavaliere errante, mentre Marco Baliani con lo spettacolo Del coraggio silenzioso invita a contemplare il valore inaspettato e spesso nascosto di chi agisce secondo le necessità della coscienza.
Nel riscrivere il concetto di coraggio non si possono ignorare le tragedie dei nostri giorni: sono quattro i concerti della rassegna Voci e musiche dalla Palestina, parte anche del Festival delle Culture, e nove gli appuntamenti pomeridiani della rassegna ecosostenibile e diffusa Romagna in fiore, una celebrazione dello spirito di comunità e resilienza dei territori funestati dagli eventi alluvionali degli ultimi due anni.
Sono eroine delle idee le donne della Lisistrata di Aristofane, che scioperano contro la guerra. Si tratta della nuova e quarta tappa di Sogno di volare, il progetto che lega Ravenna a Pompei attraverso il commediografo greco e la “rimessa in vita” operata da Marco Martinelli con la complicità degli adolescenti del territorio partenopeo. Eroina è anche Anita, la rivoluzionaria e indomita compagna di Garibaldi a cui è dedicata l’opera di Gilberto Cappelli; Anita sarà in scena proprio alla Fattoria Guiccioli a Mandriole dove morì stremata dalla malattia e dalla fuga. Il coraggio civile è il fil rouge anche di The Passion of Octavius Catto di Uri Caine, dedicato all’attivista afroamericano ucciso nel 1871 da chi si opponeva al suffragio per i cittadini di colore, e dello spettacolo di danza Fragolesangue, il cui titolo richiama il classico film di Stuart Hagmann sulla controcultura americana e sulle proteste studentesche.
Il coraggio di osare è spesso determinante anche nelle arti. Si pensi alla “svolta elettrica” di Bob Dylan che scosse le fondamenta della musica folk con il concerto detto “della Royal Albert Hall” nel 1966 riproposto da Cat Power, oppure al rapporto di Ennio Morricone con il cinema, talvolta considerato con sospetto e rimprovero da parte dei colleghi compositori “accademici”; è di Aterballetto la dedica Notte Morricone. Gli artisti sono chiamati a farsi pionieri – il Duo Aria e la Zawinul Legacy Band 3.0 rendono omaggio rispettivamente a Luciano Berio e Joe Zawinul, quest’ultimo fra i protagonisti di un’altra dirompente svolta elettrica degli anni Sessanta, quella di Miles Davis – magari creando anche nuovi generi come Pino Daniele nel mescolare blues e jazz alla canzone napoletana (gli rende tributo Il cielo è pieno di stelle con Fabrizio Bosso e Julian Oliver Mazzariello).
E nell’Anno Giubilare, come non ricordare alcuni esempi della tradizione biblica ed evangelica? Il sacrificio per gli altri è esemplificato dalla Crocifissione – sulle sette parti di quel corpo perseguitato si concentra l’oratorio di Dietrich Buxtehude Membra Jesu Nostri affidato agli allievi del Conservatorio G. Verdi di Ravenna diretti da Antonio Greco. Il coraggio di chi “grida nel deserto” è quello di San Giovanni Battista di Alessandro Stradella, altro oratorio seicentesco (questo composto per il Giubileo del 1675) proposto dall’Ensemble Mare Nostrum diretto da Andrea De Carlo, mentre la moabita Rut, protagonista della nuova sacra rappresentazione composta da Marianna Acito su libretto di Francesca Masi, è una straniera che si fa carico delle sofferenze altrui e ci insegna qualcosa su coraggio dell’inclusività.
MUSICHE
L’uomo che non ha musica in sé, ci informa Shakespeare ne Il mercante di Venezia, è incline a tradimenti e perfidie; è meglio diffidare di chi non è commosso da dolci armonie. Anche quest’anno è Riccardo Muti a occupare il podio del concerto inaugurale, alla guida della sua OrchestraGiovanile Luigi Cherubini per l’ouverture Coriolano e la Settima Sinfonia di Beethoven, nonché per il Concerto n. 4 in re maggiore K 218 di Mozart, con solista Giuseppe Gibboni, il violinista che nel 2021 ha riportato in Italia il Premio Paganini. Nel secondo appuntamento con la Cherubini, a luglio, Muti dirige invece la Quinta Sinfonia di Beethoven, la Quarta Sinfonia “Italiana” di Mendelssohn-Bartholdy e la Sinfonia da I vespri siciliani di Verdi.
Il programma sinfonico di quest’edizione è anche l’occasione per rivedere a Ravenna due direttori del calibro di Zubin Mehta e Daniel Harding. Il primo sarà sul podio dell’orchestra di cui è direttore onorario a vita – quella del Maggio Musicale Fiorentino – per un programma composto dal Concerto per violino e orchestra in re maggiore op. 61 di Beethoven, con solista Amira Abouzahra, e dalla Symphonia domestica di Richard Strauss. Harding dirige invece l’Orchestradell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, di cui è diventato direttore musicale l’anno scorso, in un trittico composto da Blumine dalla Sinfonia n. 1 di Mahler, il Preludio e Liebestod dal Tristan und Isolde di Wagner e la Seconda Sinfonia in re maggiore op. 73 di Brahms.
S’intitola Vivaldi d’amore la serata che Accademia Bizantina dedica ai concerti per archi, violino e viola d’amore del Prete Rosso. Al centro della scena nei doppi panni di direttore e solista c’è Alessandro Tampieri, fra i primi a unirsi alle fila della Bizantina e oggi suo primo violino solista, capace di passare con disinvoltura dal violino alla viola e alla viola d’amore, meraviglioso strumento dal suono morbido e affascinante.
Sull’orizzonte contemporaneo si stagliano invece Max Richter con il suo più recente album In A Landscape (Deutsche Grammophon) quasi un atto di protesta che oppone silenzio e pacatezza alla violenza diffusa della nostra epoca, e le Surrogate Cities del compositore tedesco Heiner Goebbels, audace sperimentatore capace di mescolare classica e jazz, pop ed elettronica, insieme a un bagaglio di suoni e rumori, improvvisazioni e campionamenti. In questa produzione di Ravenna Festival, Goebbels curerà anche la mise en espace, firmando scene e luci, mentre a eseguire l’imponente ciclo orchestrale dedicato alle metropoli – ai loro ritmi frenetici ma anche oasi di pace e molteplici voci – saranno l’Orchestra Cherubini diretta da Andrea Molino, i solisti Aurore Ugolin e John De Leo e Alípio Carvalho Neto ai sassofoni.
Per il centenario della nascita di Luciano Berio, il Duo Aria (ovvero Carlo Sampaolesi alla fisarmonica e Pietro Elia Barcellona al contrabbasso) ne propone la Sequenza XIVb e la Sequenza XIII (chanson), accanto a In bianco e nero di Francesca Verunelli – compositrice che conta fra i riconoscimenti anche il Leone d’Argento alla Biennale di Venezia – così esplorando l’influenza di Berio sulle successive generazioni di compositori.
Due gli appuntamenti con la nuova generazione del pianismo. Mentre Alexander Gadjiev, premio Abbiati miglior solista nel 2022, si misura Debussy, Bartók e Musorgskij, Pietro Fresa, classe 2000, sceglie un programma che si apre e chiude con variazioni di Mozart e Brahms, passando per le mazurche di Chopin, miniature-gioiello del Romanticismo pianistico, e la forma sonata rivisitata in chiave allucinata e modernista nella “Messa nera” di Skrjabin.
Tra le formazioni cameristiche anche l’eclettico e già premiatissimo vision string quartet, che riflette la fresca vivacità culturale di Berlino, dove è basato, nella versatilità con cui accosta un Quartetto di Brahms a composizioni originali eseguite con strumenti amplificati. Fondato invece a Colonia il Trio Orelon (“orelon” significa “orecchio” in esperanto), che propone tre trii con pianoforte, incastonando quello di Anton Arensky fra Haydn e Beethoven. Il Signum Saxophone Quartet si esibisce invece su brani trascritti per e dai suoi musicisti, spaziando da Grieg e Barber a Gershwin e Piazzolla, fino al giovanissimo compositore vietnamita-americano Viet Cuong, la cui musica è stata eseguita da formazioni come la New York Philharmonic e in sale come il Lincoln Center e la Carnegie Hall.
Ha debuttato l’anno scorso a Spoleto Anita, opera di Gilberto Cappelli su libretto di Raffaella Sintoni e Andrea Cappelli e commissionata dal Teatro Lirico Sperimentale A. Belli di quella città per illuminare le gesta dell’eroina dei due mondi e il culto che suscitò soprattutto in Romagna. Nella storica cornice della Fattoria Guiccioli, dove Anita morì nel 1849, Marco Angius dirige l’OrchestraCalamani e il Coro del Teatro LiricoSperimentale, con il soprano Chiara Guerra e il baritono Alberto Petricca nei panni dei protagonisti Anita e Giuseppe Garibaldi. Un omaggio a una figura di sorprendente modernità lungo una partitura che non cela l’amore tutto mitteleuropeo per Mahler e l’espressionismo di inizio Novecento di Schönberg e Berg.
Oltre agli appuntamenti sulle rotte mediorientali del Festival delle Culture, come sempre il programma include svariati eventi che guardano ad altri territori geografici e musicali. È il caso delle musiche dal mondo, arrangiate dal compositore americano Fred Sturm per celebrare differenze e tangenze, che Marco Albonetti e il FontanaMix Ensemble propongono con Terra Madre (Migrations) o del folk avant-garde del trio sloveno irom, la cui varietà di strumenti include oggetti convertiti alla musica.
Gli omaggi a leggende musicali passano anche dalla danza, come accade per la Notte Morricone di CCN/Aterballetto (le musiche registrate sono eseguite dall’Orchestra Cherubini) e per The Wall & Pink Floyd Greatest Hits, una nuova coproduzione con i teatri di Ferrara e Reggio Emilia. L’Orchestra Città di Ferrara e il Coro del Teatro Comunale di Ferrara diretti da Roberto Molinelli, i Pink Sonic, la MM Dance Company su coreografie di Michele Merola e il regista Manuel Renga uniscono le forze per celebrare la leggendaria band e in particolare il concept album uscito nel 1979. Nato dalla rabbia e dalla frustrazione di Roger Waters, The Wall è un inno ad abbattere il muro che separa l’individuo dal mondo, ponendo fine al delirio di alienazione e autoreferenzialità innescato dalle pressioni sociali.
La cantautrice americana Cat Power riporta invece in scena lo storico concerto di Bob Dylan “della Royal Albert Hall” del 1966 e la Zawinul Legacy Band 3.0 ripercorre l’odissea musicale di Joe Zawinul, pioniere dello stile fusion e dell’evoluzione elettrica del linguaggio jazz. Sul palcoscenico anche Omar Hakim e Bobby Thomas Jr., che sono stati membri dei Weather Report fondati da Zawinul e Wayne Shorter.
Si ritorna in Italia con Rapsodia fantastica, un concerto con proiezioni video dove la musica contemporanea di Giacomo Cuticchio incontra il Teatro dei Pupi del padre Mimmo, e con Vincenzo Capezzuto e il Motus Mandolin Trio, che si mettono sulle tracce della canzone napoletana nell’Ottocento. Una storia che ha trovato un sorprendente nuovo capitolo nel repertorio di Pino Daniele: a dieci anni dalla scomparsa del cantautore, Fabrizio Bosso e Julian Oliver Mazzariello gli rendono omaggio con Il cielo è pieno di stelle, uno dei sette appuntamenti del Il Trebbo in musica. L’ormai tradizionale percorso di eventi fra musica e parole a Cervia-Milano Marittima include anche Aldo Cazzullo e Moni Ovadia con Il romanzo della Bibbia con musiche live di Giovanna Famulari, Mario Tozzi e il jazzista Enzo Favata per una disamina geologico-musicale del Mediterraneo, Dardust con il suo Urban Impressionism, una nuova produzione con Carlo Lucarelli, La Traviata sono io con Alessio Boni su testo di Filippo Arriva e la cantante Arooj Aftab, vincitrice di un Grammy Award, con il suo più recente album Night Reign, un disco “notturno” sospeso fra jazz e folk pakistano, minimalismo e filosofia Sufi.
Il tris di concerti al Pavaglione di Lugo si apre con la prima italiana di The Passion of Octavius Catto di Uri Caine. Fra i jazzisti più “enciclopedici” di sempre e pianista sopraffino, Caine ha composto questo pezzo nel 2014 per la Philadelphia Orchestra, in onore dell’insegnante e attivista afroamericano per i diritti civili che fu assassinato nella città statunitense nel 1874. A Lugo ne sarà proposta una versione cameristica per quintetto jazz e voce solista – quella di Barbara Walker, già straordinaria interprete della prima esecuzione. Seguirà l’appuntamento con Enrico Rava e Stefano Bollani; d’altronde è stato lo stesso Rava a scoprire l’allora giovanissimo ma già fuoriclasse Bollani. A completare il fine settimana a Lugo il concerto di una raffinata cantautrice come Malika Ayane, per la prima volta in “versione sinfonica” grazie alla complicità dell’Orchestra La Corelli, sulla scia dei felici incontri fra formazioni classiche e pop-rock che il Festival sta sperimentando in questi anni.
A Palazzo San Giacomo a Russi, invece, il luogo di villeggiatura dei conti Rasponi sulla riva del Lamone è lo scenario di La notte dello Spiritual Jazz – con la sassofonista Lakecia Benjamin (cinque volte nominata ai Grammy, si è esibita anche all’inaugurazione della presidenza Obama) e Hamid Drake, fra i migliori percussionisti jazz, con special guest il sassofonista James Brandon Lewis – e La lunga notte irlandese curata da Fabio Rinaudo, un nuovo viaggio sull’isola di smeraldo con i Dervish dalla contea di Sligo, tre fuoriclasse come Derek Hickey, Mick O’Brien e Ciara Ní Bhriain e i Birkin Tree, ambasciatori del folk irlandese in Italia.
CANTARE AMANTIS EST
Nel discorso 336, In dedicatione ecclesiae, Agostino d’Ippona sostiene che cantare amantis est, ovvero il canto è proprio di coloro che amano; in altre parole, il canto è una naturale manifestazione dell’amore, in particolare quello spirituale. Se per Sant’Agostino l’argomento era destinato a sottolineare la funzione del canto non come semplice ornamento della liturgia ma sua parte integrante – forma elevata di preghiera e veicolo privilegiato della gioia spirituale – ispirando secoli di riflessione e pratica musicale sacra, Cantare amantis est è quest’anno il titolo della speciale rassegna curata da Anna Leonardi e Michele Marco Rossi, nel 2024 autori della Chiamata alle arti.
Al centro del progetto c’è il canto nella sua dimensione corale, intesa anche come possibilità per un’umanità complessa e varia di trovare terreno comune nell’espressione musicale. Domenica 1 e lunedì 2 giugno cori di tutt’Italia prendono parte a due giorni di prove e lezioni con la guida di Riccardo Muti, nella scia dell’attenzione che da sempre il Maestro riserva all’educazione musicale, in special modo per le nuove generazioni. Accessibili al pubblico, le due giornate saranno dedicate ai più importanti cori d’opera verdiani. Il 2 giugno, con Another Bach in the Wall, alla Mensa di Fraternità della Parrocchia di San Rocco saranno presentati i murales realizzati da artisti che hanno partecipato al progetto Chiamata alle arti nel 2024, con l’accompagnamento di strumentisti della Cherubini. La Basilica Metropolitana accoglierà invece un concerto per il Giubileo.
NELLE BASILICHE
Con il motto Pellegrini di speranza, il Giubileo 2025 voluto da Papa Francesco si propone come un anno di pellegrinaggio, riconciliazione e rinnovamento spirituale per milioni di Cattolici in tutto il mondo; un invito a riscoprire la fede, la speranza, la misericordia e l’impegno per la giustizia in un tempo segnato da sfide globali, offrendo occasioni di preghiera, perdono e solidarietà.
Da sempre sensibile al millenario patrimonio di arte e fede di cui sono custodi le basiliche della città, il Festival propone a Sant’Apollinare in Classe l’oratorio San Giovanni Battista che Alessandro Stradella compose per l’Anno Giubilare 1675, dando voce a un uomo che ha riposto la sua fede incrollabile in Dio. A eseguirlo l’Ensemble Mare Nostrum diretto da Andrea De Carlo, con Silvia Frigato e Danilo Pastore nei panni di Salomè e il Battista, mentre Masashi Tomosugi è Erode, Dorota Szczepanska Erodiade e Roberto Manuel Zangari il Consigliere. Detto “Caravaggio della musica” per la vita avventurosa e la morte violenta che lo accomunano al Merisi, Stradella sembra scolpire i suoi personaggi nella pietra, come le sculture che andavano componendo il volto barocco della Città Eterna.
Il Festival ha inoltre commissionato una nuova sacra rappresentazione sulla figura di Rut per la Basilica di San Giovanni Evangelista: Rut. Raccolti di speranza è stata composta da Marianna Acito su libretto di Francesca Masi, che ha reso la speranza il cuore e il fine del testo. In scena, Laura Zecchini nei panni della protagonista e Daniela Pini e Angelo Testori rispettivamente in quelli di Noemi e Boaz; a dirigere gli Strumentisti della Cherubini e il Gruppo Vocale Heinrich Schütz sarà Mattia Dattolo.
Le messe in scena a tema sacro contano anche un altro intenso oratorio seicentesco, quello di Dietrich Buxtehude incentrato sul corpo di Cristo crocifisso: nella Basilica di Sant’Agata Maggiore, Membra Jesu Nostri è affidato al Coro & Ensemble 1685 del Conservatorio Giuseppe Verdi di Ravenna e alla direzione da Antonio Greco, mentre docenti e allievi dell’Accademia di Belle Arti di Ravenna ne cureranno il visual project.
La ricorrenza dei 500 anni dalla nascita di Giovanni Pierluigi da Palestrina e il perdurare della sua influenza sulla storia della musica sacra saranno celebrati nella Basilica di San Vitale dal ritorno dei Tallis Scholars, diretti da Peter Phillips in un programma che mette il compositore cinquecentesco a stretto confronto con Arvo Pärt (che compie invece novant’anni), e dall’ensemble vocale Odhecaton, che riunisce sotto la direzione di Paolo Da Col alcune delle migliori voci maschili italiane specializzate in musica rinascimentale e preclassica – in questo caso mottetti di Palestrina sono accostati alla Messa “a Palestrina” di Scarlatti.
Tallis e Odhecaton prenderanno parte anche a In templo Domini, la tradizionale rassegna di liturgie domenicali che accompagna il calendario del Festival e che quest’anno è ospitata nella più antica basilica giubilare della città, ovvero Sant’Apollinare in Classe. Mentre Tallis e Odhecaton accompagnano rispettivamente le celebrazioni dell’Ascensione e della Pentecoste, quella della Santissima Trinità vedrà partecipe il Gruppo Vocale Heinrich Schütz guidato da Roberto Bonato. Fra i celebranti delle solenni liturgie Padre Mauro-Giuseppe Lepori, Abate Generale dell’Ordine Cistercense, e Padre Gianni Giacomelli del Monastero di Fonte Avellana, che interverranno anche in un ciclo di incontri a tema.
UN FESTIVAL CHE DANZA
Quest’anno spetta alla danza concludere il programma estivo di Ravenna Festival il 13 luglio, con il ritorno di Les étoiles, ormai un brand per tutti gli appassionati di balletto: fra repertorio classico e moderno – senza trascurare novità contemporanee e brani in prima nazionale e assoluta – il gala curato da Daniele Cipriani per Ravenna è pour homme, quindi interamente declinato al maschile con primi ballerini e solisti dalle migliori compagnie internazionali. La danza si fa anche strumento per esplorare due eredità musicali del Novecento. La MM Dance Company è coinvolta nella nuova coproduzione The Wall & Pink Floyd Greatest Hits, mentre per celebrare Ennio Morricone il Centro Coreografico Nazionale/Aterballetto ha affidato a Marcos Morau, il più giovane coreografo ad aver ottenuto il Premio Nazionale di Danza (massimo riconoscimento in Spagna), il compito di confrontarsi con le sue iconiche composizioni per il cinema. In un intreccio di danza, cinema e arti visive, Notte Morricone rende omaggio all’uomo e all’artista, mostrandocelo proprio nel momento della creazione. Le musiche sono registrate dall’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini. CCN/Aterballetto propone inoltre al Museo Classis le MicroDanze, brevi performance immaginate per spazi non teatrali.
La sezione danza include anche un doppio omaggio a Micha van Hoecke, fra gli artisti che hanno amato Ravenna e il suo Festival e riferimento del mondo coreutico e in particolare del “teatro di danza” a fine Novecento e primi anni duemila: a quattro anni dalla scomparsa del coreografo, la compagna d’arte e vita Miki Matsuse riallestisce in prima italiana con il Balletto di Roma La dernière danse?, mai proposto prima a Ravenna e lavoro centrale nel percorso di Micha, non solo perché ne decretò il successo negli anni Ottanta, ma anche perché rappresenta un viaggio nel labirinto dei ricordi, sulle musiche della giovinezza dell’artista. Nell’occasione il Teatro Alighieri ospiterà anche una mostra fotografica: La vie d’artiste è un ritratto per immagini di Micha, dalla storia della famiglia russo-belga agli anni con Béjart a Bruxelles fino all’attività in Belgio e in Italia.
È una prima anche Fragolesangue di Monica Francia, Ida Malfatti e Zoe Francia Lamattina, una coproduzione di Ravenna Festival e Nanou Associazione Culturale ETS. Il titolo riprende quello della pellicola del 1970 Fragole e sangue diretta da Stuart Hagmann e premiata a Cannes – un racconto della presa di coscienza politica di uno studente, maturata nel contesto della controcultura americana. Con una forte componente laboratoriale per giovanissime performer, lo spettacolo diventa un’esperienza collettiva che fa i conti con le narrazioni di un’altra epoca poetico-politica, a contatto con corpi, desideri e urgenze del presente.
IL TEATRO SPECCHIO DEL MONDO
Uno sciopero tutto al femminile per protestare contro la guerra: un’idea che ha quasi duemilacinquecento anni e che Marco Martinelli “rimette in vita”, come già fatto con altre commedie di Aristofane (Uccelli, Acarnesi e Pluto), grazie alla vis comica degli adolescenti di Pompei, Torre del Greco, Castellammare di Stabia e Torre Annunziata. Con musiche di Ambrogio Sparagna, Lisistrata arriverà a Ravenna dopo il debutto al Parco Archeologico di Pompei, che ha commissionato il progetto Sogno di volare per unire patrimonio storico, spettacolo dal vivo e nuove generazioni.
Se l’ateniese Lisistrata rappresenta l’impegno civile e pacifista, il ritratto dell’eroe moderno non può che passare dalle avventure del cavaliere errante di Cervantes: si corona quest’anno Don Chisciotte ad ardere, che Marco Martinelli ed Ermanna Montanari del Albe/Ravenna Teatro hanno dedicato a un altro caposaldo del canone letterario occidentale dopo l’acclamato trittico dantesco. Con musiche originali del gruppo art rock Leda e la partecipazione dei cittadini che hanno risposto alla Chiamata Pubblica, le tre ante del progetto (compresa l’inedita terza parte) saranno in scena fra Palazzo Malagola, Palazzo di Teodorico e Teatro Rasi.
È invece la letteratura extraeuropea il focus del Grande Teatro di Lido Adriano, che sceglie un testo che per l’Induismo ha valore sacro. Il Bhagavadgītā, nel quale il guerriero Arjuna rischia di abbandonarsi allo sconforto di fronte all’imminente battaglia, sarà riletto con il coinvolgimento di decine di giovani e adulti della cosmopolita località della riviera, con drammaturgia di Tahar Lamri, direzione artistica di Luigi Dadina (che ne è regista) e Lanfranco Vicari, in arte Moder, e musiche originali di Francesco Giampaoli.
Le variazioni sul tema si completano con Del coraggio silenzioso, uno spettacolo di e con Marco Baliani, dedicato all’eroismo che non presuppone tempra guerriera e non si staglia sulla scena, non attende ricompense né ringraziamenti, ma nasce da una necessità umana più profonda e in parte indefinibile.
La sezione teatro include anche la prima di Ghosts di Fanny & Alexander: tra apparizioni esplosive, colpi di scena e sottilissime inquietudini, l’universo di Edith Wharton, l’autrice dei racconti di fantasmi da cui lo spettacolo prende le mosse, ci interroga su nostalgia, rimpianto, rimorsi, paura e amore per l’invisibile. Lo spettacolo è diretto da Luigi Noah De Angelis, autore anche di scene e luci, e vede in scena Andrea Argentieri e Chiara Lagani, che cura anche drammaturgia, traduzioni e costumi; le musiche sono di Luigi Ceccarelli.
Nerval Teatro di Maurizio Lupinelli ed Elisa Pol propone invece Finale di partita, uno dei lavori più significativi del drammaturgo irlandese Samuel Beckett; in scena lo stesso Lupinelli, Barbara Caviglia e Carlo De Leonardo e Matteo Salza, due interpreti diversamente abili provenienti dai laboratori di Nerval Teatro a Rosignano Marittimo e Ravenna; lo spettacolo sarà l’occasione per azioni dedicate al pubblico con disabilità sensoriale, consentendone la fruizione anche a sordi e ipovedenti.
TRILOGIA D’AUTUNNO
Si rinnova il dialogo fra la raffinata regia di Pier Luigi Pizzi e la sapienza musicale di Accademia Bizantina e Ottavio Dantone per la Trilogia d’Autunno: se nel 2024 hanno affrontato insieme Monteverdi e Purcell, quest’anno Händel è protagonista assoluto con due nuovi allestimenti dei suoi Orlando (12, 14 novembre) e Alcina (13, 15 novembre), a cui si aggiunge l’esecuzione del Messiah (domenica 16), in questo caso con Dantone alla guida dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini e con il Coro della Cattedrale di Siena “Guido Chigi Saracini” preparato da Lorenzo Donati. Con questo trittico intitolato L’invisibil fa vedere Amore continua anche il percorso del Teatro Alighieri alla scoperta e riscoperta del repertorio lirico del Seicento e primo Settecento – cosiddetto “barocco” – con interpreti d’eccellenza e importanti firme registiche.
Parte di quella tradizione operistica che trovò ispirazione nei personaggi dei cicli cavallereschi e include anche titoli di Vivaldi e Lully, Orlando (1733) e Alcina (1735) ruotano attorno a personaggi dell’Orlando furioso, capolavoro spartiacque nell’epica rinascimentale e testo sorprendentemente moderno. Nel poema ariostesco, il celebre paladino del ciclo carolingio perde il senno quando il suo amore per la principessa Angelica non è corrisposto. L’ambiguità fra potere e fragilità si ripropone anche nel personaggio della maga Alcina, ingannevole seduttrice che, come Circe nell’Odissea, può trasformare gli uomini in animali o piante. Se queste opere esaltano le passioni e la loro influenza sulle nostre azioni, il Messiah (1741), vertice della produzione oratoriale di Händel, celebra la centralità della figura di Cristo che quelle passioni e quella umanità ha incarnato e redento.
Prevendite da giovedì 13 marzo
I giovani al Festival under 18: 5 Euro ove previsto
Carta Giovani Nazionale (18-35 anni): sconto 50% ove previsto
Carnet Open (min. 4 spettacoli) -15% sul prezzo dei biglietti
Biglietteria del Teatro Alighieri tel. 0544 249244
www.ravennafestival.org