L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

L’opera italiana

di Giuseppe Guggino

Fabrizio Della Seta
Bellini
456 pagine – 37,00 €
ISBN: 9788842831341

Luca Zoppelli
Donizetti
608 pagine – 40,00 €
ISBN: 9788842831365

Andrea Chegai
Rossini
458 pagine – 38,00 €
ISBN: 9788842831358
il Saggiatore

La gloriosa collana “La cultura” per Il Saggiatore, particolarmente benemerita negli ultimi anni nei riguardi della saggistica musicale, sia per la traduzione in lingua italiana di importanti saggi (si pensi alla produzione teorica e critica di Arnold Schönberg) che per la riedizione di libri ormai introvabili (ad esempio il fondamentale Stravinskij di Roman Vlad, oppure Scatola sonora di Alberto Savinio, già editi a suo tempo da Einaudi), porta avanti il progetto editoriale “L’opera italiana” costituita da cinque nuove monografie dedicate ai maggiori operisti italiani dell’ottocento, sotto la cura di Paolo Gallarati che nel 2022 inaugurò la serie con il primo volume dedicato a Verdi. È ora la volta dei volumi dedicati a Bellini, Donizetti e Rossini rispettivamente da Fabrizio Della Seta, Luca Zoppelli e Andrea Chegai.

L’impostazione dei volumi è resa omogenea dall’adozione della formula “vita e opere” senza soluzione di continuità, procedendo di pari passo nel percorso biografico con l’analisi dei lavori operistici. Ogni capitolo, in cui la narrazione si serve di pregnanti interpolazioni dall’epistolario o da fonti dell’epoca, è concluso da suggerimenti di lettura e di ascolto, ossia una minima bibliografia e discografia ragionata.

Dopo le note, raccolte a fine di ogni volume, c’è spazio per un glossario, per il catalogo delle opere di ogni compositore e per un’accurata bibliografia aggiornata. L’apparato iconografico riportato nel testo in bianco e nero si avvale dei materiali dell’Archivio Ricordi mentre al centro del volume è possibile imbattersi in fotografie di scena a colori su carta patinata, provenienti delle più recenti messinscene operistiche del rispettivo compositore. Nonostante i tre autori siano musicologi e docenti universitari, il minimo comune è la scelta di rinunciare al più piccolo accenno di esempio musicale, in linea con la saggistica anglosassone, cosa che complica nel corso del discorso l’individuazione dei momenti musicali oggetto di disamina critica, dovendosi far riferimento alle corrispondenti situazioni drammaturgiche. Ciò nonostante i lavori si propongono di fornire una guida all’ascolto al lettore, fornendo consigli e suggerendo percorsi esperienziali, seguendo un po’ l’esempio del Čajkovskij del musicologo inglese David Brown (anch’esso edito in italiano per i tipi del Saggiatore), di fatto così assumendo l’anfibia fisionomia della manualistica musicologica in chiave divulgativa, per ampia ed eterogenea platea di lettori.

Il differente volume del corpus operistico dei tre dedicatari, dai 10 titoli belliniani, ai 39 di Rossini agli oltre 70 lavori del catalogo donizettiano, pur volendo mantenere la medesima entità dei tomi, fra le 500 e le 600 pagine, fanno sì che differenti siano i livelli di approfondimento critico dedicati ai singoli lavori. Per cui se tutte le opere di Bellini ricevono lo stesso minuzioso trattamento non c’è da stupirsi se a Semiramide sia dedicato un intero capitolo e il medesimo trattamento sia riservato a solamente al Tell, mentre, per esempio, l’Adelaide di Borgogna debba accontentarsi della menzione in una isolata riga di testo. Differenti sono anche i vuoti biografici e critici da colmare nei tre rispettivi casi, alla luce dei più recenti lavori sulle fonti e delle importanti edizioni degli epistolari.

Nel caso di Bellini, già beneficiario della minuziosa biografia di Pastura degli anni ’60 nonché dell’impareggiabile lavoro critico di Friedrich Lippmann, a Fabrizio Della Seta, già presidente del Comitato scientifico della Fondazione Bellini e curatore dell’edizione critica dei Puritani, non rimane che ridimensionare l’immagine bidimensionale del compositore melodista a favore di un più corretto inquadramento spaziale nei rapporti con l’estetica coeva, a tutto vantaggio della sua ben delineata individualità ed autonomia. In tal senso, ad esempio, risultano particolarmente illuminanti le osservazioni sull’andamento ritmico dei cori in Beatrice di Tenda e l’acume nel leggervi un’anticipazione di certi trattamenti della scrittura in Rigoletto.

Il volume su Donizetti di Zoppelli, docente all’Universitò di Friburgo e curatore dell’edizione critica di Maria de Rohan, sorvola inevitabilmente sui dettagli delle trame, per le quali si potrà continuare a far riferimento ad Ashbrook o Mioli, ma ha il pregio di collocare criticamente le composizioni donizettiane nel sistema produttivo sclerotizzato dell’epoca, ingabbiato fra convenzioni drammaturgiche e cristallizzate forme musicali, cogliendone le spinte progressiste, laddove esse abbiano avuto le condizioni per palesarsi.

Infine Andrea Chegai, docente alla Sapienza, sistematizza la parabola rossiniana facendo decantare gli oltre sessanta anni di studi dal lavoro pionieristico di Rognoni in un saggio piano ed equilibrato senza che la genialità del pesarese ne risulti minimamente dimidiata, pur non rasentando l’organicità dell’altra monografia su Rossini contemporaneamente apparsa a firma di Paolo Fabbri per LIM e destinata ad una cerchia di lettori certamente più settoriale.

Ottima la cura editoriale complessiva di tutti e tre i volumi e davvero modestissimo il numero di sviste, in genere occorse quando si tratta per inciso un compositore diverso dal protagonista della monografia; sicché nel Bellini (a pag. 110) la parte di Nemorino sembrerebbe esser modellata sulla vocalità di Rubini (che invece cantò L’Elisir a San Pietroburgo per non più di un paio di recite a fine carriera), o nel Donizetti (a pag. 104) il successo di Bianca e Gernando è attribuito alla benevolenza accordata ad un saggio da Conservatorio (equivocando con Adelson). Ma il successo editoriale che meritano i lavori presso il grande pubblico condurrà auspicabilmente alle conseguenti ristampe in cui apportare le minimali rifiniture necessarie.

A completamento della serie giunge nell’anno pucciniano una monografia a cura di Virgilio Bernardoni.


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