L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Elina Garanca

Le passioni di Elīna

 di Andrea R. G. Pedrotti

Elīna Garanča

Revive

musiche di Berlioz, Cilea, Leoncavallo, Mascagni, Massenet, Musorgsky, Ponchielli,Saint-Saëns, Thomas, Verdi

Orquestra de la Comunitat Valenciana

Cor de la Generalitat Valenciana

direttore Roberto Abbado

CD Deutsche Grammophon, 479 5937, 2016

Elina Garanča è certamente uno dei più importanti mezzosoprani in circolazione. Purtroppo, come per altri divi di oggi, è sempre più rara la possibilità di ascoltarne le prestazioni in Italia.

L'artista lettone è da ormai molti anni protagonista sui massimi pacoscenici europei e non solo; di estrazione belcantista, non rossiniana, in questo disco la Garanča pone in luce sia le sue qualità espressive e interpretative sia un'immutata duttilità della corda nelle agilità in un repertorio che spazia dalla seconda metà dell'ottocento fino a qualche esplorazione novecentesca.

Il programma, ovviamente, non si limita a titoli o ad arie popolari, al contrario troviamo alcune rarità, come l'aria di Musette “È destin, debbo andarmene...Marcello mio” da La bohème di Ruggero Leoncavallo o quella di Anne dall'Henry VIII di Camille Saint-Saëns, “Reine! Je serai reine!”.

Esiste un comun denominatore che lega la maggior parte dei personaggi affrontati, il dolore per un sentimento non corrisposto. Non si tratta di amori tormentati come quello di Leonora o di Violetta, ma di passioni esclusive incarnato dalla Garanča. Il CD è aperto da uno dei simboli del verismo, ossia la struggente aria di Santuzza “Voi lo sapete, o mamma” dalla Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni. La Garanča mantiene un perfetto controllo stilistico evitando portamenti in un'articolazione elegante, retaggio del suo repertorio di provenienza, al quale aggiunge un'accurata intensità nel porgere la parola, con bella accentazione di ogni frase.

Restiamo ancora in un repertorio consono alle caratteristiche vocali della Garanča, ossia di mezzosoprano acuto: siamo all'Adriana Lecouvreur di Francesco Cilea e a un'altra donna che non cela le sue brame e che si vedrà respinta per una rivale. Anche qui si mette in luce l'arte interpretativa della cantante nel cesellare “Acerba voluttà, dolce tortura...O vagabonda stella d'Oriente”. 

Facciamo un salto temporale all'indietro (sia per l'ambientazione dell'opera, sia per l'epoca di composizione), ma restiamo coerenti al percorso proposto dall'incisione con la sedotta e abbandonata per eccellenza: Didon, regina di Cartagine. “Ah! Ah! Je vais mourir...Adieu fière cité” da Les Troyens di Héctor Berlioz è  eseguita con gran maestria dalla Garanča, abile nelle smorzature e nei pianissimi che ben evidenziano la drammaticità della pagina.

Discorso diverso per Eboli dal Don Carlo di Giuseppe Verdi con “Nel giardin del bello”, affrontata con impeccabile precisione e senza alcuna sbavatura. Eboli somiglia in qualche modo ai personaggi che l'hanno preceduta nel programma (specialmente la Bouillon): è legata - legittimamente o no - a un uomo potente, ma ama il tenore, che non la ricambia. Per la cronaca dobbiamo segnalare la partecipazione del soprano Jennifer O' Loughlin come Tebaldo.

Torniamo nell'antichità e alla lingua francese (che pure sarebbe l'idioma originale dell'opera verdiana) con un'altra donna che, seduttrice, al termine perirà con colui che avrebbe dovuto combattere. Giungono la sensualità e l'erotismo della Dalila di Camille Saint-Saëns con un'avvolgente e ammaliante “Samson, recherchant ma présence...Amour, viens aider ma faiblesse”. Non la celeberrima "Mon coeur s'ouvre à ta voix", perché meno adatta alla dramaturgia del disco e perché è sempre bene proporre brani, seppur ben noti, meno abusati.

Si prosegue con l'unica migrazione verso una lingua che non sia romanza, anche perché le passioni non potevano tenerci lontani dalle steppe di Russia, con un'altra figura ardente e volitiva che non conosce languore: è Marina, la principessa del Boris Godunov di Modest Musorgsky. Bravissima, ancora una volta Elina Garanča nel fraseggiare la bella aria “Skučno Marine...Kak tomitel'no i vyalo”, dove la dolcezza si accoppia a fierezza e trasporto.

Una curiosità è l'approccio a un personaggio sopranile: torna Adriana Lecouvreur con la Garanča questa volta impegnata nel ruolo eponimo. Così, nell'esecuzione di “Ecco: respiro appena...Io son l'umile ancella”, abbiamo opportunità di ascoltare dalla medesima voce femminile protagonista e antagonista, facce opposte e complementari di uno stesso animo femminile. 

Molte sono le donne di potere di questo CD e torna il contesto biblico già del Samson, ma in una vicenda che noi conosciamo tramite i gli scritti del Nuovo Testamento. La fierezza e la veemenza di una regina traspare dall'aria di Hérodiade dall'opera omonima di Jules Massenet, “Venge-moi d'une suprème offense!...Ne me refuse pas”. Il mezzosoprano lettone è bravissimo nel rendere, con bella emissione e varietà di colori, il reciso desiderio di vendetta e l'intrigante morbidezza della richiesta effettiva, sottolineata anche dall'insinuante orchestrazione pensata dall'autore, specialmente nei fiati.

È il turno della Mignon di Thomas e di “Connais-tu le pays”, che rivolge il suo affetto nostalgico non a un uomo, ma al paese natìo. Come la maggior parte dei testi tratti da Wolfgang von Goethe (in questo caso Wilhelm Meisters Lehrjahre, qui tradotto quasi letteralmente) si tratta di un branoespressione dell'anima, termine, non a caso, femminile. L'uomo necessita sempre di una guida, di un appoggio e vive nella fola di esser lui sostegno della donna. La necessità di gestire i fiati con gusto e affrontare con controllo calibrato la scrittura di Thomas è un compito che riesce ottimamente a Elina Garanča, che, passionale, si prodiga in una bella smorzatura nel finale.

Ora una rarità solo in quanto affidata a una grande cantante: difficilmente in teatro, infatti, ascoltiamo questo brano affidato ad artiste di tale spiccoo, considerata l'importanza risibile del personaggio alla trama dell'opera. Il carattere (una volta tanto, non amoroso) della vivandiera gitana Preziosilla, da La forza del destino di Giuseppe Verdi, travolge nella scrittura del compositore bussetano, difettando solo di un certo mordente, a causa di una direzione un po' troppo insipida e lenta nel finale, da parte di Roberto Abbado.

Il rullare dei tamburi del destino ci conducono verso il libretto più bello fra quelli accarezzati nel CD. Siamo a La Gioconda di Amilcare Ponchielli e all'aria di Laura, amante riamata ma in momento di somma angoscia, “Ho il cuor gonfio di lacrime...Stella del marinar!” La qualità pur pregevole della musica è sovrastata dall'intensità del verso (è Arrigo Boito, non a caso) e, pertanto, non può prescindere da un fraseggio preciso e da una dizione impeccabile. Entrambe caratteristiche del bagaglio tecnico-artistico di Elina Garanča. 

Ancora romanticismo (inteso come corrente letteraria), ancora Wolfgang von Goethe, trasposto in musica e versi francesi, con Werther e l'affetto quasi materno di Charlotte nella sua aria “Va! Laisse couler mes larmes”.

Interessante proporre l'aria di Musette “È destin, debbo andarmene...Marcello mio” da La bohème di Ruggero Leoncavallo. Il brano - sinceramente non fra i migliori del compositore napoletano, ricorda molto lo stile dei Pagliacci, che però pare più affine al temperamento dell'autore - si giova dell'interprete che conduce l'esecuzione a buon esito. Oltre a essere una rarità, resta conforme all'intera linea del CD, poiché è ancora una volta si tratta di un forte carattere femminile e di un abbandono, in questo caso per risoluzione di Musette. 

A chiudere il programma è un'aria di sogno e speranza, il pensiero di Anne, nell'Henry VIII di  Camille Saint-Saëns. “Reine! Je serai reine!” La brama di una donna sta per avere compimento: Anna Bolena non nasce potente, ma sarà regina, si unirà a Enrico VIII, il quale, per ottenere la sua mano, è stato pronto a sfidare persino un Papa. Non il potere di una donna, bensì la potenza della donna in senso lato.

Bene il Cor de la Generalitat Valenciana e l'Orquestra de la Comunitat Valenciana, mentre non entusiasma la concertazione di Roberto Abbado, corretta tecnicamente, ma priva di trasporto e incisività.

La registrazione del disco è avvenuta nel giugno 2016 a Valencia, presso l'Auditorium del Palau de les Arts Reina Sofia.

 

 


 

 

 
 
 

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