L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Telegraph: che trio quel quartetto!

  di Alberto Spano

Un colpo di sfortuna per il premiato giovane quartetto statunitense in tournée italiana si risolve con prontezza in un concerto sorprendente.

BOLOGNA, 2 settembre 2015– Una tournée sfortunata: così si potrebbe definire quella italiana dell'eccellente quartetto americano Telegraph che, pur festeggiando proprio in questi giorni i due primi anni di vita, durante i quali ha letteralmente bruciato le tappe fino a vincere al primo colpo il primo premio e la medaglia d'oro al Fischoff Chamber Music Competition 2014 di Sound Bend negli Stati Uniti, ha dovuto subire una prima dolorosa battuta d'arresto.

Proprio in quanto vincitore del Concorso Fishoff, erano in programma ben quattro esibizioni all'Emilia Romagna Festival per la serie “Primo Premio” (28 e 31 agosto, 2 e 3 settembre). Fortunato il pubblico di Faenza, che il 28 agosto al Museo Carlo Zauli ha potuto ascoltare il Quartetto Telegraph in musiche di Mozart e Rochberg. Poi, complice il sole e il mare delle Cinque Terre, Jeremiha Shaw, l'eccellente violoncellista, s'è infortunato sugli scogli e ha dovuto dare improvviso forfait. Che fare? Un bel problema per un quartetto in tournée transoceanica. I tre superstiti non si sono persi d'animo e con pragmatismo tipicamente americano, scaricate da internet un po' di partiture per trio d'archi, ecco trovata la soluzione: proporsi in trio a Bologna, il 2 settembre, nel bel cortile del Circolo Ufficiali di via Marsala, proponendo nella prima parte il rarissimo Terzetto in do maggiore per due violini e viola di Antonin Dvorak e la bellissima Serenata per 2 violini e viola op. 12 di Zoltan Kodaly e, nella seconda, rimpiazzare Shaw con la collega perugina Maria Cecilia Berioli al violoncello per “salvare” l'esecuzione del capolavoro in programma, cioè il sublime Quintetto in la maggiore per clarinetto e archi KV 581 di Mozart, con solista Claudio Mansutti. Una di quelle pagine, cioè, che conciliano con la vita.

Serata tutta a sorpresa, dunque, ma di eccellente levatura. In Dvorak e Kodaly i due violinisti Eric Chin e Joseph Malle e la violista Pei-Ling Lin, provenienti da intensi studi alla Juilliard School, anche in trio d'archi danno prova di coesione ritmica, di compattezza e di maturità espressiva: i suoni di questi tre archi, eccezionalmente intonati, si amalgamano meravigliosamente dando spesso l'impressione di provenire da un unico strumento a tre voci. In particolare è eccellente la cavata, la potenza, la morbidezza e insieme la luminosità del suono della violista Pei-Ling Lin, un'artista dotata di un'intonazione naturale fuori dal comune. Ascoltate con piacere queste due pagine quasi completamente sconosciute ai più (il Terzetto di Dvorak fu scritto per l'esecuzione casalinga di alcuni amici dilettanti di musica), ecco il sommo capolavoro mozartiano riempire l'intera seconda parte: quel meraviglioso Quintetto con clarinetto, finito di comporre il 29 settembre 1789, dedicato al più grande solista del suo tempo, Anton Stadler. È forse questa la prima opera importante della storia in cui il suono fascinoso del clarinetto si sposa al quartetto d'archi: un assoluto incanto di scambi di frasi, di melodie e di sonorità, quasi un rapporto amoroso fra il suono degli archi e quello dello strumento ad ancia, che offre il destro al solista di sfoderare il legato e una cantabilità di gusto quasi italiano. La violoncellista Berioli, salvatrice della serata, nonostante l'esiguità delle prove s'è inserita nel gruppo con perfetta professionalità, e ha dato la possibilità al clarinettista udinese Claudio Mansutti di mostrare tutte le sue eccezionali doti musicali e interpretative, e il suo suono caldo e profondo.  


 

 

 
 
 

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