Storie di famiglia
Cose che so essere vere (Thinks I know to be true) di Andrew Bovell giunge al Bellini di Napoli dallo Stabile di Torino nella traduzione Micol Jalla, con la regia di Valerio Binasco, anche interprete sulla scena con Giuliana De Sio,Fabrizio Costella, Giovanni Drago, Giordana Faggiano, Stefania Medri.
NAPOLI 4 dicembre 2024 - Il sipario è alzato, e così resterà. Si entra fin dall’inizio in una casa con giardino, accolti come ospiti e spettatori delle vite altrui che si svolgeranno, in una minima parte, su quel palco e che scopriranno le scene delle vite di ciascuno, spostando altri sipari chiusi o appena discosti dalla memoria. La forza del testo di Bovell e la naturalezza della recitazione degli attori in scena toccano senza sforzo tutte le corde dell’emotività. Madre, padre e quattro figli, due fratelli e due sorelle, una famiglia normale che affronta a suo modo, insieme e ognuno per sé, la vita e quello che comporta. Cercando di risolvere, per quanto possibile, i problemi, cercando di arginare, fin dove possibile, il dolore. Quel minimo di approfondimento consentito sui singoli interpreti è sufficiente a dare il senso dell’insieme, della famiglia dove tutto inizia e dove tutto continua, perché non finisce e non potrebbe. Perché sono tante le vite che si intrecciano, si influenzano e ripartono da una famiglia e dentro di essa. Quella da cui proveniamo, quella che costruiremo tutta nuova, o quella che mai avremo; sarà, così come è stata, la condizione dell’esistenza, e sarà tanto più normale se non lo sarà affatto. In scena scorrono le stagioni, il palco gira, senza mai cambiare davvero, dando il senso della continuità e del tempo che scorre, del passato che condiziona il futuro e caratterizza il presente. Creando uno spazio e un tempo in cui tutto può essere ritrovato, perché tutto vi è accaduto. Dentro casa, dentro il giardino di casa, dentro la famiglia e verso l’esterno, lontano quanto più possibile da quei luoghi e quei momenti, per fuggirli e ritrovarli, invece, dentro di sé. Il rifugio sicuro dove tornare, e la gabbia dorata da cui allontanarsi. È la storia di ogni genitore e ogni figlio, quella delle aspettative create dai sacrifici; delle parole urlate e dei rimproveri esplosi perché troppo a lungo soffocati nei silenzi; dei rimpianti infine scoperti, taglienti e deludenti. È la trama di ogni famiglia normale, e di ogni persona. Il tentativo di costruire qualcosa di duraturo, di creare contenuti significativi, crescere dei figli facendo sacrifici che hanno sempre un prezzo e che chiedono sempre una ricompensa attraverso aspettative che, per lo più, andranno deluse da quegli stessi figli che ne porteranno il peso. Così come le convinzioni e le aspettative dei figli verso i genitori andranno disilluse, lasciando spazio alla necessità di imporre le proprie diversità. Sul palco i genitori sono il perno dello spettacolo, attorno a loro girano le stagioni, ma quell’uomo e quella donna hanno scelto di far girare il proprio tempo attorno ai figli, sbagliando per difetto o per eccesso, dandosi un contenuto per il quale, e con il quale, continuare a curare le piante del loro ‘giardino’. Sul palco sono i figli il motivo del tempo che passa, le loro vite, la loro necessità di affrancarsi dalla famiglia, dall’età dei condizionamenti; diventano i protagonisti di nuovi spazi, cercando di imporsi con i loro errori, urlando paure, nascondendo sentimenti, svelando ombre e cercando accoglienza in quello stesso amore dal quale anelano allontanarsi.
Il gioco delle parti è recitato con maestria, Giuliana De Sio è una madre decisa e risoluta, lascia poco spazio alle emozioni, se non quando la travolgono con vigore. La sua dedizione e la sua lucida capacità di intuizione sono una forma di amore, spesso soffocanti. Valerio Binasco è un padre che docilmente si muove tra gli eventi, e che a suo modo li sa condizionare, prende su di sé la responsabilità di alleggerire il pathos di alcuni momenti o, anche, di scatenarlo con reazioni, o rivelazioni, inaspettate. E i figli. Stefania Medri quella sposata, con una sua altra famiglia, e che ha la responsabilità di essere come la madre, o di non esserlo a tutti i costi. Fabrizio Costella che vuole realizzarsi dimostrando il proprio valore, differenziandosi dal padre e dalle sue scelte; Giovanni Drago il problematico ragazzo, che ribalta le certezze creandone di nuove altrettanto solide. Giordana Faggiano la ‘piccola’ che, trascinata dalle onde create dalla sua famiglia, dovrà imparare anche lei a navigarle. E poi, con lo squillo di un telefono, quello stesso drammatico risuonare che ha dato inizio a tutto, sembra che tutto finisca.
Isabella Ferrara