L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

L'ordine degli angoli bui

di Isabella Ferrara

Al Teatro Bellini di Napoli Filippo Dini cura la regia dei perturbanti Parenti terribili di Jean Cocteau, nella traduzione di Monica Capuani

NAPOLI, 25 gennaio 2025 - Il tratto onirico dello spettacolo sul testo di Jean Cocteau con la regia di Filippo Dini è il suo stesso esordio sul palco. Si presenta allo spettatore spostando le aspettative più scontate verso uno svolgersi della recitazione inaspettato. Incubi, sogni e realtà si confondono nell’inconscio e si riorganizzano disordinatamente nella vita di questa famiglia che si aggira fra i sentimenti, e sul palco, come in un quadro distorto di Picasso, proprio come la scenografia cubica dai tratti regolari, che crea, però, angoli nascosti e bui, da non indagare e non illuminare troppo.

È la storia di una madre che ama morbosamente il proprio unico figlio, al punto da non volerlo lasciar andare a costruirsi una propria vita; di un figlio che si nutre di questo amore, abusandone a sua volta, e che, in modo del tutto naturale, cerca di sfuggirgli, seppure inconsciamente. Di un padre che assiste alla propria vita, guidato dal capriccio e da una fragilità senza colpe. Di una zia che come un grillo parlante, molto meno saggio, tenta di far parte di una famiglia non del tutto sua mettendola in ordine, provando a sistemare, come biancheria sporca e lasciata ovunque, la direzione delle relazioni, nel tentativo di riordinare continuamente i suoi stessi sentimenti. Quando il figlio Michel – un coinvolgente Cosimo Grilli – annuncia alla madre Yvonne – Mariangela Granelli molto brava nel suo restare al di fuori e al di là di quello che davvero le accade intorno – di essersi innamorato di “un’altra donna”, il disordine della famiglia, in cui tutto si trovava al suo posto, si colora di dramma, o, semplicemente, si apre la porta che dal mondo esterno lascia entrare una possibilità di cambiamento. Si svelano così, gradualmente, i caratteri dei personaggi, l’animo umano viene fuori senza sconti. Il possesso egoistico di un’altra vita; la rinuncia e il sacrificio che attendono, quasi inconsapevoli, un egoistico riscatto; l’infantile nascondersi dietro la ricerca di un amore consolatorio; la manipolazione che, travestita da sostegno e aiuto, spinge verso azioni che si rivelano crudeli. L’ingenuità e la confusione di una giovinezza inconsapevole ed impreparata, che si lascia travolgere dal disordine ancora una volta trasportato da una insana possessività. Il padre Georges e la zia Léonie – bravissimi Filippo Dini e Milvia Marigliano sono una coppia sul palco, più ancora che se fossero marito e moglie – insieme inscenano un lavoro di comicità, quella pirandelliana, che sorprende gli spettatori, trascinandoli, quasi sollevati dopo le prime scene a tratti perturbanti, verso la possibilità di riflettere sulle fragilità umane e sul dolore che sanno provocare a chi le subisce e a chi ne paga le conseguenze. Si ride su dialoghi e recitazione semplicemente divertenti; senza artifici la tragedia, turpe nei suoi angoli più bui che luci modulate ad arte sapranno svelare, diventa commedia. Tutti i chiaroscuri dell’amore si coloreranno di vivacità e di gioia quando la Madeleine di Giulia Briata proporrà una via di uscita con la sua convincente purezza d’animo. Tutto si adatterà, o tenterà di farlo, a questa nuova visione delle relazioni possibili. Ad una chiarezza, un ordine non imposto ma naturale. Tutto parrebbe spingersi verso un lucido epilogo, eppure non è facile districarsi fra le pareti dell’animo umano, ritrovarsi nel proprio sé e rovistare nei cuori. Il taglio regolare delle scene, le scale verso una via d’uscita, nuove luci e nuovi colori, impreviste rivelazioni, non sempre riescono a eradicare il disordine, a fermare i subbugli emotivi. Forse neppure un gesto definitivo fermerà la deriva, ultimo atto che propone nuovi scenari.

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