L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

La politica nell'arte

di Michele Olivieri

L’emergenza sanitaria ci ha imposto un nuovo comportamento. Non si può andare a teatro ma questo non significa sospendere ogni attività e non coltivare più gli interessi, bisogna solo fruirne in maniera differente. Grazie al web importanti proposte arrivano direttamente a casa dando una mano alla cultura e un senso di aiuto per ciascuno di noi. In streaming sul canale Youtube di OperaVision è andato in onda Romeo e Giulietta su coreografie di Krzysztof Pastor per il Polish National Ballet registrato il 27 febbraio 2021.

VARSAVIA aprile 2020 – Sergei Prokof'ev, durante una tournée del 1927 in Russia, rimase piacevolmente colpito dall’accoglienza ricevuta dall’ambiente musicale nei confronti delle sue composizioni tanto da voler rientrare stabilmente nel Paese, ma solo nel 1932 insieme ai suoi familiari tornò a risiedere in Unione Sovietica, e tra il 1935-1936 creò il capolavoro Romeo e Giulietta. L’imponente balletto venne emarginato dai teatri russi e vide il suo debutto solamente nel 1938 a Brno, in Cecoslovacchia.

La versione vista in streaming con la coreografia di Krzysztof Pastor parte da quell’amore segnato da un conflitto intramontabile: ben conosciamo la commovente e straziante storia, tuttavia Pastor sposta la narrazione nel XX secolo, proponendo così una visione attualizzata. Converte la piazza di Verona nelle vie di Roma, veste i personaggi con costumi contemporanei, scoperchia questioni dolorose e usa Romeo e Giulietta come simboli (la drammaturgia è firmata in tandem con Willem Bruls). Pastor, che ricopre la carica di direttore al Polish National Ballet, ha portato in scena una rilettura politica (ideata per lo Scottish National Ballet nel 2008) fornendo una involuzione perché se è pur vero che l’arte della danza necessita di uno sviluppo graduale nel tempo (come del resto si è ravvisato nelle fisicità e nel modo di porsi), è anche vero che il “salto” dev’essere supportato da un’idea artistica forte nei contenuti senza far rimpiangere il passato. Non è auspicabile muoversi come i gamberi: un passo avanti e due indietro. Il periodo temporale muta nelle diverse scene che compongono gli atti, dagli anni trenta ai cinquanta concludendo negli anni novanta, per sottolineare le tensioni del quadro socio-politico del nostro paese, attraverso i tempi bui del terrorismo, gli attentati, la dittatura, la guerra, i caduti per la patria, i poteri forti, le repressioni, arrivando alla speranza di anni migliori e ricadendo poi nell’era della corruzione e del malaffare, con proiezioni video che male si sposano alla narrazione in quanto non aiutano a caratterizzare quel mondo sentimentale, appassionato, languido e sognante che da sempre accompagna la tragedia del poeta inglese. Viene così meno la capacità di suscitare un’atmosfera suggestiva vissuta con incantata trepidazione. La coreografia (assistenti Kalina Schubert, Anita Kuskowska, Walery Mazepczyk) si basa sulla disciplina classica intervallata da gestualità e dinamiche in uno schema essenziale di linee in contrasto con l’esplosione emotiva che dovrebbe caratterizzare il balletto, ma ancor più limitative per gli esecutori che a loro volta dovrebbero restituirla in purezza allo spettatore. Tratteggiare i ruoli con laconicità toglie l’interiorizzazione e di conseguenza l’espressività dell’interpretazione a tutto tondo. L’idea di Pastor è quella di vivere nella verità, senz’altro dando importanza alle peggiori cose, senza nascondersi e conducendo su binari paralleli la storia e il recente passato, ma così facendo si otturano i canali della tradizione con questioni che non appartengono al contesto principale. Sicuramente il messaggio del coreografo è ben chiaro: il male continua, non si è mai fermato, ha trovato nuovi sbocchi e altre tragedie, sempre e ovunque, in differenti forme, in diversi contesti, in svariate situazioni, è inarrestabile. Manca però l’elemento base: la passione che ha reso il balletto una pietra miliare, travolgente nel messaggio d’amore eterno contro tutto e contro tutti, nonché salvezza dell’anima. I danzatori risentono di quella mancata tavolozza di colori e sfumature con i quali connotare i caratteri e gli umori dei ruoli assegnati. Anche se tecnicamente sono lodevoli, i loro corpi vibrano in un tempo diverso, e purtroppo meno profondo, rispetto al capolavoro originale di Shakespeare. L’idea avrebbe acquistato maggiore forza, se non potenza, ed interesse come titolo a sé stante, senza prendere a prestito quest’opera ricca e singolare sostenuta da uno charme che oltrepassa spazio e tempo, attuale così come è nata. Protagonisti virtuosi per tecnica nel ruolo di Giulietta e Romeo Yuka Ebihara-Patryk Walczak, a seguire Mercuzio Dawid Trzensimiech, Tebaldo Maksim Woitiul, Benvolio Rinaldo Venuti, Lord Capuleti Marco Esposito, Lady Capuleti Ana Kipshidze, Frate Lorenzo Carlos Martín Pérez, le amiche di Giulietta Emilia Stachurska-Mai Kageyama, Paris Kristóf Szabó ed il Corpo di ballo del “Polish National Ballet”. Orchestra dell’Opera Nazionale Polacca diretta dal Maestro Andriy Yurkevych. Scenografie e costumi di Tatyana van Walsum. Luci di Bert Dalhuysen. Da tenere presenti due nostri connazionali, il solista Rinaldo Venuti e il coryphée Marco Esposito, ben preparati nel rappresentare l’arte della danza italiana nel mondo.

 


 

 

 
 
 

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