L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

La magia eterna delle Orientales

di Irina Sorokina

A Vladivostok il direttore del balletto Eldar Aliev torna sul tema delle Mille e una notte cui aveva già dedicato una fortunata coreografia. Il nuovo spettacolo rinverdisce i fasti della tradizione "orientale" del balletto russo.

Vladivostok, 2 aprile 2021 - Il tema orientale fu amato e elaborato dal balletto già nel Settecento. Sfogliando gli album dei bozzetti dei costumi dell’epoca, si ammira il loro sfarzo e la fantasia di chi li creò. Il Romanticismo codificò definitamente i temi e i personaggi orientali, anzi, non se ne poteva fare a meno: le ragazze esotiche provenienti dall’India o dalla Cina impersonavano personaggi femminili in aperto contrasto con le eteree silfidi, ondine e driadi. Le floride straniere esprimevano apertamente i loro sentimenti verso il sesso opposto, le eteree fate si rifugiavano nei boschi e nei laghi.

La Bayadère di Marius Petipa fu il capolavoro assoluto su tema orientale nel balletto del maturo Ottocento; per decenni appartenuto esclusivamente alla Russia, fu riscoperto dall’Occidente nel ventesimo secolo ed attualmente le compagnie che lo hanno nel repertorio sono una marea.

Poi arrivò Mikhail Fokine; formatosi con l’estetica del balletto imperiale russo, diventò suo nemico e proclamò la superiorità del cosiddetto “balletto nuovo”, snello, con l’uso della musica sinfonica e su temi diversi dai vecchi balletti: passione fuggitiva, amore malato e cosi via. I balletti sul tema orientale di Fokine furono mimodrammi ambientati tra le lussuose scenografie di Bakst e Benois.

Il balletto sovietico ,che succedette al balletto imperiale e al “nuovo balletto” di Fokine, amava assai il tema orientale, basta nominare La fontana di Bakhčisaraj di Asaf’ev-Zakharov e La leggenda dell’amore di Melikov- Grigorovič fra le creazioni più celebri.

Il filiale Primorsky del Teatro Mariinsky ora può vantare della sua "orientale": il merito va al direttore della compagnia di balletto Eldar Aliev che aveva già prodotto Le mille e una notte quando aveva lavorato negli Stati Uniti, a Minneapolis, e ora presenta una versione nuova, adatta alle capacità della giovane e aitante compagnia di Vladivostok.

La prima assoluta della partitura del compositore azero Fikret Amirov (1922-1984) risale al 1979; all’epoca aveva già conquistato la notorietà: le sue opere per orchestra erano riconosciute e amate da direttori di fama mondiale quali Bernstein e Stokovsky. La musica di Amirov si appoggia su un vasto bagaglio di forme classiche, ma le arricchisce di motivi orientali, non solo azeri. Amirov viaggiò molto e ebbe possibilità di conoscere la cultura e l’arte di paesi quali Iran, Iraq, Turchia, Egitto, Siria, Marocco, India. Lavorando sulla partitura del balletto Le mille e una notte studiò la storia e l’architettura dei paesi orientali e le loro tradizioni musicali. “Ebbi il compito di raggiungere la sintesi tra le cose nazionali e quelle che appartengono a tutta l’umanità” - dichiarò. Nacque così il suo capolavoro. Gli autori del libretto, celebri letterati azeri, fratelli Rustam e e Maksud Ibragimbekov, contribuirono al successo del balletto optando per una struttura snella in due atti, dove il primo, basato sul racconto del re Shahriyar e suo fratello, serve da prologo alla rappresentazione di tre fiabe della mitica Shéhérazade; ognuna di loro glorifica la bellezza, saggezza e spiritualità delle donne.

Il balletto vanta una drammaturgia sapiente: non manca nulla per renderlo efficace e spettacolare, le storie sono raccontate nel modo chiaro, le grandi scene di massa si alternano in modo armonioso con i passi a due e gli assoli. Si appoggia alla tecnica classica, Aliev (era stato il solista del Teatro Mariinsky, ex Kirov, di San Pietroburgo fino al 1992), ma la colora di movimenti tipici dei balletti su temi orientali, soprattutto le mani sono capaci di raccontare, ammaliare o addirittura scuotere gli animi.

Accanto a Aliev, Pёtr Okunev con le sue scenografie colpisce l’occhio per tutta la durata dello spettacolo. I pannelli elegantissimi con i testi in arabo che si muovono ritagliando i vari spazi, gli elementi fantasiosi della scenografia, i costumi dai colori sgargianti e dal taglio raffinato che sottolineano la bellezza scultorea dei ballerini: Le mille e una notte a Vladivostok è un vero banchetto per gli occhi in cui giocano il ruolo importante anche le luci di Sergej Martynov e il video design di Vadim Dulenko.

La giovane compagnia della città sull’oceano può veramente sorprendere. La scelta degli artisti rivela una grande scrupolosità e garantisce il successo. Nel primo atto domina la coppia di Shakhriyar e Nurida, il re e la moglie infedele; i ruoli sono affidati a Kanat Nadyrbek e Katerina Floria. I ballerini formano una coppia molto affiatata, lui, passionale e imperioso, lei, femminile e sensuale, ma impaziente e perfida. Alla partenza del marito segue la noia, e Nurida organizza un’orgia con la partecipazione del suo schiavo preferito: Guilherme Junio si fa notare grazie al fisico asciutto, un gran temperamento e le movenze simili a quelle di un animale selvaggio. Il ritorno improvviso del re porta a conseguenze tragiche: Shahriyar uccide Nurida e vorrebbe uccidere tutte le giovani donne del regno. Il corpo di ballo gioca un ruolo importantissimo nel disegno coreografico: davvero magnifici, energici e perfettamente sintonizzati i giovani uomini, guerrieri, e le giovani donne, le fanciulle condannate a morte per il tradimento di Nurida.

Nel secondo atto ci si immerge, rapiti, nelle tre favole che la risparmiata Shéhérezade racconta al re: la prima, di Sindbad e del magico uccello Roc; la seconda, di Aladino, la lampada magica, la principessa Budur e il Mago; la terza, di Ali Baba, la sua saggia serva Morgiana e quaranta ladroni. Ogni racconto affascina per l’atmosfera particolare e la scelta individuale dei mezzi coreografici: la poesia sottile per Sindbad e la Fanciulla salvata dalle grinfie del magico uccello Roc, le atmosfere irrequiete per Aladino, la principessa Budur e il Mago, lo spirito smisurato d’avventura per quaranta ladroni, il loro Atamano (o capo) e Ali Baba che deve la vita alla fedele serva Morgiana.

Bravissimi i giovani solisti della compagnia di balletto del teatro sull’oceano: Saki Nishida, ballerina giapponese formatasi all’Accademia A. Vaganova di San Pietroburgo, minuta, espressiva e di una grazia impareggiabile (Shéhérazade), Viktor Mulygin (l’avventuroso e nobile Sindbad), Lilia Berežnova (la dolcissima e commuovente fanciulla), Guiherme Junio con l’energia e il brio che lo distinguono (l’uccello magico Roc), Daria Tikhonova (la bella e raffinata principessa Budur), Sergey Amanbaev (l’affascinante Aladino), Denis Golov (il malizioso e misterioso Mago), Caroline Machado (l’intraprendente e focosa Morgiana), Alejandro Cabezas (il vulcanico Ali Baba), Shunyo Mori (l’intrattenibile Atamano).

Le mille e una notte è un raro caso di balletto dove al corpo di ballo maschile è affidato un ruolo molto importante. Un riconoscimento particolare va ai giovani ballerini quasi onnipresenti; le coreografie richiedono bravura tecnica e una grande resistenza fisica.

La partitura estremamente espressiva, che gioca molto sui timbri degli strumenti tradizionali e particolari come il tar, è diretta da Anton Torbeev che dimostra comprensione profonda dello stile della musica dal carattere orientale di Amirov e sorprende per le sonorità insolite e i colori ricchi, vista anche la partecipazione del coro preparato da Larissa Šveykovskaya e la voce del soprano – una bravissima Anastasia Kikot’.

Una produzione affascinante, frutto della maestria e della grandissima esperienza di Aliev - coreografo per molti anni in giro per il mondo -, vanta drammaturgia efficace, scene di una rara bellezza e compagnia giovane e piena d’energia: Le mille e una notte del Mariinsky Primorsky è indirizzato a un vasto pubblico, sia ai conoscitori sia alle persone che fanno i primi passi verso il magico mondo del balletto. Speriamo abbia una lunga vita.


 

 

 
 
 

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