L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Don Chisciotte natalizio

di Stefano Ceccarelli

L’onore di essere lo spettacolo natalizio del Teatro dell’Opera di Roma tocca quest’anno a Don Chisciotte. L’allestimento, questa volta, è quello classico di Francesco Zito e Antonella Conte; sul podio c’è David Garforth, amatissimo dal pubblico romano, presente a quasi tutte le produzioni di balletto in scena nel maggior teatro romano. Nel cast brillano le due étoile ospiti, Isabella Boylston e Daniel Camargo. Il corpo di ballo danza, al solito, in maniera straordinaria.

ROMA, 23 dicembre 2022 – Don Chisciotte di Ludwig Minkus, una fantasia spagnola ben apprezzata dal pubblico russo del tardo Ottocento, che avrà amato le coloriture musicali di una partitura spumeggiante, è un balletto oramai stabilmente in repertorio presso il Costanzi. Si tratta di uno spettacolo coreutico virtuosistico e divertente, che ha nel colore spagnolo e nelle belle melodie della partitura il suo punto di forza.

Le scene della presente produzione sono quelle di Francesco Zito e Antonella Conte, create appositamente per il Teatro dell’Opera di Roma; si tratta, dunque, di un’operazione di recupero, giacché Don Chisciotte era andato in scena al Costanzi, nelle ultime due produzioni (2017 e 2019), con scene a firma di Vladimir Radunsky e A. J. Weissbard (https://www.apemusicale.it/joomla/it/recensioni/20-danza/5366-roma-don-chisciotte-17-11-2017). Queste di Zito e Conte sono scene classiche, che rappresentano una Spagna da cartolina; fondali dipinti, pochi arredi, tali da lasciare ampio spazio alle coreografie di danza; scene gradevoli esteticamente e funzionali. Tutti i costumi sono del pari tradizionali, ma molto belli e curati. Colpisce, soprattutto, la varietà dei modelli disegnati da Zito: toreri, ballerini di flamenco, paesani, per non parlare dei singoli personaggi, come il costume dell’aristocratico e inetto Gamache, in stile francese secentesco. Attenzione ai particolari e ottima fattura sono la firma dei costumi di Zito.

Come quasi sempre da anni a questa parte, a dirigere l’orchestra del Teatro dell’Opera di Roma, che fa molto bene, è David Garforth, sensibile ed attento alle esigenze dei danzatori, senza sacrificare la brillantezza e l’attraente ritmo di tutta la partitura di Minkus, un capolavoro di bozzettistica musicale ottocentesca. È bene, inoltre, ricordare che la partitura utilizzata è stata apprestata proprio dallo stesso Garforth, che la usa da anni per le produzioni romane del Don Chisciotte; la storia è interessante, giacché la partitura di riferimento di cui si è servito Garforth è quella autografa di Minkus dalla biblioteca dell’Asami Maki Ballet di Tokio.

La coreografia per questa produzione romana di Don Chisciotte è quella di Laurent Hilaire (ripresa da Gillian Whittingham), cioè la coreografia con cui il balletto di Minkus è montato da anni sulle scene del Costanzi. Chiara e classica, la coreografia di Hilaire, accanto alle più strutturate forme della danza accademica, lascia spazio a scene e momenti comici: si pensi alle varie gag legate a Sancho Panza, Gamache e all’oste Lorenzo. Tutto il corpo di ballo danza benissimo, come si è potuto apprezzare nel corso della serata. Volendo fare solo qualche esempio si può citare la virile ed atletica danza dei toreri, i matador, del I atto; ma anche quella, fisica e violenta, dei banditi all’inizio del II, che saltano in cerchio con incredibile precisione; o, infine, le dolci evoluzioni del corpo di ballo femminile, durante il sogno di Don Chisciotte, quando le driadi danzano con aerea leggiadria, nel momento più accademico e classico di tutto il balletto. In tal senso, vanno citate le maestranze del corpo di ballo romano che hanno avuto un ruolo solistico in questa produzione. Alessandra Amato danza una Mercedes grintosa e tecnicamente ineccepibile, cui aggiunge quel tocco di sensualità spagnola che si addice al ruolo; si distingue anche nel delicato ruolo della Regina delle Driadi. L’Espada di Claudio Cocino è spavaldo, precisissimo a livello tecnico, nelle linee, nei salti; il danzatore è, dunque, perfettamente nei panni di un torero spagnolo. Muscolare, scattante e potente è il Capo dei banditi di Simone Agrò. Aggraziato l’Amore di Giorgia Calenda. Ottimi anche i danzatori nei ruoli mimici, che si spendono per realizzare scenette e sketch comici irresistibili: Andrea Forza (Gamache), Damiano Mongelli (Don Chisciotte), Mike Derrua (Sancho Panza) e Michael Morrone (Lorenzo). In particolare, la coppia Mongelli/Derrua funziona benissimo, il primo sognante, immerso nel suo ideale mondo cavalleresco, il secondo svelto, agile, comicissimo.

Le étoile ospiti brillano nei ruoli principali; nei pas de deux la coppia funziona ottimamente. Isabella Boylston è una Kitri eccellente. Irresistibile il suo atteggiamento recitativo, tutto spagnoleggiante, smaliziato, elegantemente felino. Tecnicamente, la Boylston fa vedere al pubblico tutto il campionario della più classica danza accademica: elegantissimi attitude, eteree arabesque, una serie impressionante di fouettés nel pas de deux finale (atto III). Oltre alla singola prodezza tecnica, la Boylston si distingue per uno stile uniforme, coerente, coeso, piegato al ruolo che interpreta; una danza che privilegia la pulizia dei passi e la linearità delle forme. Esempi eccellenti sono le sue due variazioni, dai due pas de deux dell’opera. Nella prima (I atto), la Boylston è aerea nel gioco di punte e passi, facendo mostra di diagonali virtuosistiche; nella seconda, la celebre ‘variazione di Kitri’, la ballerina si sbizzarrisce in salti, posizioni e fioriture di danza di ogni tipo, tutto in uno stile deliziosamente spagnolo. Come dicevo, la coppia funziona molto bene, come si vede negli adagi, dove i due danzatori mostrano armonia di linee e posizioni. Il ruolo di Basilio è danzato da uno straordinario Daniel Camargo. Danzatore muscolare, ma leggero e dinamico, Camargo riesce a sollevare come una piuma la Boylston, creando magnifiche figure di prese, ma risulta leggero e scattante nelle sue variazioni. Stupisce, in particolare, quella dal secondo pas de deux, dove Camargo dà prova di saper verticalizzare la sua danza, di saltare e appoggiare con incredibile leggerezza, precisione, pulizia. Anche Camargo, quindi, regala al pubblico tutto il campionario virtuosistico tipico di un’étoile maschile. Gli applausi del pubblico invadono la sala alla fine della performance, decretando il successo di questo spettacolo.


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