L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Fluire del tempo

di Michele Olivieri

Aterballetto ha presentato un inedito trittico composto da Alpha Grace e O di Philippe Kratz e Bliss di Johan Inger, confermando l'efficace progettualità intorno alla danza contemporanea e alla sua connessione con le arti.

PIACENZA, 7 aprile 2024 – In un caldo pomeriggio primaverile il teatro si è presentato con una ottima affluenza di pubblico, cosa non sempre scontata di questi tempi per un programma di pura danza contemporanea. A dare il via allo spettacolo interpretato dai danzatori della Compagnia Aterballetto diretta da Gigi Cristoforetti e Sveva Berti due lavori di Philippe Kratz che hanno saputo miscelare nuovi linguaggi e nuove sperimentazioni. Il talentuoso coreografo, dal timbro stilistico meditativo ed introspettivo, ha incontrato in gioventù la danza con il Tanztheater tedesco per poi studiare l'impostazione classica all’École Supérieure de Dance du Québec e alla Staatliche Ballettschule di Berlino. Per lunghi anni è stato membro proprio di Aterballetto lavorando con danzatori internazionali prima di decidere di immergersi nella creatività coreografica. Il sipario si apre su Alpha Grace per sei danzatori (i duttili e poliedrici Albert Carol Perdiguer, Leonardo Farina, Arianna Ganassi, Arianna Kob, Federica Lamonaca, Giovanni Leone) su musica di Barrio Sur e Fela Kuti. Con un’atmosfera votata alla non-violenza, allo stile di vita ecologico, alla visione positiva della vita e ad una nuova spiritualità il pezzo mette in connessione gli elementi del movimento e della musica, come se quest’ultima fosse una serie di parole impresse su una pagina e i movimenti fossero illustrazioni. Da notare le caratteristiche di flusso e spazio in cui i ballerini scivolano fisicamente l’uno dall’altro tra prese, sospensioni e allegorie. Il ritmo ondeggiante è fluido e si intensifica costantemente man mano che la creazione procede. I movimenti sono diretti da linee nette, la spinta e l’attrazione dei ballerini si intrecciano in dialogo anche se spesso gli interpreti comunicano singolarmente. Parte della magia che vediamo nella danza contemporanea è quanto di più astratto ed espressivo per il corpo quando crea forme. L’accompagnamento musicale ha contribuito a dipanare lo svolgimento con naturalezza. Ciò che rimane è l’idea che questa danza incanali l’universalità di variegati sentimenti nel desiderio di raccontare (come è giusto che sia) il presente. Il chiaro linguaggio del corpo e le mimiche hanno fatto sì che tutto sembrasse “quasi” improvvisato.

A seguire O, pezzo che ha vinto nel 2018 il primo premio al 32° concorso coreografico di Hannover, nonché una residenza presso l’Australian Dance Theatre. Un piccolo gioiello per due danzatori (gli applauditissimi Arianna Kob e Leonardo Farina) sulla musica di Mark Pritchard e The Field con i costumi di Francesca Messori e le evocative luci di Carlo Cerri. La lettura narrativa è del tutto singolare, si possono ritrovare una miriade di differenti significati ma ogni sfumatura riconduce con nitidezza al ritmo del tempo di una vita cadenzata dal battito del cuore in una corrispondenza tra ritmo musicale e ritmo poetico del movimento e delle sue percezioni. È un passo a due intenso sull’infinita estensione nel tempo, che idealmente non ha inizio e non ha termine. I passi, i gesti, le dinamiche assumono un aspetto di atemporalità e al contempo di un qualcosa che non può essere né fermato, né contrastato e tanto meno dominato. I ballerini hanno raggiunto il livello di connessione apparendo come se le loro schiene fossero attaccate a un filo invisibile che si avvolgeva insieme a ogni altro battito. È una danza incontenibile e incontrastabile dove il sentimento emotivo è ben insito. Il lavoro di soli dodici minuti vale già di per sé l’intero spettacolo: carismatico, garbato e soprattutto intimo dove i ricordi si sommano alle aspettative. 

In apertura della seconda parte si è visto Bliss di Johann Inger su musica di Keith Jarrett, creazione per sedici bravissimi danzatori: i giovani, freschi e motivati Ana Patrícia Alves Tavares, Estelle Bovay, Albert Carol Perdiguer, Sara De Greef, Matteo Fiorani, Arianna Ganassi, Giovanni Leone, Nolan Millioud, Saul Daniele Ardillo, Leonardo Farina, Martina Forioso, Clément Haenen, Arianna Kob, Federica Lamonaca, Ivana Mastroviti, Giulio Pighini. Il programma con quest’ultimo brano ha fatto un ulteriore passo avanti per empatizzare con gli spettatori, esplorando ciò a cui gli esseri umani sottopongono i loro corpi. Bliss ha catturato con tempismo impeccabile l’album The Köln Concert di Keith Jarret (un’improvvisazione jazz solista eseguita all’Opera di Colonia nel 1975 con tre milioni e mezzo di copie vendute) dal quale la coreografia ha tratto ispirazione omaggiando il pianista statunitense. Proprio questa idea di improvvisazione ha permesso a Inger di mettere in scena una visione estetica in crescendo che ha portato al pubblico chiarezza e armonia nel vuoto dello spazio infondendo linearità alla fatica dei movimenti. Corposità e leggerezza, energia e controllo, corse e sospensioni, entrate e uscite, contatti e abbandoni, hanno reso via via il tutto incalzante, intenso e terreno sul palcoscenico del Municipale completamente spoglio. Secondo l'ideale poetico di Pirandello, infatti, grazie all’abbattimento della quarta parete e alle mezze luci lasciate accese in sala si è eliminato quel confine ideale tra palcoscenico e platea, rendendo visibile il limite che separa la finzione scenica-rappresentativa dalla realtà dando esclusivamente “voce” alla musica e alla danza.

Michele Olivieri


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