Il maestro di Mozart
di Roberta Pedrotti
G. B. Martini
Il maestro di musica
Don Chisciotte
Polverelli, Caputo, Belli
direttore Federico Ferri
regia Gabriele Marchesini
Accademia degli Astrusi
Teatro Comunale di Bologna, 22 ottobre 2011
DVD Deutsche Harmonia Mundi, 88765433889, 2013
La storia ci consegnerebbe Giovanni Battista Martini semplicemente come il maestro di Mozart, anzi per essere precisi, come colui che corresse il compito esuberante di genio quanto povero di dottrina del piccolo salisburghese per permettergli d'essere ammesso all'Accademia Filarmonica di Bologna, benché la riconoscenza e la stima imperiture di Wolfgang Amadé lascino intendere un assai più sostanzioso apporto alla sua formazione. E tanto basterebbe a suggerire di approfondire la conoscenza di questo francescano che già solo nella genealogia della didattica e della dottrina musicale occupa una posizione rilevantissima: allievo e successore di un altro punto di riferimento europeo di scienza musicale come Giacomo Antonio Perti, maestro e mentore a sua volta di quello Stanislao Mattei da cui presero lezioni anche Rossini e Donizetti. Martini fu anche storico e teorico, e naturalmente anche compositore in prima persona, per quanto la sua sterminata produzione sia ancora in gran parte sconosciuta. Val la pena allora di ampliare ancora un po' lo spettro, di aprire maggiormente l'obbiettivo e scoprire anche l'uomo (che le testimonianze restituiscono spiritoso e amabile) e l'artista: per fortuna in questo senso qualcosa si è mosso e intorno all'iniziativa musicologica germinata a Bologna in seno all'Accademia degli Astrusi (per la quale citiamo almeno Federico Ferri e Daniele Proni) si è sviluppata una vera e propria rete di collaborazioni e sinergie che è sfociata, come primo frutto evidente, nella coproduzione con il teatro Comunale di un dittico d'intermezzi martiniani, ripresi proprio in questi giorni in vista di una tournée in Giappone e, soprattutto, registrati e distribuiti in Dvd per la Deutsche Harmonia Mundi, collana edita dalla Sony. L'entusiasmo e la buona volontà possono molto, è veramente confortante constatarlo scorrendo i nomi di chi ha contribuito alla nascita di questo progetto di riscoperta di Padre Martini, dal sostegno economico sensibile e lungimirante della Fondazione dal Monte alla disponibilità di Dario Fo, che ha offerto dei suoi disegni originali per le scenografie e la grafica di locandine e copertine. Anzi, a questo proposito un cenno a parte merita l'originale confezione a mo' di libro, ricco di immagini fra i contributi di Elisabetta Pasquini e Piero Mioli e il libretto completo dei due intermezzi, che sono poi il vero cuore della pubblicazione. La forma corrisponde alla sostanza, perlomeno nell'interesse della proposta e nella qualità dell'esecuzione, che vede l'ensemble strumentale degli Astrusi in forma eccellente e diretta da un brillantissimo Federico Ferri. Gli intermezzi sono una sorta di divertissement accademico, piuttosto sofisticati nella scelta e nel trattamento dei testi, per quanto si debba ammettere che Martini non abbia il dono innato, con tutta la sua virtù e dottrina, della vis teatrale.
In particolare Il maestro di musica è senza dubbio il testo più felice, per la spassosissima caricatura in pieno stile teatro alla moda dell'educazione di un giovane castrato a tutti i vezzi e i capricci che faranno di lui un vero divo, senza perdersi in distrazioni quali il buon gusto, l'intonazione, il fraseggio; tuttavia la partitura fatica a ingranare un passo egualmente scintillante e resta, semplicemente, la buona prova di un ironico sapiente, che non può che scriver bene pur senza essere un genio. Viceversa il Don Chisciotte verte su un soggetto quantomai sconclusionato, che vede il cavaliere della Mancha irriso da una giovane guerriera sedicente ancella della maga Alcina, ma qui proprio i travestimenti, le burle, i finti incantesimi di Nerina offrono a Martini il destro per esplorare più registri e offrire gustose parodie di diversi topoi dell'opera seria. A differenza della consueta distribuzione primadonna buffa/basso buffo degli intermezzi settecenteschi, per evidente necessità Martini opta per una coppia contralto/tenore in entrambe le opere: abbiamo così l'esperienza e la grande presenza scenica di Laura Polverelli sia nei panni en travesti del musico Olimpino, di cui rende perfettamente il buon carattere originario e la progressiva metamorfosi canora e morale ad opera del suo “cattivo maestro”, sia soprattutto dell'energica e spiritosa amazzone Nerina, pure delineata a dovere nel suo essere autorevole, misteriosa e ironica quanto stilisticamente camaleontica. Aldo Caputo si trova pienamente a suo agio in questo repertorio e ci convince come non mai nei panni del ciarlatanesco maestro di musica alla moda Tamburlano e del pavido Don Chisciotte (che solo nel nome rammenta il cavaliere di Cervantes). All'attore Matteo Belli spetta la valorizzazione del ruolo muto ma fondamentale di Sancho Panza, secondo al regia di Gabriele Marchesini, che si muove con discrezione e buon ritmo in un impianto scenico davvero appropriato di Stefano Iannetta, che, come la costumista Claudia Pernigotti, si attiene all'epoca della composizione e alla tradizione figurativa rievocando il mondo di Martini, ma, forte del contributo grafico di Fo, permettendosi anche un tocco fantasioso e surreale per il Don Chisciotte. Forse questi due esili libretti avrebbero permesso di osare di più (non manca nemmeno qualche sottinteso potenzialmente erotico, perfino nel rapporto fra maestro e allievo), ma proprio il garbo, la semplicità e la delicatezza con cui questi due intermezzi così lievi sono riportati all'attenzione del mondo musicale moderno costituiscono uno dei punti di forza dell'operazione. Far conoscere, con passione, non stupire a tutti i costi. Se si può muovere un appunto sarà allora piuttosto alla ripresa sonora che pare privilegiare leggermente la brillantezza dello strumentale rispetto alla resa delle voci, un lieve sbilanciamento che, con il procedere delle incisioni potrà essere facilmente corretto dopo questo primo esperimento. Un esperimento da ripetere e proseguire assolutamente, perché la storia della musica non è una raccolta antiquaria di exempla monumentali e di aneddotica, ma un mondo vivo, costituito da minute, inestricabili interrelazioni con tutti gli aspetti dell'esistenza e della storia umana, e per conoscerlo ogni minimo tassello costituisce una ricchezza inestimabile. E non possiamo, dunque, che ringraziare coloro i quali, qui e altrove, con passione, studio e dedizione li svelano e li rendono accessibili.