L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

written on skin a Bolzano

 Il cuore divorato

 di Federica Fanizza

In prima rappresentazione italiana, il dramma musicale del compositore inglese George Benjamin Written on skin, su libretto di Martin Crimp da una novella di Boccaccio, al teatro Comunale di Bolzano, primo tiolo della stagione d’opera 20.21 promossa dalla Fondazione Haydn di Bolzano e Trento

"Messer Guiglielmo Rossiglione dà a mangiare alla moglie sua il cuore di messer Guiglielmo Guardastagno ucciso da lui e amato da lei; il che ella sappiendo, poi si gitta da una alta finestra in terra e muore e col suo amante è sepellita." È la rubrica della novella IX della quarta giornata del Decameron di Giovanni Boccaccio, novella che ha ispirato l’inglese Martin Crimp per il libretto dell’opera che si sviluppa attorno all’intreccio tra amore, erotismo, potere e morte. La didascalia boccaccesca è la miglior forma di introduzione alla cronaca di Written on skin, rappresentata per la prima volta a Aix en Provence il 7 luglio 2012 con la regia di Katie Mitchell. L’opera è stata commissionata dallo stesso Festival francese con De Nederlandse Opera Amsterdam, il Théâtre du Capitole de Toulouse, la Royal Opera House London, e il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino (doveva essere programmata nella stagione 2013, ma è stata rimandata a tempo indeterminato) e può già contare su diversi allestimenti in Europa e nel mondo. A Bolzano è stata rappresentata, prima italiana, nell’allestimento del Theater St Gallen (Svizzera) con regia di Nicola Raab e direzione musicale di Rossen Gergov e ha potuto fare affidamento su un cast di pregio che aveva il suo punto di forza nella protagonista femminile, Agnese, affidata alla voce del soprano tedesco Vera-Lotte Böcker, che proprio per questo personaggio nel 2014 è stata proclamata promessa del canto da parte di Opernwelt e Die Welt.

Nell’opera si narra di un uomo ricco e potente (the Protector) che commissiona a un giovane artista (The Boy) un libro illustrato per celebrare il suo potere. Il libro e il suo autore scatenano la ribellione della remissiva moglie dell’uomo, Agnes, che si innamora del giovane artista e lo costringe a raffigurare nel libro la loro relazione: il marito comprende il tradimento, uccide l’artista, costringe la moglie a mangiarne il cuore. Lei alla fine va incontro alla morte gettandosi dalla torre piuttosto che farsi uccidere. Crimp recupera dalla narrazione medievale tutta la crudezza del racconto e della tradizione del “cuore mangiato”, elabora un antefatto originale, di ambientazione a cavallo tra un medioevo feudale e l’incombere di una modernità distruttiva, con una struttura a dialoghi nel quale anche le didascalie fanno parte del canto.

Written on skin si inseriva come primo titolo della rassegna lirica promossa dalla Fondazione Haydn di Bolzano e Trento, giunta alla seconda edizione. Quest’anno Love and other crudelities è il titolo guida della rassegna lirica espressamente dedicata al contemporaneo messa in cantiere da Matthias Losek, che ha permesso a una realtà periferica, come l’istituzione bolzanina, di dialogare alla pari con entità ben più blasonate e ricche di mezzi.

Nella serata inaugurale finalmente un pubblico giovane ha raccolto la sollecitazione della direzione artistica. Del resto il dramma lirico offriva all’ascoltatore la più tradizionale delle musica possibili. Il compositore londinese, nato nel 1960, è stato allievo a Parigi di Olivier Messiaen; è naturale che i suoi lavori risentano molto dell’influenza francese del maestro. L’aver proseguito gli studi all’IRCAM parigino con Pierre Boulez non gli ha fatto perdere, però, l’identità di musicista di formazione anglosassone e la sua decisa collocazione nell’ambito della tradizionale tonale. L’architettura  del libretto è concepita per quadri che risultano tutti collegati da una struttura musicale di particolare efficacia drammatica. Il trattamento di orchestra e voci pensato da Benjamin è anch'esso decisamente tradizionale: debitore della produzione drammatica musicale tra le due guerre del secolo scorso e ispirata a un modello wagneriano e straussiano per la vocalità femminile. Ricorda le angosce musicali di Bartók, Janáček e Korngold; del resto anche la parte del protagonista/antagonista maschile, il Protettore ( il basso-baritono Andrew Schroeder), non è tutta risolta nel canto, anche nei momenti più concitati, come nel contrasto violento tra lui e Agnes in cui emerge il grido “written on skin” da parte della donna che dichiara la sua relazione con il ragazzo-pittore. In particolare, la parte di Boy, il miniaturista, affidata al controtenore Bernard Landauer (anche Primo Angelo), racchiude vocalizzi e colorature afferibili a stili differenti, compresa la tradizione dei song inglesi rinascimentali.

Il finale rarefatto affidato al suono della glassarmonica gestita da Philipp Karl Marguerre rimandava con forza ancor maggiore ad altre scene di morte catartica del melodramma ottocentesco.

La particolarità della rappresentazione di Bolzano stava nell’allestimento a cura di Nicola Raab: la giovane e affermata regista ha voluto ricollocare la vicenda in uno spazio vuoto sormontato da specchi che riflettevano il palcoscenico. Nulla di nuovo come idea, che sottende il teatro come immagine della vita reale; la peculiarità stava invece nell’aver utilizzato i corpi delle comparse che riempivano, sdraiate, lo spazio come elementi architettonici: muovendosi in orizzontale, componevano geometrie che venivano percorse dagli attori in scena e i cui riflessi negli specchi ne evidenziavano la tridimensionalità. La scenografa Mirella Weingarden realizza anche costumi che evidenziano questa rarefatta intereminatezza, collocati per le comparse in una atemporalità algida, per i protagonisti in un Medioevo solo accennato, per gli altri artisti nella contemporaneità di osservatori.

Anche l'Orchestra regionale Haydn ha avuto una sua ricollocazione spaziale ponendosi dietro al palcoscenico con la visione del solo direttore, il capace Rossen Gergov che ha saputo tenere i fili di una articolazione musicale complessa. Le parti comprimarie affidate a Anna Werle (Maria/ Secondo Angelo) e Daniel Ralphsson (Terzo Angelo) hanno saputo dare espressione a queste figure di collegamento tra i vari quadri. Un particolare: nel libretto solo le due donne sono identificate per nome e sono due sorelle.

La rappresentazione di Bolzano si è svolta senza intervallo con una durata di cento minuti, trascorsi velocemente incalzati dall’azione drammatica e dall’intensità della musica.

Alla fine, il pubblico soddisfatto ha accolto alla ribalta, con calorosi applausi, gli artefici della realizzazione. La provincia culturale si è presa una sua rivincita, in questo modo, su ben più ambiziose istituzioni che avevano intuito e promosso l’idea di questo dramma musicale ma non sono (ancora) state in grado di metterlo in scena.


 

 

 
 
 

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