L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

L'Opera e la Storia

 di Giuliana Dal Piaz

L'opera Louis Riel di Harry Somers rievoca la parabola della rivolta dei Métis che rivendicarono i loro diritti alla nascita della Federazione canadese, centocinquanta anni fa.

TORONTO, 26 aprile 2017 - L’opera Louis Riel fu composta da Harry Somers – che la definì “dramma in musica” – su libretto di Mavor Moore nel 1967 per il primo centenario della creazione del Canada, su commissione di un’importante fondazione canadese, ed eseguita dalla Canadian Opera Company nell’ottobre di quello stesso anno. È stata poi rappresentata in pochissime occasioni sia in Canada sia all’estero. Viene riproposta ora dalla stessa Canadian Opera Company in occasione dei centocinquant'anni della Federazione, non solo con realizzatori ed interpreti tutti canadesi (a eccezione del mº Johannes Debus, tedesco, che è però il direttore artistico della C.O.C.), ma includendovi la partecipazione di quelle che vengono ora chiamate “Le Prime Genti”, esponenti degli indigeni sopravvissuti in questa larga fetta di continente americano, e l’uso della lingua Michif in alcuni brani del testo e nei sovratitoli in teatro.

Non è facile riassumere la vicenda narrata, tanto che la C.O.C. ha organizzato al riguardo numerosi eventi e diffuso al pubblico numerose informazioni, perché anche tra gli stessi canadesi molti la ignorano. Subito dopo la creazione nel 1867 del Dominion, o Federazione canadese, grazie all’unione delle Province orientali dell’Ontario (anglofono e protestante), del Québec (francofono e cattolico) e di due Province marittime anch’esse anglofone, era urgente affrontare la situazione dei territori occidentali, dove l’unica “autorità” di tipo amministrativo-commerciale era la britannica Hudson Bay Company, disposta tuttavia a “vendere” i proprî territori al Canada. Il Governo, con Sir John Macdonald Primo Ministro, intende comprare quelle terre fertili e stabilirvi da Ottawa un solido controllo, ma senza contemplare alcun compenso per i coloni che le hanno a suo tempo popolate e coltivate. Coloni, inglesi, irlandesi e infine anche francesi sono disposti a piegarsi; non i Métis (da “meticci”), sangue-misti franco-indigeni, ai quali non verrebbe nemmeno riconosciuta la cittadinanza canadese. A Red River – parte della Provincia del Manitoba o “terra di Manitù” – i Métis insorgono ed emerge per personalità e capacità Louis Riel, che si sente investito direttamente da Dio della missione di guidarli. Riel riesce a occupare Fort Garry (l’attuale Winnipeg, allora base occidentale della Hudson Bay Company) e a insediarvi un Consiglio nazionale dei Métis, divenendo di fatto il governatore del Red River e il fondatore del Manitoba. Complicazione inutile, anzi fattore di irrigidimento nei Métis, l’arrivo del Governatore McDougall nominato da Ottawa, mentre l’inverno canadese blocca truppe e interventi. Tra Ottawa e Fort Garry si tesse comunque una paziente tela diplomatica, che vede il commissario della Hudson Bay Company, Donald Smith, dialogare con Riel, e il vescovo Taché perorare la causa dei Métis presso Macdonald (che promette ambiguamente di soddisfare tutte le richieste di Riel ma temporeggia sulla concessione di un’amnistia ai ribelli) e il Ministro della Difesa, Cartier. Nel frattempo, nel Red River, gruppi di patrioti anglofoni e protestanti esaltati vogliono la caduta di Riel. Respinti una prima volta, vedono la condanna a morte del sanguigno orangista ontariano Thomas Scott, da parte di una corte marziale Métis, come il sopruso finale e spingono Macdonald all’intervento. Riel fugge nel Montana, dove sopravvive insegnando. Quindici anni dopo, un gruppo di indiani del Saskatchewan gli chiede di tornare in Canada, dove i loro diritti sono ancora ignorati. Malgrado le suppliche di Marguerite, la giovane moglie Métis, Riel torna a guidare una nuova ribellione, radicalizzato nelle sue convinzioni e deciso a ignorare la gerarchia ecclesiastica che cerca di frenarlo. Sconfitto e catturato a Batoche, Riel è processato e, malgrado il suo difensore cerchi di farlo assolvere come incapace di intendere e di volere sulla base delle sue infatuazioni religiose, dimostra ai giudici di essere sano di mente ed è pertanto condannato a morte per impiccagione.

Importante e prolifico compositore canadese, il maggiore del XX secolo da questo lato dell’Atlantico, Somers ha composto molta musica per film e teatro, oltre a una mezza dozzina di opere. La sua produzione è eterogenea, come gli interessi e le esperienze musicali che lo caratterizzano. La musica composta per Louis Riel è molto bella, combattiva e potente, con qualche sporadico tocco lirico e perfino cenni di canto gregoriano; vi appare evidente l’influenza di Luigi Nono, e forse anche di Giacinto Scelsi, nelle sequenze atonali o dodecafoniche, un’influenza rielaborata tuttavia in uno stile molto personale. Naturalmente – ed è quello che ha sconcertato il pubblico – non si tratta di una “opera” così come comunemente intesa: a tratti l’orchestra tace lasciando che le voci in scena procedano da sole o parli solo la “danza del bufalo” del ballerino Kainai-Piede-Nero Justin Many Fingers. La tessitura orchestrale, ricca di flauti e percussioni, tende a trasmettere all’ascoltatore le emozioni della narrativa, mentre i personaggi principali in scena “cantano” in modo diverso secondo le loro caratteristiche. I rappresentanti governativi, in particolare il Primo Ministro Macdonald, utilizzano unasorta di sprechgesang ritmico, piuttosto satirico. Louis Riel canta le sue arie con lunghi assolo melodici, che richiedono un’incredibile agilità vocale e spesso un notevole virtuosismo. Somers utilizza anche, per la sua partitura, temi preesistenti: l’iniziale canto a cappella, “Riel siede nel suo studio”, costituisce la rielaborazione a lamento indigeno (lo intona la cantante Métis Jani Lauzon) della marcia militare composta da un funzionario della Hudson Bay Company proprio all’epoca di Riel; nella scena della chiesa del terzo atto, l’autore sovrappone il suono di campanelli da slitta e tamburi alla messa cantata in latino; la ninna-nanna che Marguerite Riel canta al suo bimbo all’apertura del terz’atto esisteva come “Song of Skateen”, non è in realtà Métis ma un canto funebre Nisga’a, uno dei moltissimi raccolti dagli etnografi agli inizi del XX secolo. Bravissimi tutti i cantanti, anche dal punto di vista teatrale, in particolar modo il baritono Russell Braun, un Louis Riel appassionato e potente, il mezzosoprano Allyson McHardy, severa e amorosa madre di Riel dal timbro caldo e forte, e il soprano Simone Osborne, una Marguerite Riel dalla bella voce dolce e dolente che sostiene tutto il suo canto a cappella. Il baritono James Westman interpreta con grande efficacia il Primo Ministro Macdonald, accentuando con misura gli aspetti negativi attribuitigli dal libretto. Con questa gamma di talenti tra cui scegliere, non si capisce perché di frequente vengano chiamati cantanti statunitensi – spesso molto meno capaci! – a ricoprire ruoli protagonistici nelle opere tradizionalmente messe in scena a Toronto.

Magistrale la concertazione di Johannes Debus e l'esecuzione data dall'Orchestra della C.O.C. di una partitura tutt'altro che facile.

La messa in scena di Peter Hinton è di grande originalità. Il regista porta in scena la “Land Assembly”, un gruppo di quindici rappresentanti delle Prime Genti, testimoni silenziosi degli avvenimenti in scena, tutti vestiti di rosso nei primi due atti e di nero nel terzo, con la sconfitta di Riel. Il coro (quaranta elementi) diventa visibile, seduto su due file di tribune come sui banchi di una giuria, con il sollevarsi progressivo di due grandi pannelli verticali, che chiusi appaiono come un fondale, aperti rivelano a loro volta fondali di colore diverso secondo l’azione in corso. Membri del coro affollano, inoltre, prima i gruppi di Métis o di fedeli cattolici che inneggiano a Riel, poi i gruppi di coloni esagitati che ne chiedono la deposizione e la morte.

La geniale scenografia di Michael Gianfrancesco è minimalista ma efficace, pochi elementi di arredamento introdotti o rimossi alla vista del pubblico, le tribune che suggeriscono la scena senza necessità di costruirla. Due sottili sipari che scorrono verticalmente servono a definire il luogo dell’azione, con la mappa del Palazzo del Parlamento che sposta l’azione ad Ottawa, dove il Primo Ministro Macdonald e il Commissario della Hudson Bay Donald Smith, prima, e Macdonald e Cartier, poi, pianificano la loro ipocrita strategia. Meno felici i costumi di Gillian Gallow, che – accentuando l’intenzione denigratoria nei confronti del Governo di Ottawa – veste i ministri di assurdi completi a scacchi, rosso per Macdonald e azzurro per Cartier, o il commissario della Hudson Bay di bianco con strisce multicolori al fondo della giacca e dei pantaloni, mentre i Métis vestono sempre sobri completi scuri d’epoca.

Una magnifica novità nel panorama operistico di Toronto, purtroppo non apprezzata a dovere dalla maggior parte del pubblico e perfino dai critici musicali dei principali quotidiani. È un grande merito della Canadian Opera Company lo sforzo che sta compiendo, sotto la guida del suo giovane Direttore Generale Alexander Neef, per l’evoluzione del gusto in un pubblico che, alla prova del nove, si dimostra ancora molto bisognoso di “cure”.

Foto Michael Cooper

Toronto, 26-IV-2017. Four Season Centre for the Performing Arts, 20 aprile-13 maggio. Stagione 2016-17 della Canadian Opera Company. LOUIS RIEL, musica di Harry Somers, libretto di Mavor Moore (1967). Regia: Peter Hinton. Direzione musicale: Johannes Debus. Direzione Coro: Sandra Horst. Scenografie: Michael Gianfrancesco. Costumi: Gillian Gallow. Luci: Bonnie Beecher. Coerografie: Santee Smith. Orchestra e Coro della Canadian Opera Company.

Personaggi e interpreti principali: Louis Riel – Russell Braun, baritono; Vescovo Taché: Alain Coulombe, basso; Primo Ministro Sir John Madonald – James Westman, baritono; orangista Thomas Scott – Michael Colvin, tenore; Governatore William McDougal & un giudice – Doug MacNaughton, baritono; Julie Riel, madre di Louis – Allyson McHardy, mezzosoprano; Marguerite Riel, moglie di Louis – Simone Osborne, soprano; Colonnello Garnet Wolseley – Peter Barrett, baritono; Donald Smith, commissario della Hudson Bay Company – Aaron Sheppard, tenore; Sir G.E. Cartier – Jean-Philippe Fortier-Lazure, tenore; et alteri.


 

 

 
 
 

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