L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Tafelmusik Baroque chamber choir

Galleria di cantate

 di Giuliana Dal Piaz

Il coro da camera di Tafelmusik propone un percorso fra pagine tratte dalle cantate bachiane. Un'esecuzione di qualità, benché la costruzione del programma non si sia rivelata la più avvincente e variegata.

TORINO, 9 febbraio 2017 - Il secondo concerto presentato dalla Tafelmusik Baroque Orchestra dall’inizio dell’anno è dedicato a Johann Sebastian Bach, e in particolare a un genere di sue composizioni che non ascoltiamo spesso in concerto: le cantate. Ne scrisse duecento in quarant’anni di attività e in genere il pubblico ne conosce solo una manciata, inserita tra altre opere più note e più frequentate del grande autore barocco. Allo scopo di diffonderne maggiormente la conoscenza, stavolta il direttore del coro da camera di Tafelmusik, Ivars Taurins, si è quindi impegnato – com’egli stesso scrive nelle note al programma – a “creare una galleria sonora di movimenti corali” da dodici cantate di Bach, intervallata da quattro opere strumentali profane dello stesso autore: l’Adagio e Dolce per due violini e continuo BWV 527/2, interpretato dai bravi Geneviève Gilardeau e Christopher Verrette, mentre hanno curato il “continuo” il cellista Allen Whear e la clavicembalista Charlotte Nadiger; la Sarabanda per clavicembalo solo, BWV 816 – poi non eseguita, per un infortunio al pollice sinistro che ha permesso alla Nadiger di affrontare ugualmente gli altri pezzi, ma non di suonare la complessa Suite – ; il Concerto Italiano BWV 971, in un bell’arrangiamento per due archi, gli straordinari violini di Julia Wedman e Patricia Ahern; e infine la Sinfonia per la Cantata 35 per solo organo, ancora con Charlotte Nadiger.

Abbiamo quindi ascoltato le voci dei ventidue membri del coro da camera nei brani: coro “Sei Lob und Ehr” (Lode ed onore) dalla Cantata n.117; coro “Aller Augen warten” (Tutti gli occhi ti attendono) dalla Cantata n. 23; coro “Christum wir sollen loben” (Sempre dovremmo lodare Cristo) dalla Cantata n. 121; coro “Ihr werdet weinen” (Piangeremo e ci lamenteremo) dalla Cantata n. 103; il “Kyrie eleison” e il “Gloria in Excelsis Deo” dalla Messa in Sol Maggiore, BWV 236; corale “Jesus bleibet meine Freude” (Gesù sarà la mia gioia) dalla Cantata n. 147; corale “Ach Gott, wie manches Herzeleid” (Ah Dio, quanto soffre il mio cuore) dalla Cantata n. 3; corale “Christe, du Lamm Gottes” (Cristo, agnello di Dio) dalla Cantata n. 23; corale “Verleih uns Frieden” (Donaci la grazia della tua pace) dalla Cantata n. 42; corale “Wer Hofft in Gott” (Chiunque spera in Dio) dalla Cantata n. 109; coro “Und wenn die Welt” (Seppure fosse pieno il mondo) dalla Cantata n. 80 e infine il coro “Cum Sancto Spirito in gloria Dei patris”, sempre dalla Messa in Sol Maggiore BWV 236.

Nella consueta presentazione che precede i concerti di musica antica e barocca presso il Trinity-St. Paul’s Centre, il mº David Fallis aveva spiegato la differenza tra coro e corale, la forma musicale tipica degli inni religiosi posteriori alla Riforma luterana, quando si era provveduto a tradurli dal latino in tedesco per renderli comprensibili a tutti. Ha anche spiegato che molte melodie per corali derivano in realtà dal canto gregoriano (come nel brano “Christe, du Lamm Gottes” incluso nel programma) e ha fatto ascoltare anche alcune battute della Cantata BWV 4 in cui Bach utilizza la stessa musica, con parole in tedesco, di una sequenza pasquale in uso nel rito cattolico.

Sempre bravissimi gli strumentisti e praticamente tutti i cantanti di Tafelmusik – in particolare il tenore Cory Knight e il basso Joel Allison, voci soliste sull’assieme del coro nel secondo inno –, efficace e comunicativo l’esuberante direttore Ivars Taurins. È anche certamente indovinato il titolo di Bach Tapestry (tappezzeria di Bach), forse con una lieve sfumatura negativa: come in una tappezzeria, dove si ripetono all’infinito gli stessi minuti disegni, il concerto è un po’ troppo monocorde per non risultare alla fin fine un tantino noioso.


 

 

 
 
 

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