Quel dolce preludiare
Fra slanci romantici e acceso lirismo, il pianismo sorvegliato e generoso di Lorenzo Di Bella debutta al festival PianoEchos 2018 e si impone soprattutto nella parafrasi di Rigoletto firmata da Liszt.
VALENZA (AL), 8 settembre 2018 - Nel 2005 il pianista marchigiano Lorenzo Di Bella, allora trentaduenne, vinceva il Concorso Vladimir Horowitz a Kiev, unico pianista italiano della storia - a nostro sapere - a strappare un primo premio in terra russa. Dieci anni prima, a ventidue anni, si era aggiudicato il prestigioso Premio Venezia del Teatro La Fenice, quale miglior diplomato del 1995. Questi due importanti allori lo hanno portato ad esibirsi in mezzo mondo con diverse orchestre sinfoniche, diretto da bacchette del calibro di James Conlon e Kirill Karabits. Lo ritroviamo ora quarantacinquenne a inaugurare al Teatro Sociale di Valenza Po il bel festival pianistico “PianoEchos 2018”, giunto alla sua quindicesima edizione. Un gioiello italico che come sottotitolo recita “Settimane Pianistiche Internazionali in Monferrato” e che nasce da un'idea del suo direttore artistico, il pianista piemontese Sergio Marchegiani (sua una bella integrale dei Notturni di Chopin per Amadeus e alcune pregiate incisioni schubertiane per Decca). L'idea, tanto semplice quanto felice, è quella di organizzare concerti pianistici con il meglio del pianismo nazionale e internazionale in ben (finora) quarantun luoghi diversi (teatri, auditorium, chiese, cortili, ville e castelli), nell'ambito di almeno diciassette comuni diversi del Monferrato, nel dorato periodo settembrino che precede la vendemmia: luoghi ai più sconosciuti come Camagna, Casorzo, Cella Monte, Conzano, Cuccaro, Frassinello, Fubine, Giarole, Lu, Pecetto, Rosignano, Vignale, Volpedo, improvvisamente diventano protagonisti di concerti il più delle volte memorabili, con pubblico attentissimo, ingresso libero e il sostanzioso contributo pubblico della Provincia di Alessandria e dei rispettivi comuni, quello privato di Fondazione Piemonte dal Vivo, Fondazione CRT e Compagnia di San Paolo. Un minuscolo miracolo che sposa musica e territorio, valorizzandolo, che – in sedicesimo - ricorda il festival francese de La Roque d'Antheron, immensa kermesse internazionale che ogni estate raduna decine e decine di migliaia di spettatori ad ascoltare in religioso silenzio una settantina di concerti pianistici all'interno del parco di platani di una clinica per obesi e in numerose chiese, pievi e piazzette sparse nell'alta Provenza. Nel suo piccolo “PianoEchos 2018” offre quest'anno nove concerti dall'8 settembre al 7 ottobre, con presenze importanti come Ivo Pogorelich e Ludmil Angelov e la sorpresa del giovane cavallo di razza, il polacco venticinquenne Lukasz Krupinski.
Per il maturo Lorenzo Di Bella si tratta del suo debutto al festival, con un programma classico-romantico che fa la gioia degli amanti del pianoforte, aprendo con due Sonate in re minore di Scarlatti (la prima è la più famosa, eternata da Arturo Benedetti Michelangeli, la seconda la Toccata L. 422 coi suoi micidiali ribattuti), poi la prima Ballata di Chopin e la seconda di Liszt, indi i Kreisleriana op. 16 di Schumann e la parafrasi lisztiana sul Rigoletto. Di Bella entra e attacca i due Scarlatti con bellissimo suono, poco pedale, ottimo legato e una certa liquidità (qualche ribattuto non riuscito nella Toccata è dovuto alla meccanica non perfetta dello strumento), affronta con scultoreo fraseggio la Ballata in sol minore di Chopin, con altrettanto rigore e maestosità conduce la Seconda Ballata in si minore di Liszt. Al rientro, dopo l'intervallo, Di Bella suona qualche accordo introduttivo ai Kreisleriana di Schumann, all'antica maniera del preludiare di Wilhelm Backhaus, un atto naturale che può sconcertare qualcheduno, ma che ben dispone e incuriosisce, tanto il gesto è semplice e naturale. Ecco dunque l'impervia scalata dei Kreisleriana, affrontati con slancio romantico e apprezzabile senso narrativo, buona tenuta e numerosi momenti di acceso lirismo. Il pianismo sorvegliato ma generoso di Lorenzo Di Bella riesce tuttavia a inverarsi del tutto in una notevole lettura di “Liszt-Rigoletto”, con autentiche accensioni sonore, sfoghi e fraseggi personali. Gradimento molto convinto del pubblico, omaggiato da due bis al solito apprezzatissimi: un tango di Piazzolla e uno studio di Chopin, “Rivoluzionario”.
foto Giulia Sirolli