L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Tradizionale e godibile

di Irina Sorokina

Nella stagione areniana ambientata fra proiezioni digitali si affaccia con successo anche La traviata. Una prova in crescendo per Irina Lungu, affiancata al meglio da Francesco Meli e Luca Salsi.

Verona, 10 luglio 2021 - Un’implacabile statistica sostiene che La traviata verdiana sia l’opera più rappresentata al mondo. Non c’è da meravigliarsi: è un cocktail perfetto di elementi drammaturgici (o, meglio, melodrammatici) capace di soddisfare un vasto pubblico in tutti i tempi, un mix di passioni amorose, convenzioni sociali, sacrificio femminile, superficialità maschile, colpi di scena etc., che a distanza di ben più di centosessant’anni scuote ancora gli animi e estorce qualche lacrima. Non c’è nemmeno da meravigliarsi che, pur non essendo mai stata l’opera più rappresentata sul palcoscenico grandioso dell’Arena di Verona, La traviata anche qui da sempre raccolga grandi consensi dal pubblico internazionale: si ricordano gli allestimenti di Hugo De Ana e Franco Zeffirelli, quest’ultimo andato in scena quando il maitre era già morto.

Nell’era del Covid-19 si sta compiendo una rivoluzione: per evitare gli assembramenti nella fase di montaggio delle scenografie grandiose e complesse e sul palcoscenico, quando l’opera prevede la partecipazione del coro e dei figuranti, ma anche perché siamo ormai in era digitale, La traviata è apparsa in questa stagione inedita in veste alleggerita (ma non troppo), con le scene proiettate su una grande led wall (video design D-Wok) e alcuni elementi della scenografia, tradizionali e essenziali come due scalinate, un arco per ingresso, un tendaggio, due lampioni. Le scalinate hanno favorito la disposizione del coro e dei ballerini in modo efficace, mentre la led wall ha accolto numerose immagini femminili create da grandi artisti del passato, conservati nei principali musei del mondo. La traviata areniana ha celebrato così la figura femminile nella pittura attraverso i secoli, in tutta la sua bellezza e forza dell’animo.

I registi moderni spesso spostano l’azione dell’opera più avanti, e alla Violetta areniana stavolta è toccato di vestire i panni di una donna della fine dell’Ottocento; dietro le ampie vetrate sono apparse le immagini della Parigi della Belle Epoque. Simile al resto dei nuovi allestimenti già visti in questa stagione, la locandina non ha fornito i nomi d regista, scenografo, costumista e coreografo: La traviata è stata il frutto di lavoro di una squadra che ha fatto le scelte “tranquille”, se così si può dire, una Traviata di stampo tradizionale, con delle masse notevoli di figuranti e ballerini sul palco enorme che, nei limiti delle loro possibilità, hanno cercato con vivacità di coinvolgere il pubblico e di farlo divertire.

Irina Lungu è stata un’interprete convincente e collaudata dell’amatissima eroina verdiana. Tuttavia nella sera della prima areniana ha fornito un’interpretazione disomogenea, andata, per fortuna, in crescendo. Non proprio felice è risultato il primo atto in cui la cantante è apparsa non del tutto sicura e vocalmente appesantita e nel registro basso problematica. Nella celebre frase “Croce e delizia” dell’aria conclusiva la voce ha perso la limpidezza e, forse, non è stato un caso di azzardare il mi bemolle sopracuto in “Sempre libera”, del resto, non previsto nella partitura verdiana: la nota è risultata faticosa e le colorature precedenti imprecise. È andata molto meglio negli atti successivi; evidentemente, la scrittura lirica è stata più consona alla personalità del soprano che ha donato gli attimi di una sincera commozione nel duetto con Germont e l’aria “Addio del passato”.

Francesco Meli è stato uno dei migliori Alfredo mai sentiti: del resto, il tenore genovese ha tutte le qualità per interpretare il ruolo in questione. Non solo la voce, particolarmente adatta alla parte, intelligente e duttile nonostante qualche nota opaca nel registro acuto., ma anche il sapiente uso dei chiaroscuri e delle mezze voci hanno contribuito in modo prezioso alla creazione del personaggio. Come fraseggiatore, Meli non ha rivali, e a qualcuno i suoi “giochi” sofisticati potrebbero apparire eccessivi; tuttavia, questo modo di interpretare la parte di Alfredo ci è sembrato molto utile per disegnare il personaggio, un giovane ordinario e impulsivo. 

Buone parole per Luca Salsi, acclamato baritono verdiano dalla voce salda e splendente che a volte appare un po’ rude: una particolarità superata alla grande nella Traviata areniana. Il cantante parmigiano è apparso più elegante e raffinato grazie ad una certa moderazione dei suoi soliti modi; nel duetto con Violetta e in “Di Provenza il mar, il sol” ha dato una vera lezione di canto.

Molto efficaci tutti i numerosi interpreti di ruoli di contorno: Victoria Pitts – Flora Bervoix, Yao Bohui – Annina, Carlo Bosi – Gastone di Letorières, Nicolò Ceriani – barone Douphol, Natale De Carolis – Marchese d’Obigny, Romano Dal Zovo - dottor Grenvil, Max René Cosotti – Giuseppe, Stefano Rinaldi Miliani – domestico/commissionario. Spigliata la prima ballerina Eleana Andreoudi.

Ivan Francesco Ciampa, come tutti i direttori d’orchestra che lo hanno preceduto sul podio veronese in questa stagione particolare, si è trovato di dover affrontare le difficoltà già note provocate dal distacco del coro, posizionato sulle gradinate, dall’orchestra e dal palcoscenico, e ce l’ha messa tutta per farli andare a tempo. Il primo atto è stato sull’orlo di precipizio, il secondo e il terzo sono andati decisamente meglio. In condizioni tutt’altro che facili Ciampa è riuscito a raggiungere un buon risultato e fornire un’interpretazione dinamica e non priva di raffinatezza. Bravissimo e molto partecipe, come sempre, è stato il coro areniano preparato da Vito Lombardi.

Alla fine, gran successo e numerose chiamate per tutti.


 

 

 
 
 

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