L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

La vestale dei Preludi

di Vincenza Caserta

Gli Amici della Musica di Palermo assieme al Comitato Amur propongono on line un concerto di Gloria Campaner tutto dedicato ai preludi di Chopin.

Streaming da Palermo, 14 febbraio 2021 - Gli Amici della Musica di Palermo assieme con Comitato Amur e il fotografo Daniele Ratti propongono via streaming il concerto della pianista Gloria Campaner, trasmesso domenica 14 febbraio alle ore 18 in prima visione dal Teatro Politeama Garibaldi di Palermo con la rassegna “Silenzio in sala a tempo di musica”. Protagonista la musica di Chopin in una delle sue opere più innovative ed enigmatiche al tempo stesso: i Preludi op. 28. La musica in tempo di pandemia non è lontana dal suo pubblico, le varie iniziative proposte cercano di accorciare le distanze, diventate in questi mesi un baratro. L’energia degli artisti consiste nello sfidare questi momenti bui e nel dimostrare ancora una volta che l’arte non può essere messa a tacere né può essere soffocata l’esigenza del confronto con un passato che attraverso la musica si rinnova come specchio vivo e attuale.

Gloria Campaner, affermato talento delle ultime generazioni, appare quasi come una vestale intenta a compiere un magico rituale nello svelarci questo Chopin. Sin dal primo preludio si aprono le porte di un mondo incantato, visionario, in cui nulla è casuale ma riesce a sorprendere l’ascoltatore con la bellezza sussurrata e decisa di pagine che riassumono a tutto tondo l’essenza di Chopin. L’idea di movimento e dinamismo parte dalla brezza lieve che come un vento fresco e leggero trasporta l’ascoltatore verso il lento, intenso e sofferto cammino del secondo preludio, in cui Campaner suggerisce nuovi scenari nell’accorata nostalgia del canto. Ogni sensazione assume un carattere particolare, il tempo del racconto musicale e il tempo psicologico al quale sono associati i diversi quadri proposti assumono una dimensione nuova e onirica. Così Campaner ci trasporta con freschezza ed entusiasmo nelle chiare sonorità del preludio in sol maggiore per poi lasciar predominare le ombre di un cupo spleen. Il contrasto tra atmosfere e colori risulta essere senza dubbio la maggiore difficoltà di quest’opera di Chopin. Campaner mette a servizio della musica sia la potenza sonora sia l’intensità del canto, riuscendo a descrivere il turbinio interiore dell’autore (espresso con chiarezza nel Preludio in fa diesis minore) come la fiera solennità del Preludio n. 9. Il passaggio dalla leggerezza danzante del Preludio n. 10, ancora una volta vicino allo spirito polacco, si trasforma in estasi e contemplazione nel Preludio n. 13, in cui la bellezza descrittiva del suono riesce a evocare i paesaggi che Chopin voleva dipingere in queste pagine, la sua patria lontana oppure qualche verde scorcio attorno alla Certosa di Valldemossa. Così, viaggiamo verso il più celebre dei preludi, quello in Re bemolle amggiore detto La goccia d’acqua. Proprio in questo momento della narrazione si ha la percezione che il tempo psicologico impresso nella musica sia diverso rispetto quello reale. La pianista veneta con naturalezza ci sussurra i segreti di Chopin con le sue malinconie e i suoi barlumi di speranza. Il passaggio dal turbinio squillante del Preludio n. 16 al successivo Preludio n. 17 è immortalato in un canto cullante, che Campaner rende appassionato senza far mai perdere un'aura di dolcezza mai scontata. Nelle pagine che seguono vi è la fresca gioiosità che tanto avvicina il Preludio n. 19 agli Studi di Chopin e la ricerca di sonorità importanti per quel Corale così ricco di tensioni armoniche del Preludio n 20. Campaner si fa portavoce del testamento spirituale di Chopin, rendendo le dinamiche in pianissimo con la delicatezza di un segreto da confidare sottovoce. Toni di leggenda e ricercatezza nelle novità del tessuto musicale accompagnano i Preludi successivi assieme ai molti contrasti sottolineati con attenzione. Gli ultimi due Preludi sono presentati come paesaggi contrastanti: uno ha i colori incantati e rarefatti della tavolozza che sarà di Debussy, l’ultimo si trasforma in un canto fiero e patriottico ricolmo di tutta l’intensitàche Skrjabin farà propria. 


 

 

 
 
 

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