L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Epifanie

di Roberta Pedrotti

Rientra a pieno titolo nel ciclo Fenomeni, in tutte le accezioni suggerite dall'etimologia del termine, della stagione della Filarmonica Toscanini il concerto diretto da Alessandro Bonato con un solista d'eccezione come Xavier De Maistre. In programma il Concerto per arpa di Ginastera e Sheherazade di Rimskij Korsakov con il violino di Mihaela Costea.

PARMA 20 gennaio e FAENZA 22 gennaio 2022 - Fenomeni. Dal verbo greco faino (φαίνω), che comprende i significati di apparire, mostrare, sembrare, mettere in luce, spiegare, far vedere e far risuonare, che condivide la radice con fos (φῶς ), luce, e fantasia (φαντασία). Un fenomeno è qualcosa di più di quel che l'uso e l'abuso del termine ha finito per semplificare, è anche qualcosa di più di quel che la grafica della Filarmonica Toscanini suggerisce nell'immediato: un ciclo di concerti con solisti d'eccezione – fenomenali, appunto – qual è in questo caso l'arpista Xavier De Maistre. Un divo a pieno e meritato titolo, che rivela tutto il potenziale dello strumento, lo fa apparire come non mai, anche nella percezione visiva, con uno strumento realizzato su misura in base alle sue indicazioni per avvicinarsi a un'estetica moderna, dai tratti art nouveau, più confacenti al repertorio del XX secolo rispetto alle dorature corinzie cui si è abituati. Lo fa apparire con una profondità di suono stupefacente, una tecnica che non solo contempla sollecitazioni delle corde le più varie, in una miriade di sfumature di arpeggio percussione o pizzicato, ma utilizza anche colpi diversi delle mani sulla cassa armonica. Così, l'arpa viene fatta risuonare come mai avremmo immaginato prima che ci fosse svelato dal vivo.

La tecnica pura, il potenziale strumentale appare nella musica, nel Concerto per arpa di Ginastera, pirotecnica fantasmagoria a tratti diabolica per l'articolazione ritmica mobile e prepotente, per il mosaico di colori, per l'intreccio di dialoghi serrati o ampi spazi e cadenze per solista e orchestra. Qui l'energia e la poesia di De Maistre trovano sponda e risposta nella Toscanini diretta per la prima volta da Alessandro Bonato. Incastri esatti, ma mai meccanici, innescano nei tre movimenti un discorso continuo e incalzante, una dialettica rapinosa in cui l'epifania del potenziale dell'arpa sembra irradiarsi e riflettersi in tutte le sezioni orchestrali. Poi, fra le ovazioni, l'arpa sola si fa orchestra. Per due diverse serate, all'auditorium Paganini di Parma e al teatro Masini di Faenza, De Maistre propone due diversi fuori programma: le variazioni di Felix Godefroid sul tema del Carnevale di Venezia il 20, il 21 la trascrizione per arpa della prima Danza spagnola dalla Vida breve di Manuel de Falla. In entrambi i casi, un esito ipnotico, in cui suoni sottilissimi e cristallini, traslucide iridescenze possono scorrono gradualmente fino a un corpo denso e robusto, cupo e aromatico, mantenendo sempre la nettezza, l'intelligibilità di fraseggio, la penetrante presenza e l'incisività.

Dopo un breve intervallo, si manifestano nuove apparizioni. Alessandro Bonato che sempre più sta conquistando la giusta luce mostrando le sue qualità, la Toscanini con organico accidentato more solito, oramai, in tempo pandemico, ma senza rinunciare alla sua spalla principale, Mihaela Costea. A lei spetta il ruolo chiave di narratrice e rivelatrice nella Sheherazade di Rimskij-Korsakov. Dal fenomeno, alla fantasia. Il suo violino è luminoso, quasi una lama lucente nello spazio del Paganini, più morbido nella sala all'italiana del Masini, sempre ben presente e nitido nell'innalzare il tema filo conduttore fra i vari quadri del viaggio Sindbad, del principe Kalendar, del principe e della principessa, della festa di Bagdad del mare e del naufragio. Un manifestarsi di immagini che Bonato plasma senza bacchetta, quasi a dar forma e colore al suono con gesto sempre d'ispirata eleganza, ma soprattutto funzionale all'idea, alla concezione poetica di un Rimskij-Korsakov sottratto a tutta la retorica del virtuosismo orchestrale fine a se stesso. La qualità tecnica c'è tutta, soprattutto considerando che la situazione ha imposto delle sostituzioni e l'organico non è quello avvezzo a suonare fianco a fianco: l'ascolto ravvicinato in sale diverse permette, anzi, di apprezzare non solo diverse prospettive di resa sonora (inutile negarlo: l'acustica è il tallone d'Achille del bellissimo Paganini), ma anche il plastico adattarsi degli interpreti all'ambiente senza perdere coerenza. Coerentissimo è il racconto dipanato da Bonato, capace di suggerire la suggestione senza puntare tutto sugli effetti speciali: il colore, l'impasto strumentale ricerca un corpo, una morbidezza, un calore che sembra fatto per affabulare e lasciar emergere il violino di Mihaela Costea, senza trascurare tutti i gli interventi solistici ben delineati nella coesione dell'insieme - e sia concessa una lode alle percussioni. Come il sultano non può interrompere il ciclo dei mille e un racconti, così il fantastico si manifesta cangiante quanto fluido. Ogni sequenza è ben caratterizzata, ma viene necessariamente dalla precedente e rimanda alla successiva, in un unico respiro dominato con nobile naturalezza in ogni gradazione dinamica. Altri aspetti del fenomeno: altre apparizioni, fantasie, immagini che risuonano e si rivelano in piena luce, diverse dal solito e dal previsto, ma coerenti, pensate, senz'ombra di inutile stravaganza, com'è giusto per un maestro non solo della scuola russa, espressione della grande tradizione slava legata alla fiaba e punto di riferimento per tanti fondamentali approdi novecenteschi.

Si fa musica, la musica si manifesta e il pubblico, a Parma come a Fidenza, non è abbagliato, è coinvolto: attentissimo per Ginastera come per Rimskij Korsakov, acclama De Maistre dopo la prima parte, non si raffredda dopo la seconda, richiamando Bonato e Costea più e più volte alla ribalta, tant'è che, alla fine, è l'orchestra ad alzarsi prima degli spettatori.

Lasciamo, allora, le platee del Paganini e del Masini. L'ultima epifania, l'ultimo fenomeno: come orchestra regionale la Toscanini tocca spesso piazze in provincia, i meravigliosi teatri di cui l'Emilia Romagna pullula e che meritano la visita, l'apparizione, di artisti fenomenali. La risposta – fra la sete di spettacolo dal vivo e le difficoltà del recupero delle abitudini e del timore di cancellazioni o cambi – è incoraggiante e fa il paio nello spazio con le iniziative della Toscanini rivolte alle famiglie, al pubblico giovane, addirittura ai bambini (che possono seguire laboratori musicali mentre i genitori assistono ai concerti). Decisamente, la parola fenomeno in tutte le sue accezioni è ben trovata.

PARMA 20 gennaio

FAENZA 22 gennaio


 

 

 
 
 

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