L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Fiamme tra i ghiacci

di Antonino Trotta

Trionfale apertura d’anno per l’Unione Musicale di Torino che, dopo la pausa natalizia, riapre le porte al proprio pubblico con uno straordinario concerto affidato ai fuoriclasse Vadim Repin e Nikolai Lugansky.

Torino, 19 gennaio 2022 – Quando in un duo le parti coinvolte si equivalgono per talento e fama, lo spettatore si ritrova sempre un po’ in imbarazzo, incapace com’è di dosare l’attenzione rivolta all’uno anziché all’altro, in equilibrio precario tra la consapevolezza di come andrebbe ascoltato una sonata per violino e pianoforte e l’irresistibile tentazione di isolarsi nell’ammirazione di un singolo dettaglio. Capita così di lasciarsi soggiogare da quel pianismo statuario e misurato, di impallidire dinnanzi a un violinismo sciabolante e adamantino, perfetto al millesimo di Hertz nell’intonazione, anche se poi è il gioco continuo di alternanze, subordinazioni, galanteria a valere davvero la candela. Del resto Vadim Repin e Nikolai Lugansky, sul palcoscenico, non sono due primedonne rivali: gli oltre vent’anni di collaborazione si riflettono tutti in un respiro musicale unico, in una proficua convivenza di idee e intenti in cui si condividono fraseggio, colori, energia, accento. Il recital che inaugura la seconda parte della stagione dell’Unione Musicale ne è la prova.

La sonata n. 1 per violino e pianoforte di Ravel, opera postuma articolata in un solo movimento (Allegro), è un’opera chiaroscurale, piena di quel lirismo e di quella inventiva armonica propria del Novecento francese. Al pianoforte Lugansky è chiamato a dipingere atmosfere oniriche, liquide con un tocco privo di asperità, atmosfere che il violino di Repin poi fende, come raggi di luna in una notte brumosa, grazie a un canto dall’aria rapsodica, volitivo nel fraseggio, patetico sì ma mai stucchevole o lezioso.

Cupa, ruvida, pungente, la sonata n. 1 in fa minore op .80 di Prokof'ev vive esattamente agli antipodi della sonata di Ravel. Se si escludo i lampi di luce dell’Andante in terza posizione, dove il bellissimo tema cantabile rimane teso tra il candido e l’enigmatico, la sonata di Prokof'ev si sviluppa con costante tono interrogativo, mai risolutivo, inquieta nelle sue sonorità livide e corrusche. Esemplificativo, in tal senso, è ad esempio l’Andante assai d’apertura, dove la melodia, affidata a un violino roco, appare ora soffocata dal mesto incedere della tastiera, anche quando esso si lancia nelle serrate figurazioni conclusive. Ecco allora che al di là del fraseggio, della scansione ritmica, ciò che più s’apprezza nel Prokof'ev di Repin e Lugansky è proprio la ricerca di screziature timbriche quasi metalliche, è l’approccio quasi martellante al suono – che viene fuori specialmente nell’Allegro brusco e nell’Allegrissimo conclusivo – tipico del compositore russo, naturalissimo sul pianoforte, meno sul violino.

Alla Rapsodia n. 1 SZ 86 di Bartók segue infine la sonata n. 3 in re minore op. 108 di Brahms, capolavoro e vertice della serata: si ascolta un Allegro iniziale elegantissimo, ragionato, sontuoso, forse appena algido nella sua grande compostezza, nella razionale distanza che separa la minuziosa ricerca di colori e filigrane dallo slancio patetico che potrebbe animare il dettato; si ascolta un Adagio toccante nell’ininterrotta arcata melodica intorno a cui tutto il secondo tempo ruota; si ascolta un Un poco presto e con sentimento accattivante, sospeso nell’etere, leggerissimo, a tratti sensuale, incisivo nella serrata alternanza di pianoforte e violino che incentivano le peregrinazioni del tema, inizialmente sornione, eppur capace di aprirsi in uno squarcio lirico di gran trasporto. È il movimentoconclusivo, tuttavia, a fare la differenza. Il ghiaccio siberiano iniziale sembra ora sciogliersi e il Presto agitato avvampa di pathos e impeto: pur nel sacrosanto dominio del suono, che mai passa in secondo piano, il duo affronta le pagine con elettrizzante slancio virtuosistico che porta i due strumenti a giganteggiare nell’inseguimento di quel motivo appassionato, sottoposto a incessanti sviluppi e imprevedibili modulazioni.

Accolti da applausi scroscianti, Vadim Repin e Nikolai Lugansky concedono due bis: l’Allegretto dalla sonata n.3 in do minore per violino e pianoforte op. 45 di Grieg e Estrellita di Manuel Ponce. Serata entusiasmante, si comincia benissimo.


 

 

 
 
 

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