L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Fra avanguardia e slanci romantici

 di Stefano Ceccarelli

L’Accademia Nazionale di Santa Cecilia presenta un concerto fra romanticismo e avanguardia novecentesca diretto da Daniele Gatti, che in questo repertorio è riconosciuto maestro. Nel primo tempo, si esegue il Concerto per violoncello in mi bemolle maggiore op. 107 n. 1 di Dmitrij Šostakovič, mentre nel secondo la Symphonie fantastique op. 14 di Hector Berlioz. Il concerto è eseguito dal violoncellista Kian Soltani.

ROMA, 1 aprile 2022 – Daniele Gatti è ultimamente impegnato in diversi concerti presso l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, tutti ben pensati e azzeccati per programma e interpretazione. Non fa eccezione anche quest’ultimo, ben bilanciato fra un concerto nel primo tempo e una sinfonia nel secondo; Šostakovič e Berlioz, peraltro, formano un interessante dittico che attraversa ‘800 e ‘900 fra romanticismo e avanguardia.

Il primo tempo vede l’esecuzione del Concerto per violoncello di Šostakovič. Solista è Kian Soltani, violoncellista di notevoli doti e vellutata sensibilità. L’intesa con Gatti è eccellente e il risultato è un’esecuzione piacevolissima. Il concerto šostakovičano, peraltro, permette al violoncellista di mostrare tutta la sua arte – del resto, la parte fu scritta per un virtuoso come Mstislav Rostropovič. L’Allegretto iniziale è tutto giocato sull’ironia ritmico/armonica tipica dello Šostakovič più ispirato; orchestra e solista devono calibrare attentamente i passaggi, essere in grande armonia. Soltani dà prova di fresca agilità nei passaggi, musicalità vellutata, sensibilità nei volumi, nelle nuance e (come si vedrà fra poco) anche nel virtuosismo più spedito. L’orchestra suona magnificamente e l’agogica di Gatti ha la giusta energia. L’enigmatico Moderato (II) ha uno spirito lunare, notturno, a tratti sidereo. Soltani esplora tutte le potenzialità dello strumento, vibrando i filati, soprattutto quelli nella zona acuta, che viene ampiamente sfruttata nei momenti più onirici; Gatti sostiene la melopea dello strumento, facendolo librare in un tessuto orchestrale finissimo. Le doti più squisitamente virtuosistiche di Soltani si godono nella Cadenza (III), un movimento interamente dedicato allo sfoggio virtuosistico del solista. Termina il concerto un Allegretto con moto (IV) dal sapore gitano e popolare, ancora perfetto per sfoggiare le doti di tutti gli esecutori in sala. Alla fine del concerto, il pubblico applaude con trasporto; Soltani, Gatti e l’orchestra regalano l’esecuzione di Lovely Minka, I must away, una canzone popolare ungherese. Così esprimono la loro solidarietà all’Ucraina.

Il secondo tempo è interamente occupato dalla Fantastica di Berlioz. Gatti regala al pubblico in sala una performance a dir poco magnifica. Tutta la sua idea agogica è basata sul contrasto volumetrico delle sezioni sonore; Gatti utilizza l’orchestra come un organo che respira, e questi respiri sono i momenti dove il direttore sottolinea maggiormente tale idea, fatta di una manipolazione vivida della partitura. Ciò si vede benissimo nella transizione, nel I movimento, fra la sezione onirica e l’Allegro agitato, ove Gatti dona slancio e pura energia alla partitura. Nel II movimento (Un bal), Gatti indora i passaggi più brillanti del valzer, in puro stile galante. Il direttore dimostra sensibile attenzione ai particolari della partitura, come appare nell’esecuzione del III movimento (Scène aux champ), tutto imperniato sui suoni degli ottoni e sulla dolcezza melodica. Polso e vibrata energia ritmica sono gli ingredienti con cui Gatti slancia la Marche au supplice (IV); qui il direttore rallenta percettibilmente l’agogica, per poi slanciarla con ancor più energia. La sinfonia si chiude nel crescendo dell’orgia sonora del Songe d’une nuit du Sabbat, che si conclude fra gli applausi sonori del pubblico intervenuto in sala.


 

 

 
 
 

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