L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Il gioco delle sfide

di Roberta Pedrotti

L'orchestra Senzaspine di Bologna conferma la serietà del suo lavoro e la sua continua crescita in un programma che affianca una prima assoluta di Luigi Grasso a Gershwin e Šostakovič

BOLOGNA, 11 novembre 2022 - Mentre alcune direzioni artistiche di istituzioni consolidate da anni preferiscono vivacchiare sui soliti programmi dall'organico maneggevole, ecco che c'è chi continua a stupire. L'orchestra Senzaspine, quando nacque nove anni fa, con il suo carattere di programmatico disimpegno e di leggerezza poteva facilmente esser presa sottogamba come iniziativa amatoriale senza grandi prospettive di sviluppo. Invece i fatti hanno dimostrato il contrario e quando si pensava fossero dei pazzi a programmare le opere di Mozart o le sinfonie di Mahler, i fatti hanno dimostrato che erano sfide ponderate e utili per crescere. Qualcuno potrebbe e forse dovrebbe prendere appunti, perché così è stato. Infatti quando oggi si va al teatro Manzoni per un loro concerto si legge una locandina che parla da sé: una prima assoluta, la Rhapsody in blue di Gershwin, la Quinta sinfonia di Šostakovič. Niente male davvero, e che coraggio!

La suite dantesca di Luigi Grasso è un pezzo eclettico, dalle molteplici suggestioni stilistiche (come diversissimi sono i personaggi di riferimento dei quattro movimenti: Virgilio, Cerbero, Catone e Beatrice), che Tommaso Ussardi dipana con chiarezza nell'affiancare il virtuosismo del sassofono solista dello stesso autore. L'inedito viene salutato con calore da un pubblico numerosissimoe  abituato ad avvicinarsi alla musica senza pregiudizi, altra bella conquista dei Senzaspine. Il successo si ripete per Gershwin, che vede al pianoforte l'attento Pietro Beltrani, poi affiatatissimo in un bel bis jazzistico a due con Grasso.

Dopo l'intervallo cambia completamente l'atmosfera, le luci blu si fanno rosse e si apprezza la ricerca sinestetica ed estetica che accompagna sempre questi eventi. Passiamo alla musica russa, sovietica non sensa contrasti. Non chiediamo ai Senzaspine la profondità di suono delle grandi compagini dell'est Europa, siamo pronti a ignorare qualche sbavatura negli ottoni che capita - umano incidente - anche nelle migliori famiglie musicali, ma ci stupiamo comunque, pur essendo ormai abituati a fidarci delle sfide dell'orchestra bolognese, per la pulizia della lettura, per la definizione formale ed espressiva dei quattro movimenti, per la cura di un'esecuzione concreta e sentita. Bravo davvero il maestro Tommaso Ussardi, che non fa sconti, non si accontenta, ma non fa mai il passo più lungo della gamba (o della bacchetta) ponendosi sempre come sicuro punto di riferimento. E anche per Šostakovič è una festa di applausi entusiasti. E, per quanto il programma possa essere anche d'effetto, nessuno ha regalato nulla: il pubblico si conquista con l'onestà e la serietà dimostrate negli anni e in ogni concerto. I fronzoli possono abbagliare, ma è la qualità che conta e qui si dimostra che leggerezza e divertimento non sono nemici dell'impegno e dei risultati, anzi. Lo dimostra il teatro pieno e festoso in una città piena di musica come Bologna, lo dimostra la capacità di osare e migliorarsi sempre da parte di un'orchestra nata come un'avventura fra amici.


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