L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Buscar el levante por el ponente

di Luca Fialdini

Il penultimo evento dei Puccini Days celebra il fascino e le suggestioni del Giappone nell’opera europea fin de siècle

LUCCA 23 dicembre 2022 – La Convenzione di Kanagawa del 1854 schiude di fatto al mondo le porte di un intero Paese ancora sconosciuto per l’Occidente. Oggi è difficile riuscire a immaginarlo, ma per l’Europa e l’America di allora il Giappone rappresentava un vero mistero: non si conosceva quasi per nulla e raramente le notizie a disposizione erano veramente attendibili o di prima mano e questo è senza dubbio uno dei motivi dell’esplosione delle japonaiserie. Abbigliamento, arredamento, cosmetica e oggettistica vengono riletti alla luce della moda à la japonaise, circolano le stampe di Hokusai e naturalmente il nuovo gusto (sì giapponese ma anche orientale tout-court) filtra anche nella musica.

Il concerto del 23 dicembre al Teatro del Giglio di Lucca vuole restituire in nuce proprio la suggestione di un’epoca in cui si inizia a familiarizzare con il mondo nipponico ma l’immagine fornita dai compositori era ancora una via di mezzo tra la citazione etnomusicologica e la pura immaginazione. È il caso dell’Iris di Pietro Mascagni, di cui si è eseguita la celebre Canzone della piovra, o della splendida Princesse Jaune di Camille Saint-Saëns, oleografie sempre affascinanti di una visione ormai tramontata di un Paese che in realtà non è mai esistito. Non poteva mancare nel programma la pucciniana Madama Butterfly e si accoglie con curiosità la presenza del suo diretto precedente operistico, la Madame Chrysanthème di André Messager. Da sottolineare peraltro la decisione di incorporare anche un’aria dall’opera Yuzuru del compositore contemporaneo Ikuma Dan che fornisce un inaspettato punto di vista: teoricamente il momento avrebbe dovuto mostrare il Giappone dalla prospettiva di un autore giapponese, tuttavia – per lo meno nell’aria "Watashino Daijina Yohyo" – il taglio prescelto dall’autore è eminentemente occidentale. Il vecchio mondo visto dal trono del crisantemo.

All’interno del trio di solisti l’anello più debole è senz’altro il soprano Yasko Sato. La familiarità con Butterfly è evidente, ma la parte strettamente vocale è quanto meno perfettibile. Molto buona Ana Victoria Pitts, dotata di una voce di mezzosprano dal controllo esemplare e dai bei legati; in questa sede non ha potuto mettere in mostra tutte le sue potenzialità ma quel che si è sentito è più che sufficiente per ritenerla interessante e meritevole di essere ascoltata in ruoli meno marginali. Maiuscola la prova del tenore Dave Monaco che brilla nelle due arie da La princesse jaune grazie a uno strumento senza dubbio pregevole, dotato di un suono rotondo e di una bella espressività.

Buona la Filarmonica Arturo Toscanini ma non in grande spolvero: si registrano alcuni episodici scollamenti e qualche piccola sbavatura, forse imputabili alla stanchezza del viaggio. Da segnalare la riuscitissima ricerca coloristica, l’equilibrio tra le famiglie di strumenti e in generale l’ottimo sostegno al canto.

A coordinare il tutto c’è la bacchetta di Jonathan Brandani, che in questo 2022/2023 firma anche il suo primo cartellone come direttore artistico del Teatro del Giglio. Brandani si conferma una garanzia e un direttore di grande intelligenza, capace di fornire una lettura profonda della partitura ma senza appesantirne la trasmissione al pubblico. Divertenti e interessanti le notizie presentate tra i vari gruppi di brani, un utile portolano per consentire alla platea di orientarsi e meglio fruire dei titoli presentati in concerto. Particolarmente riusciti gli episodi sinfonici, come le applauditissime Danze della Madame Chrysanthème, tuttavia si desidera rimarcare il felice esito (anche di pubblico) degli estratti da La princesse jaune: questa breve opera in un atto ha incontrato un eccellente riscontro e sarebbe interessante che un domani il Giglio ne desse una rappresentazione completa insieme ad altro titolo.


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