L’Ape musicale

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Passioni assolute

di Susanne Krekel

Il noto allestimento di Luc Bondy, visto anche alla Scala, torna a Monaco di Baviera con un ottimo cast: Saioa Hernandez, Piotr Bezcała e Ambrogio Maestri danno vita alle passioni assolute di una storia che non cessa di essere attuale.

MONACO di BAVIERA, 20 febbraio 2022 - Ci sono queste opere emblematiche che da sole caratterizzano un genere intero. La Tosca di Puccini è certamente una di loro. Tutto è enfatizzato e assoluto, i sentimenti e i tratti caratteriali dei personaggi - amore, gelosia, crudeltà, eroismo... Non cè posto per l'ironia o l'umorismo (a parte il Sagrestano, ma non conta granché) e, in fin dei conti, non c'è nemmeno politica.

La produzione messa in scena da Luc Bondy nel 2009 è collocata in una scena seobria e storicamente attendibile. Abbiamo la chiesa, l'appartamento di Scarpia e Castel Sant'Angelo, ampi spazi definiti da arredamento essenziale: la scala da pittore di Cavaradossi, dei divanetti e una grande carta militare appesa al muro per Scarpia - oh, e la porta imbottita della sala delle torture. I costumi (Milena Canonero) sono dello stesso genere: Cavaradossi appare in stivali e maniche di camicia, visibilmente più un uomo d'azione che d'arte. Le uniformi di Scarpia e dei suoi sbirri evocano più di quanto non esplicitino un'epoca storica e i copricapi degli sbirri conferiscono loro un carattere sinistro. Floria Tosca giunge infine in un abito blu nel primo atto, poi in rosso, più scollata, per il suo incontro con Scarpia. 

È una storia senza tempo: il mondo rigurgita Scarpia che escono dalle loro tane sempre più senza vergogna, e i Cavaradossi dei nostri giorni sono ancora torturati e uccisi. Le Tosche forse sono diventate più furbe, per quanto "Jago ebbe un fazzoletto... ed io un ventaglio!", dice Scarpia. Oggi, ci potrebbe forse essere uno smartphone o una prospettiva di carriera promessa a una rivale: i meccanismi di manipolazione sono sempre gli stessi. Non c'è spazio per l'ironia nella cattiveria pura e semplice di un personaggio come Scarpia, c'è solo il suo sarcasmo verso le vittime che ci porta e detestarlo dal profondo del cuore. Ambrogio Maestri incarna il malvagio assoluto. La sua voce possente supera i fortissmo dell'orchestra, si fa talvolta carezzevole talaltra minacciosa, in breve: un antagonista come si deve. Saioa Hernández interpreta Floria Tosca ed è anch'ella magnifica. Se all'inizio, negli scambi con Cavaradossi, la trovavamo quasi stridente, è perché una donna gelosa non domina la sua voce. In seguito, apprezzeremo semplicemente il suono rotondo e potente, dolce ed espressivo, profondamente toccante nella sua aria "Vissi d'arte”. E, certo, Piotr Bezcała realizza un Cavaradossi magistrale da una voce da maestro. Fluido, baritonale nei gravi, potente, ecco un artista, un ribelle, un amante. Se le scene d'amore del primo atto possono sembrare in po' rigide, si capisce che una certa ritrosia da parte degli amanti è dovuta ai due anni di restrizioni e distanziamenti, perché ciascuno si abbandona nelle sue arie senza alcun vincolo. "E lucevan le stelle” è il compianto assai commovente del prigioniero che sa che andrà a morire. Bezcała l’interpreta con tutto se stesso, siamo con lui, si sente il rimpianto dell'innamorato che deve lasciare la vita e l'amore. E gli uragani di applausi che lo salutano alla fine sono ampiamente meritati. 

Carlo Rizzi alla testa dell'orchestra della Staatsoper dirige, argina, abbandona, rinforza o trattiene il flusso continuo di melodie pucciniane, e l'eccellente sezione dei fiati mette in rilievo tutte le finezze della partitura.

Una bella serata, di melodie ed emozioni, si conclude con applausi a non finire e ben meritati.


 

 

 
 
 

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