L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Le metamorfosi della notte

di Roberta Pedrotti

L'attività formativa dell'Accademia Chigiana arriva sul palcoscenico con la prima produzione del progetto OperaLab 2023. Il dittico vede giovani artisti alle prese con Monteverdi e Donizetti è un successo anche grazie alla cura registica di Cesare Scarton.

SIENA 29 luglio 2023 - Cosa unisce Il combattimento di Tancredi e Clorinda e Il campanello? Nulla, si direbbe. Due secolo abbondanti il separano e il primo non è nemmeno un'opera, ma uno dei Madrigali guerrieri et amorosi di Monteverdi e intona i versi sublimi del Tasso in un'alta commistione di erotismo e misticismo, amore e guerra, azione e ascesi. Viceversa, la farsa in un atto di Donizetti su libretto proprio è un gustosissimo fulmine di pura comicità: travestimenti, doppi sensi, parodie (non solo della Canzone del salice dell'Otello rossiniano, ma anche della barcarola da Marino Faliero dello stesso Donizetti). Volendo, si può sempre costruire un castello di ipotetiche relazioni: personaggi sotto mentite spoglie, la continua tensione e allusione a un rapporto amoroso che non si potrà concretizzare, l'atmosfera notturna. Ecco, la notte è il pretesto per dare un titolo a questa bella serata, in cui poi la regia di Cesare Scarton non pretende un'improbabile contiguità drammaturgica, ma impone invece come fil rouge la qualità di una messa in scena elegante quanto efficace: un fondale illuminato in vari colori a seconda della situazione (degna di nota la collaborazione con il Guido Levi lighting lab, qui rappresentato dal tutor Guido Coloretti e dall'allieva Lucia Ferrero con Anna Rigoni maestra alle luci), pochi oggetti essenziali; due danzatori (Francesca Duranti e Emanuel Josè Viana Santos) a interagire con i cantanti per il madrigale, intenso quanto stilizzato, e un vivido gioco di squadra fra azzeccatissime caratterizzazioni per la farsa donizettiana. Questo è vero teatro in musica, perfetto per un contesto come quello dell'estate dell'Accademia Chigiana, che permette così agli allievi della classe di canto di William Matteuzzi di cimentarsi con il palcoscenico. E sentendoli cantare si capisce benissimo un'altra ragione della scelta dei due titoli del dittico, che permettono - in sintonia con il repertorio d'elezione del maestro - di mettere ben in luce le qualità dei ragazzi.

L'esperienza monteverdiana del docente indirizza bene le nuove leve, in particolare Matteo Straffi, il Testo. Yuki Mizuno intona con ispirazione le frasi di Clorinda, mentre un po' più fragile appare all'inizio il Tancredi di Angelo Caprara, che però si rifà ampiamente in Donizetti dando vita a un simpaticissimo Spiridione. Il mattatore nel Campanello non può, però, che essere il vulcanico Enrico, colui che inventa mille espedienti e travestimenti per mandare a monte la prima notte di nozze dello speziale Don Annibale Pistacchio con la sua fiamma Serafina. Il baritono giapponese Tamon Inoue è davvero un personaggio teatralmente irresistibile: un istrione pieno di energia che convoglia nella sbruffoneria e nel trasformismo di Enrico con voce sonora, dal metallo penetrante. Ottimo contraltare è senz'altro il Don Annibale viceversa quasi compassato di Francesco Palmieri, che evita la caricatura interpretando un serio professionista ma ancor giovane e vitale. Buone anche le voci femminili: Francesca Lo Verso è una Serafina di bella vocalità piena, mentre Virginia Cattinelli è una spiritosa (e vogliosa) Mamma Rosa. Da segnalare, poi, la prova vivace di un bel gruppetto di altri giovani cantanti a dar voce e corpo agli invitati alla festa nuziale.

Il quartetto Leonardo (Sara Pastine e Fausto Cigarini violini, Salvatore Emanuel Borrelli viola, Lorenzo Cosi violoncello) offre un apporto sostanziale allo spettacolo, passando con disinvoltura dalla Seconda Prattica secentesca al Belcanto del 1836, nell'efficace trascrizione che David Vicentini fa dell'orchestrazione donizettiana, con la concertazione fluida e sicura di Francesco De Poli, al cembalo prima, poi al piano.

Al teatro dei Rozzi ogni tassello sembra comporsi al posto giusto: un progetto didattico che si fa concreta professionalità, Accademia in senso formativo, ma anche di consesso intellettuale, aperto poi al pubblico. Che, com'è giusto, applaude festoso.


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