L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Passacaglia, Canzonetta e Saltarello

di Roberta Pedrotti

Oksana Lyniv apre la stagione sinfonica del Comunale di Bologna con un'eloquente saggio della sua idea di suono e lavoro con l'orchestra. In programma una prima assoluta di Genin, l'Italiana di Mendelssohn e il concerto per violino di Čajkovskij con Stefan Milenkovich ottimo solista.

BOLOGNA, 8 febbraio 2023 - Dopo l'anteprima [Bologna, Mirandolina, 14/01/2023] e l'inaugurazione della stagione lirica [Bologna, Der fliegende Holländer, 28-29/01/2023], Oksana Lyniv fa gli onori di casa come direttrice musicale aprendo anche il cartellone sinfonico, con un bel programma che riecheggia quello del suo primo concerto dello scorso anno, già con la partecipazione di un violinista solista. Là avevamo Gibboni e Paganini [Bologna, concerto Gibboni/Lyniv, 11/02/2022], oggi Stefan Milenkovich e Čajkovskij. Prima, però, un hors d'oeuvre con il debutto assoluto di Passacaglia in yellow-blue del russo Vladimir Genin (1958), presente in sala. Come suggerisce il titolo, il pezzo, di carattere che va dal melanconico al dolente al doloroso, è fortemente legato alla situazione attuale e all'aggressione della madrepatria dell'autore a quella della direttrice. Genin viene da una famiglia di artisti, il padre autore e umorista, il nonno paterno scenografo per Ėjzenštejn, la sua musica è assai colta nei richiami espliciti a Vivaldi e Bach, ma non ostenta l'erudizione nel citazionismo o nel preziosismo fine a sé stesso, mantenendo bensì un equilibrio ben dosato in funzione dell'idea poetica, di una delicata introspezione ben espressa nel tessuto orchestrale concepito con spirito cameristico.

Arriva, poi, il momento di Čajkovskij, uno dei maggiori interpreti dell'anima russa e – fors'anche per questo – un uomo che ha sofferto fino alla morte il rapporto con la società del suo paese, e che oggi pure non avrebbe vita facilissima. Tutto si riflette nella sua opera e più che mai nel rapporto fra solo e collettività di un concerto come questo. Lyniv è assertiva fin dalle prime battute di cui marca con energia la scansione ritmica, per poi ammorbidirsi in risposta alla prima esposizione del violino di Milenkovich, che fraseggia, lega, articola con morbidezza e cura del colore, con belle sonorità del registro grave, un centro e acuto sempre timbrato e a fuoco, ben levigato, nitido e mai tagliente. La grande cadenza del primo movimento si dipana con souplesse, il cantabile della Canzonetta come il virtuosismo indiavolato del Finale non sono solo tecnicamente agguerriti, ma anche modello esemplare di gusto ed eleganza. Nel rimandare a quanto ne scrisse mesi fa Antonino Trotta nella medesima partitura [Como, concerto Bonato/Milenkovich/Form, 09/04/2022], è da rimarcare come oggi lo si ritrovi a dialogare con una visione e uno spessore orchestrali assai diversi sia per mera presenza numerica (quattordici violini primi per la compagine bolognese stasera) sia per taglio interpretativo. Si percepisce la prospettiva del lavoro di Lyniv con i complessi del Comunale nel piglio energico, nell'organico nutrito, nella ricerca di un suono corposo e ben controllato, in piena corrispondenza con un gesto autorevole e nettissimo, assai parco nell'uso di una mano sinistra portata soprattutto a incitare e determinare. L'orchestra risponde bene, è compatta, sollecita, dà forma a quel collettivo che si contrappone alla singolarità di Milenkovich in un contrasto di sensibilità e forza.

Prima dell'intervallo e del ritorno di orchestra e direttrice, il palco è tutto per il violinista serbo, che intrattiene il pubblico raccontando del suo antico amore per Bologna da fan della Ducati, della figura di Fritz Kreisler e del suo Recitativo e Scherzo (primo bis), di un ignoto commentatore che nel suo precedente concerto aveva notato l'omissione di un ritornello nell'Allemanda della Partita n. 2 di Bach (secondo bis, integrale). Il pubblico ride, partecipa, applaude di cuore.

Ed è ancora la volta di Lyniv, questa volta con la sola orchestra e con il Mendelssohn della sinfonia n. 4 Italiana. Una bella liaison con l'anteprima di stagione, dato che Martinů ne cita il Saltarello in Mirandolina, ma anche con gli altri pezzi in programma stasera, vuoi per l'intreccio di riferimenti di Genin, vuoi soprattutto per il parallelismo fra lo stesso Saltarello e l'Allegro vivacissimo di Čajkovskij, fra la Canzonetta del russo e il cantabile Andante con moto del tedesco. Se l'Allegro vivace iniziale appare un po' sbrigativo nel suo tempo fin troppo incalzante, proprio l'Andante con moto innalza nuovamente l'ispirazione e la tornitura di dinamica, spessore e colore. Si sente che le radici artistiche di Lyniv affondano anche in Baviera, nell'esperienza alla Staatsoper di Monaco, si sente nel gusto per sonorità piene, per un'accentuazione netta, per un crescendo vigoroso ma controllato, non esplosivo o turbinoso, in cui anche il gesto si fa più vibrante coinvolgendo tutto il corpo. Si brandisce la sciabola più che il fioretto, ma lo si fa con arte ed è un gran bel sentire, oltre che la rassicurazione sulla cura per la dimensione sinfonica dei complessi del Comunale, cosa che non possiamo che accogliere con favore. E il favore del pubblico è parimenti vivo, compatto, prolungato.


 

 

 
 
 

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