L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Squilli di tromba e punta d'archetto

di Roberta Pedrotti

Grande e meritato successo, per l'apertura della stagione sinfonica del Comunale di Bologna, per l'insolito abbinamento Paganini Bruckner affidato al violino ipervirtuoso di Giuseppe Gibboni e alla bacchetta di Oksana Lyniv.

BOLOGNA, 11 febbraio 2022 - Dopo l’anteprima comprensiva di poema sinfonico e atto d’opera [Die Walküre (atto I), 15/01/2022], dopo l’ufficiale apertura del cartellone lirico [Tosca, 29/01/2022], si inaugura anche la stagione dei concerti del Comunale di Bologna. Sul podio la nuova direttrice musicale Oksana Lyniv, ospite d’onore attesissimo il vincitore del premio Paganini Giuseppe Gibboni; in programma, una strana coppia: Paganini, appunto, e Bruckner. Autori di riferimento, rispettivamente, per il solista e la concertatrice.

Difatti, è subito il ventenne violinista a dominare la scena con un virtuosismo iperbolico che lascia abbacinati per la sicurezza, la continuità, la scioltezza. Siamo di fronte a qualcosa di più di un’ottima tecnica: Gibboni mostra una padronanza pirotecnica dello strumento, per intonazione, brillantezza, agilità delle dita, controllo delle arcate e di tutte le diaboliche esigenze paganiniane. Si potrebbe quasi temere un eccesso di tecnicismo, ma in realtà proprio in questo concerto – il primo, in Re maggiore – è un’espressione strumentale perfetta del linguaggio comune agli amici Niccolò e Gioachino (Rossini). E, dunque, non solo il virtuosismo è elemento strutturale, ma dispiega la sua dialettica anche attraverso un’articolazione del suono che Gibboni coglie come eminentemente belcantista: non, quindi, l’ampio e compatto calore romantico, ma un sottilissimo gioco di emissioni differenti e contrasti, di fitti abbellimenti mai esornativi e sempre sostanziali, pure quando abnormi.

Inevitabile l’esplosione del pubblico, cui Gibboni risponde con due bis. Dapprima, con Bach dimostra di saper asciugare il suo eloquio per distendersi in tutt’altro linguaggio, poi torna al Paganini dei Capricci per salutare il pubblico con entusiasmo e sapiente baldanza.

Lyniv accompagna con attenzione, lascia spazio al solista e controlla l’estroversa scrittura orchestrale in cui Paganini – ancora affine all’amico pesarese – si compiace della ricchezza dell’organico soprattutto nella sezione degli ottoni.

Gli ottoni, la fanfara. In partiture agli antipodi per clima, stile, spirito, ecco che fra trombe, corni e tromboni Paganini e Bruckner si legano in un insospettato fil rouge. La Quarta sinfonia, Romantica, è anche un trionfo del reparto forse più delicato per un’orchestra, per lo meno nella tradizione dei teatri italiani. Per di più, ci muoviamo nel dedalo tematico di Bruckner, fra abbandoni lirici e bruschi cambi di rotta, idilli, dramma e motivo frammentati. Lyniv dimostra, però, di tenere saldo il filo di Arianna, avere una visione chiara dell’insieme e soprattutto un controllo dinamico che le permette limpide trasparenze, bilanciamenti timbrici e un fortissimo sempre ben calibrato, mai brusco e involgarito. Non c’è nulla di brutale, insomma, nel tragico di questo Bruckner e anche l’interlocutorio finale rimane sospeso sul filo dell’equilibrio intorno al quale Lyniv sviluppa il tortuoso percorso della Romantica. Un equilibrio, si badi bene, che non mira ad affievolire i contrasti, bensì a delinearli con lucida, ben indirizzata energia senza che cadano vittime di sé stessi in una vuota guerra di effetti.

Le premesse per un interessante lavoro nel repertorio d’elezione di Lyniv, insomma, ci sono tutte. E c’è anche la risposta del pubblico, calorosissima: senza inutili fronzoli, la nuova direttrice musicale del Comunale sa distinguersi per carisma e personalità, oltre che per tecnica e preparazione.


 

 

 
 
 

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