L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

I colori delle stagioni

Vincenza Caserta

La Asolo Chamber Orchestra fra Vivaldi e Paganini per Cavaso Classica con solisti Ligresti e Comisso.

Vivaldi e Paganini come sintesi di un virtuosismo di natura descrittiva: il Concerto finale della Stagione "Cavaso Classica" inaugura con frizzante energia l'Auditorium di Cavaso del Tomba in un serata sold out. L'Asolo Chamber orchestra è una garanzia vista la consolidata collaborazione tra musicisti: la serata, dunque, si preannuncia già carica di aspettative per il programma proposto con opere note al pubblico come Le stagioni di Vivaldi e La campanella di Paganini e l'organico formato da Valter Favero al clavicembalo, Carlo Lazari al violino, Silvestro Favero alla viola, Giuseppe Barutti al violoncello, Patrizia Pedron al contrabbasso ed i violini solisti Enzo Ligresti e Francesco Comisso.

È un Barocco innovativo quello con cui si apre il concerto preannunciando già un carattere originale per energia e vivacità interpretativa. Non vi è nulla di convenzionalmente scontato nel Vivaldi del Concerto in sol minore RV 156, tutto è estremamente fluido e unisce il carattere marziale e deciso a soffici staticità, preludio dell'Allegro finale ricco di suspense in ogni accenno di fugato. È presentazione di un Vivaldi temerario, dai colori accesi e vigorosi che anticipa già qualcosa rispetto La stagioni. Un'opera nota e con una storia interpretativa ricca come quest'ultima pone gli interpreti davanti ad una serie di inevitabili interrogativi: si può decidere di percorrere vie differenti in cui tutto è affidato al coraggio che un artista riesce ad avere nei confronti di un'opera, specchio del suo autore. Si può dunque scegliere di osare, mettendosi in gioco con fantasia e padronanza, oppure si resta ingabbiati nel rassicurante mondo di certezze musicali stilisticamente corrette che però poco parlano all'animo perchè manca un soffio di vita. Enzo Ligresti nella sua interpretazione dimostra non solo un'affinità elettiva nei confronti di Vivaldi, ma anche la capacità di leggere con profondità nella prassi esecutiva barocca con creatività ed energia. Queste Stagioni hanno una capacità descrittiva tale da farle sembrare già imbevute d'impressionismo tanta è la capacità degli interpreti di scavare nel particolare facendo risaltare alcuni elementi della partitura ed offrendo un quadro visionario. Nella Primavera RV 269 predomina la spontaneità di un canto quasi fanciullesco per il celebre incipit, leggero e luminoso, non manca il placarsi della leggiadra cantabilità verso una meditazione dai colori più opachi nella sezione più lenta per poi riprendere evocazioni bucoliche nell'Allegro finale. La fantasia interpretativa con cui Ligresti coinvolge l'orchestra piega le raffinatezze stilistiche ad una visione condivisa di Vivaldi e ne sottolinea la sorprendente modernità. L'Estate RV 315 è calata nella malinconia, non c'è colore che non suggerisca immagini, tra il sole cocente ed il grano raccolto si muovono personaggi simboleggiati da stati d'animo. Perfino i Sonetti (che pare siano opera dello stesso Vivaldi) risultano poveri in spirito descrittivo rispetto alla tavolozza di colori della Asolo Chamber, in cui prendono vita semplici contadini, fauna e creature fantastiche. Queste Stagioni sono dei Quadri sonori in cui lo stile Barocco viene filtrato con sensibilità sempre nuova. Fantasia su quadri musicali è il fil rouge che lega tra loro le Stagioni ravvivando la scena in dimensione più fiabesca della Natura oppure immergendola in ovattata nostalgia. Il tono narrativo è carattere comune, evidente in ciascun passaggio virtuosistico del solista e capace di sfruttare ciascuna angolatura, comportando suggestione sonora. L'esplosione del tutti nell'Estate fa percepire la tempesta come allegoria della condizione umana che diventa effetto dal forte impatto descrittivo. Ampiezza di respiri e colori di stampo poetico si alternano a momenti di brillantezza, ogni progressione diventa pretesto d'immagine attraverso un colore. L'Autunno RV 293 è scanzonato come una brigata festosa in occasione della vendemmia ed il corteo guidato da Bacco alterna il canto spiegato del solista, animato dall'ironia burlesca del personaggio ubriaco, alla dimensione corale d'orchestra. Scelte interpretative improntate al contrasto tra soffusa cantabilità e ricercatezza stilistica negli abbellimenti confermano vivacità ed innovazione. L'Inverno è spettrale, la paura viene sottolineata dai cupi accordi dissonanti ed è la Natura matrigna protagonista della narrazione, personaggio descritto da Ligresti e dalla Asolo Chamber con mani dai soffi gelidi in un vento che avvolge tutto il paesaggio bucolico precedentemente presentato. Un impatto sonoro avvolgente nel primo movimento stemperato in delicata poetica nel movimento centrale ed affidato questa volta ad una cantabilità ondeggiante che precede la descrizione del terrore. Questa visione del Barocco dalla descrizione viva e presente è resa dall'originalità unita al marcato sottolineare ogni contrasto, in modo raffinato ma deciso.

La Campanella di Paganini con solista Francesco Comisso è il banco di prova dei virtuosi, Comisso con disinvoltura coinvolge nella sua interpretazione, sostenuto con presenza di sprito dalla Asolo Chamber e mantenendo un piglio brillante e vivace in ogni sezione. È un Paganini di cui viene messa in evidenza la capacità di sfruttare al massimo le abilità virtuosistiche dell'interprete e in cui non c'è posto per alcuna esitazione, un Paganini diabolico per la sfrontatezza con cui chiede all'interprete di cantare con funanbolica presenza: il pubblico è sulla corda, ed esplode in applauso per Comisso mentre il tema riecheggia nella mente degli ascoltatori con accattivante presenza.

Bis dedicato al "giorno del ricordo"per le vittime delle Foibe, tra spirito d'improvvisazione e reminiscenze legate alla musica popolare.

 


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