L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Diamanti nel cielo

di Irina Sorokina

Il tenore peruviano, dopo il debutto areniano come Duca di Mantova nei giorni precedenti, è protagonista di un Galà che spazia dal Belcanto di Rossini e Donizetti a Gounod, Verdi, Puccini, canzoni napoletane e latine.

Verona, 23 luglio 2023 - La stagione areniana in corso è particolare, a Verona si festeggiano i cent’anni del celebre festival lirico che ogni anno attira nella città degli amanti shakespeariani migliaia di melomani e semplici turisti. Nel bene e nel male, la manifestazione estiva nella città di Romeo e Giulietta è una grande festa di musica e di teatro.

Nel 2023 non ci sono soltanto le opere, ben otto, ma una serie di serate speciali con protagonisti vari: star della lirica, Roberto Bolle e i complessi del Teatro alla Scala. Un’estate movimentata e ricca di eventi e curiosità: come si fa a mancare?

Nella calda serata del 23 luglio melomani e curiosi hanno assistito all’esibizione di una celebrità, che può considerarsi ancora giovane, visto che ha soltanto cinquant’anni, ma vanta una carriera strepitosa e dalla fama mondiale. Juan Diego Flórez, il famoso tenore di grazia venuto dal Perù, è un eccellente interprete della musica di Rossini e presenza costante al Festival di Pesaro, di cui è ora anche direttore artistico. una figura capace di provocare l’attacco del delirio felice in qualsiasi sala, compresa quella dell’Arena di Verona.

Quando si tratta di Flórez, non si può evitare a raccontare la storia del suo esordio. Nel 1996 il cartellone del Rossini Opera Festival presentava le opere Ricciardo e Zoraide, L’occasione fa il ladro e Mathilde di Shabran. Nella prima a Flórez fu affidata la piccola parte di Ernesto, mentre nel difficile ruolo di Corradino Cuor di Ferro nella terza fu annunciato Bruce Ford. Ed ecco una cosa inaspettata, Ford risulta indisposto. Che fare per salvare lo spettacolo? Dove trovare il sostituto? Potrebbe essere un’impresa impossibile. A volte è il destino ad intervenire, lo dobbiamo riconoscere. Ed ecco che salta fuori un finora sconosciuto tenore peruviano che riesce a imparare una parte lunga e difficile in brevissimo tempo e ottiene un vero trionfo. Nasce così il fenomeno Flórez, lo aspetta una brillante carriera.

Da quel momento Juan Diego è l’ospite d’onore del Rossini Opera Festival: nell’ormai lontano 2008 Flórez aprì il programma con il recital Il presagio romantico; l’elenco delle opere eseguite al ROF comprende, oltre alla Matilde, Il signor Bruschino, La Cenerentola, Il viaggio a Reims, La donna del lago, Le comte Ory, Il barbiere di Siviglia, Otello, Zelmira, Guillaume Tell.

Da giovane Flórez era una specie di enfant prodige in possesso di una voce acutissima, pulitissima e assai versata alle fioriture. Come se non bastasse, aveva gli altri pregi quali l’uniformità dei registri, la grande flessibilità, la dizione nitida, gli ottimi italiano e francese. E cosa dire della sua eleganza scenica in ruoli amorosi o di carattere? Un vero fenomeno. Anche i fenomeni però, non sono perfetti; la voce del divo peruviano ha dall'inizio mostrato una certa freddezza, simile alla plastica bianchissima di un costoso elettrodomestico. Si potevano notare alcune inflessioni nasali e i limiti nel cantare piano.

Attraverso gli anni la star peruviana ha saputo crescere e dimostrare decisivi progressi. Da cantante maturo, con quasi trent’anni di carriera dietro le spalle, ha perso un po’ di freschezza e d’agilità, ma ha acquistato la capacità di cantare piano e pianissimo, mentre è rimasta l’eleganza del fraseggiatore. Ha anche allargato il suo repertorio, aggiungendo ai titoli rossiniani opere di autori francesi quali Meyerbeer, Massenet, Bizet, Offenbach, di Bellini e Donizetti e ha toccato anche le terre verdiana e pucciniana. Anche Edwin nella Principessa della ciarda figura nel suo repertorio e sarebbe un sogno di ascoltarlo.

Intanto la serata con Flórez protagonista ha avuto un successo strepitoso e non potrebbe essere andata diversamente. Con tutti i numerosi pregi e alcuni difetti, col fascino personale, con una grande cultura musicale e un modo elegante e umile di stare in scena, Juan Diego Flórez ha donato tanti momenti del delirio felice al pubblico che lo ha accolto con un entusiasmo sincero.

Il programma annunciato ha dimostrato una buona logica; la prima parte ha presentato estratti de La Cenerentola e La Fille du régiment con la Sinfonia di Don Pasquale in mezzo, nella seconda si sono ascoltati i brani da Roméo et Juliette di Gounod, Luisa Miller di Verdi e La bohème di Puccini corredati dal Preludio della Traviata e dall’Intermezzo di Manon Lescaut. Due giovani cantanti sono apparse al fianco della star del belcanto, la russa Vasilisa Berzhanskaya e la spagnola Marina Monzò, una scelta azzeccata; entrambe le coppie si sono rivelate armoniose e ben funzionanti. La Berzhanskaya si esibisce con successo in ruoli di mezzosoprano e di soprano, nel gala in questione l’abbiamo ascoltata nella versione a lei più consona, quella mezzosopranile. Molto affascinante e disinvolta, la Berzhanskaya ha un suo personale modo di cantare, preferisce i piani e i pianissimi e in scena appare serena e rilassata, sembra che nulla e nessuno la possano turbare. Queste qualità unite al timbro piuttosto chiaro e alla notevole capacità di eseguire le fioriture hanno contribuito decisamente al successo della sua affascinante Cenerentola.

Marina Monzò non è stata da meno, dotata di una commuovente freschezza come attrice e di timbro lucente come cantante. L’esecuzione del celebre valzer “Je veux vivre” è stata pressappoco perfetta grazie a questa freschezza e lucentezza corredate da una buona tecnica. E, per quanto riguarda l’intesa col il grande tenore nel famoso duetto d’amore “Va! Je t’ai perdonnée... Nuit d’hyménée”, le due voci belle e morbide hanno raggiunto una carezzevole sintonia di colore e la musicalità.

Un po’ meno convincente è stata “l’escursione” del tenore nella terra chiamata Luisa Miller. Forse, si pensava di domare lo stile del Verdi giovanile con le solite sensibilità e la musicalità, ma sono risultate insufficienti, nonostante alcuni pregi dell’esecuzione di “Oh! Fede negar potessi... Quando le sere al placido… L’ara, o l’avello apprestami”. Rodolfo senza dubbio necessitava di timbro più virile, accento diverso e volume più ampio. A fianco di Juan Diego sono stati i bravissimi Michele Pertusi (il conte di Walter) e Gabriele Sagona (Wurm).

È andata meglio con il Rodolfo della Bohème, eseguito con un grande cuore ed espressività e con un do acuto libero e bello. Con la generosità che sembra gli appartenga proprio, Flórez ha regalato al pubblico alcuni bis, “Una furtiva lagrima” dall'Elisir d’amore e “Nessun dorma” da Turandot, ma non è finita. Ci sono stati riservati dei bei momenti di piacere, quando il bel tenore peruviano ha preso in mano la chitarra e si è scatenato cantando Tu ca nun chiagne (Ernesto De Curtis), Besame mucho (Consuelo Velazquez), La flor de la canela (Chabuca Granda), Cucurrucucù paloma (Tomas Mèndez). Sarebbe inutile descrivere il delirio felice scatenato sotto il cielo stellato, è da sempre chiaro che Juan Diego Flórez possiede un’anima generosa.

Meritano parole di gratitudine e di riconoscenza tutti i cantanti che hanno preso parte della serata (oltre ai citati Berzhanskaya, Monzò, Pertusi e Sagona anche Sofia Koberidze e Marianna Nappa), il coro dell’Arena preparato da Roberto Gabbiani e l’orchestra diretta da Christopher Franklin.

Può sembrare tutto rose e fiori, la serata speciale di Flórez in Arena, tuttavia riteniamo giusto essere onesti e ammettere anche qualche triste verità. Ammettere che la simpatia del fenomeno peruviano è intatta ma la voce non è più la stessa: la freschezza e la duttilità sono un dolce ricordo. Ha appena cinquant’anni, Juan Diego Flórez, e, per quanto il tempo possa incidere maggiormente sulla facilità nella coloratura, alla sua età molti colleghi sono stati o sono all’apice della carriera conservando tutte le qualità che li hanno resi beniamini del pubblico. Peccato, e lo diciamo perché per lustri abbiamo amato tanto il bel tenore e lo amiamo ancora.

Alla fine, un riferimento letterario che nulla c’entra con l’affascinante tenore Juan Diego Flórez e la sua serata di gala in Arena di Verona. La nota commedia di Anton Pavlovič Čekhov Zio Vanja finisce con le parole “Vedremo i diamanti nel cielo” (la traduzione alla lettera sarebbe “Vedremo il cielo nei diamanti”). Gli amanti della musica e del belcanto avrebbero visto i diamanti nel cielo dopo aver ascoltato Juan Diego Flórez all'Arena di Verona? Secondo il nostro parere, sì. L’altra sera sotto in di Verona hanno trionfato bellezza, simpatia, amore per l’opera e per il belcanto trasmessi da Flórez. E per questo gli siamo grati.


Vuoi sostenere L'Ape musicale?

Basta il costo di un caffé!

con un bonifico sul nostro conto

o via PayPal

 



 

 

 
 
 

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.