L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Visioni pastorali

di Roberta Pedrotti

Il nuovo progetto francescano della Filarmonica Marchigiana ha fra i suoi primi frutti un bel programma che abbina Hindemith e Beethoven sotto la direzione di Balázs Kocsár.

FABRIANO, 29 ottobre 2023 - A ottocento anni dall'approvazione della “regula bullata”, atto di nascita ufficiale del monachesimo francescano, nel 2023 si apre un percorso che si compirà fra tre anni, nell'ottavo secolo dalla morte del santo. Lo lancia la Filarmonica marchigiana su iniziativa del consulente artistico Vincenzo De Vivo e il primo dato positivo è proprio questo: dopo una fase bipolare in cui al rifiorire artistico del biennio 2021/22 si era accompagnata la maturazione della crisi istituzionale (da cui il congelamento di quanto stava avvenendo di buono sul piano musicale e il commissariamento della Ico), finalmente si riprende a programmare, e a più lungo termine. Il cammino francescano, poi, parte sotto i migliori auspici, non tanto per un mero elemento religioso, ma per la quantità di riflessioni e relazioni che porta con sé: il rapporto con la natura, per esempio, l'importanza del dialogo e della pace, i rapporti con la letteratura, con le arti visive, l'architettura, i luoghi e, naturalmente, la musica, dalle laude medievali all'ultimo secolo e ai giorni nostri (fin troppo facile citare il monumentale Saint François d'Assise di Messiaen, mentre molti possono essere i legami meno noti o evidenti).

Il 29 ottobre, a Fabriano, ecco infatti che nel nome di Francesco si affiancano Hindemith e Beethoven, abbinamento raro e infine affascinante fra l'ispirazione artistica del primo per gli affreschi di Giotto nella Cappella Bardi in Santa Croce a Firenze e quella naturalistica del secondo. Il balletto Nobilissima visione, la cui suite è in programma stasera, risale a quello stesso 1938 in cui venne inaugurata la prima mostra dedicata dal regime nazista alla riprovazione della cosiddetta Entartete Musik, la “musica degenerata” nella quale Hindemith venne inserito a pieno titolo. L'apparente quiete estatica dell'ammirazione del ciclo pittorico francescano, strutturata in forme classiche (Einleitung und Rondo; Marsch und Pastorale; Passacaglia) assume così una connotazione rivoluzionaria, sia di passato che si attualizza rispetto all'orrore presente, sia di richiamo ai valori dell'arte, dello spirito, della pace e della fratellanza rispetto alle mai sopite recrudescenze nazifasciste. La presenza di un movimento Pastorale, poi, rappresenta un ideale trait d'union con Beethoven, la cui Sesta Sinfonia è pure ben più di un'illustrazione a programma, ma sollecita tutto lo spessore estetico e metafisico della riflessione sul rapporto uomo-civiltà-natura.

Balázs Kocsár, dal vasto repertorio ma legato al milieu culturale di Hindemith, trae un bell'impasto sonoro dalla Filarmonica Marchigiana, cui imprime una lettura di meditativa serenità, chiara nell'articolazione, lasciando talora un margine di libertà in cui l'orchestra sa dimostrarsi ben coesa. Il passaggio a Beethoven non può che rispecchiare una visione sì idilliaca e, se vogliamo, meno problematica di altre, proprio perché protesa, senza leziosaggini bozzettistiche, a una dimensione ideale, con sorvegliatissima misura.

L'apprezzamento dei presenti è ben percepibile, anche se spiace notare che la sala del Teatro Gentile – gemma rara per qualità acustica – fatichi a riempirsi: speriamo davvero che al recupero di stabilità e crescita qualitativa si accompagnino anche un'adeguata comunicazione e risposta di pubblico.


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