L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Il tempo di Weinberg

di Luigi Raso

Al Teatro di San Carlo, Linus Roth con il suo Stradivari offre un'eccellente esecuzione del raro - e interessantissimo - Concerto in sol minore per violino e orchestra, op. 67 di Mieczysław Weinberg. Non altrettanto riuscita l'Eroica di Beethoven sotto la direzione di Dan Ettinger.

NAPOLI, 4 novembre 2023 - “Il tempo di Mieczysław Weinberg è arrivato!”, si potrebbe affermare parafrasando una celebre auto profezia di Gustav Mahler: Weinberg, nato in Polonia nel 1919 da genitori ebrei, emigrato, a seguito delle persecuzioni naziste, in Unione Sovietica, è un testimone delle due folli ideologie che hanno insanguinato il Secolo breve. Genitori e sorella furono sterminati nel lager di Trawniki; Weinberg, riparato in Unione Sovietica, provò sulla propria pelle il clima politico antisemita del dopoguerra: suo suocero fu assassinato su ordine di Stalin nel 1948. Lo stesso compositore fu imprigionato nel 1953: venne rilasciato solo dopo la morte del dittatore.

Recentemente la sua figura di musicista è oggetto di crescente apprezzamento e riscoperta da parte della musicologia: Mieczysław Weinberg è considerato “il terzo grande compositore sovietico” (dopo Dmitrij Dmítrievič Šostakóvič e Sergej Sergeevič Prokof'ev).

Parte del merito dell’interesse crescente attorno a uno dei compositori più enigmatici, eclettici e interessanti del ‘900 va attribuita all’opera di riscoperta del violinista Linus Roth, il quale da tempo si dedica all’esecuzione in pubblico e all’incisione dei violinistici di Weinberg. E stasera propone, per la prima volta a Napoli, il Concerto in sol minore per violino e orchestra, op. 67, composto da Weinberg nel 1959 e dedicato al grande solista sovietico Leonid Kogan che lo eseguì nella capitale nel 1961, accompagnato dall’Orchestra Filarmonica di Mosca diretta da Gennady Rozhdestvensky.

Questo concerto per violino è una sorta di biografia in musica del compositore stesso: all’interno dei quattro movimenti si stratificano le lacerazioni, le solitudini, le origini di Weinberg. Si avverte immediatamente la derivazione dalla musica ebraica: vi si alternano melodie contemplative (stupenda e struggente quella dell’Adagio del terzo movimento) e di concisa incisività, prepotentemente ritmate, come, tra le tante, quella che apre il concerto, o la ripetizione ossessiva del Walzer dell’Allegretto del secondo movimento.

Il Concerto op. 67 è composizione nettamente sbilanciata sulla parte violinistica, assegna all’orchestra il difficile compito di far da contrappunto ritmico e melodico ai temi esposti dal violino: ritmo incalzante, scintillio dell’elemento percussivo, placide lamentazioni coesistono all’interno di questo pezzo, da ascrivere, per potenza espressiva, bellezza dei temi e sapienza nella costruzione, tra i migliori della letteratura violinistica del ‘900.

Linus Roth dà di questo capolavoro una lettura estremamente incisiva, infuocata: precisissimo, cura e dà risalto a ogni dettaglio musicale e armonico della parte (abbondano bicordi e tricordi), cava dal suo meraviglioso Stradivari “Dancla” (del 1703) un suono rotondo, incisivo e caldo. Un’esecuzione incandescente che esalta la bellezza delle reminiscenze melodiche ebraiche che costituiscono l’ossatura del concerto: ma è nel lungo, melodioso e straziante Adagio del terzo movimento, laddove Weinberg fissa su pentagramma la propria lacerazione e solitudine esistenziale, che il violino di Linus Roth e l’Orchestra del San Carlo, diretta da Dan Ettinger, suggellano il momento più intenso del Concerto e dell’intera serata: la cavata del solista è intensa, poi diventa più aerea e rarefatta, fino a chiudersi in un pianissimo che quasi racchiude e conclude l’esistenza tormentata del compositore. L’Orchestra del Teatro San Carlo è un organismo preciso, affidabile, in sincronia ritmica ed emotiva con la parte violinistica: sotto la guida di Dan Ettinger è efficace nel sottolineare i momenti sincopati del concerto, così come a distendere un tappeto sonoro sul quale aleggia il canto lirico del violino.

Un’esecuzione, questa del Concerto in sol minore per violino e orchestra, op. 67 di Mieczysław Weinberg convincente e molto apprezzata dal pubblico: trionfatore è Linus Roth, che concede un encore, la Sonata per violino solo in re minore “Ballade”, op. 27, n. 3  di Eugène Ysaÿe in un'esecuzione impeccabile per uno dei brani più ardui della letteratura per violino solo.

Questo di stasera è un concerto bifronte: nella prima parte una composizione un Concerto per violino dal rarissimo e interessante ascolto, nella seconda l'Eroica di Ludwig van Beethoven, capolavoro ed evergreen del repertorio sinfonico. Ma la dicotomia del concerto non si limita alla popolarità delle composizioni in programma. Se del Concerto per violino di Weinberg Dan Ettinger e l’Orchestra del San Carlo danno una lettura complessivamente precisa, ben calibrata, improntata alla cura dei dettagli e dei meccanismi orchestrali, altrettanto non si può dire dell’esecuzione beethoveniana.

Nei quattro movimenti che compongono la Sinfonia si dipana e sprigiona un’inesauribile energia musicale, tratto distintivo delle interpretazioni di Dan Ettinger; tuttavia, sin dagli accordi iniziali, si ha la sensazione che questo flusso di vitalità musicale sia non correttamente incanalato nel corso dell’esecuzione: a farne le spese sono gli ingranaggi della Sinfonia stessa. Troppi scollamenti tra le sezioni dell’Orchestra (soprattutto tra archi e legni nel primo movimento), eccessiva enfasi delle dinamiche, articolazione incalzante, sicuramente, ma che finisce per diventare a tratti grossier, tesa più alla ricerca dell’effetto sonoro che alla drammaticità del ductus musicale.

Dinamiche stringenti, brucianti - che troppo spesso mettono a repentaglio la compattezza e la precisione, garantita, per quanto riguarda la fila dei violini, dalle indicazioni della spalla Daniela Cammarano - non restituiscono una lettura appassionante e raffinata dell’Eroica.

Affondi sonori troppo marcati (i timpani nel primo movimento e nella Marcia funebre del secondo, giusto per citare un esempio tra i molti possibili) e dinamiche incalzanti e tese, in definitiva, non riescono a supplire alla latitanza di un’unità drammatica nell’interpretazione del capolavoro di Beethoven, ma soprattutto incrinano - probabilmente anche a causa del gesto poco chiaro del concertatore e malgrado gli udibili e fastidiosi incitamenti all’orchestra - l’equilibrio e il funzionamento dei meccanismi orchestrali.

Al termine, applausi prolungati da parte della sala quasi gremita del Teatro di San Carlo, nella ricorrenza del suo duecentottantesimo compleanno.


Vuoi sostenere L'Ape musicale?

Basta il costo di un caffé!

con un bonifico sul nostro conto

o via PayPal

 



 

 

 
 
 

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.