L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Energia e controllo

di Roberta Pedrotti

Un programma viennese nel segno di Brahms, Haydn e Beethoven apre con successo la stagione della Filarmonica Marchigiana. Meritano grandi applausi György Györiványi Ráth sul podio ed Erica Piccotti, violoncello solista.

MACERATA 16 gennaio e ANCONA 17 gennaio 2024 - Dopo l'anteprima danubiana con il concerto di Capodanno, il viaggio fra le geografie musicali della Filarmonica Marchigiana inizia ufficialmente proprio dall'Austria Felix. Brahms, Haydn e Beethoven dialogano fra loro gravitando intorno a Vienna, la città che li attrasse, dove vissero e morirono. La capitale dell'impero austroungarico attrae ora nelle Marche una bacchetta ungherese, quella di György Györiványi Ráth e l'abbinamento funziona benissimo.

La solidità tecnica di Ráth, la sua esperta autorevolezza sono le basi di una cura del suono ben calibrata sul repertorio, così come il fraseggio, che riesce a essere compatto ed energico senza appiattirsi, anzi, mantenendo ben viva l'articolazione delle estese architetture beethoveniane della Quinta sinfonia così come nelle Variazioni su un tema di Haydn di Brahms e il Concerto per violoncello e orchestra n. 1 in do maggiore dello stesso Haydn. Qui trova come solista Erica Piccotti, la ventiquattrenne romana considerata non a torto una delle più interessanti musiciste della nuova generazione. Non solo, infatti, ci troviamo di fronte a una strumentista preparatissima, ma anche di un'interprete dalla personalità incisiva, dal suono timbrato e ben presente, che non ha bisogno di forzare lo stile neoclassico per mostrare le proprie qualità con decisione. L'elegante morbidezza dell'Adagio fa il paio con il mordente del Moderato e dell'Allegro molto, mantenendo sempre la continuità e la tensione interna. I bis bachiani non fanno che confermare la qualità già ben delineata dell'artista.

Ráth imposta un dialogo in buona sintonia fra solista e orchestra, esattamente come si era mosso con chiaro rigore nello sviluppo della riflessione brahmsiana su Haydn. Chiarissima è anche la lettura di Beethoven, di cui delinea i fondamentali richiami tematici e le cellule ricorrenti senza che il flusso si disperda in calligrafismo, bensì conferendo con cura sapiente la debita, tormentata, energia propulsiva dall'incipit – fatale e non retorico – fino all'ampia coda, perfettamente controllata e, dunque, viepiù coinvolgente.

Difatti, il successo di pubblico è assai vivo, così come lo è la partecipazione dell'orchestra che non manca di dimostrare a Ráth, come già a Piccotti, il proprio gradimento.


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