L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Sorriso d'ottoni

di Roberta Pedrotti

Il Gomalan Brass Quintet festeggia i suoi venticinque anni di attività con un programma Da Cinecittà a Hollywood che un'elettrizzante gara di bravura, musicalità e divertimento.

PESARO, 4 febbraio 2024 - Sono bravissimi, ma non lo danno quasi a vedere. O, meglio, se non fossero così bravi avrebbero bisogno di dimostrarlo, di esibire la loro tecnica, invece possono permettersi di divertirsi (e di suonare anche - quasi letteralmente - a testa in giù, con gli strumenti al contrario). Sono Marco Pierobon e Francesco Gibellini (tromba), Nilo Caracristi (corno), Gianluca Scipioni (trombone) e Stefano Ammannati (tuba), ossia il Gomalan Brass Quintet, che festeggia i venticinque anni di attività con una serie di concerti che tocca anche Pesaro, Capitale italiana della cultura.

Il programma si annuncia dei più accattivanti, ma proprio per questo dei più ostici, in realtà, perché l'attrattiva immediata, il successo garantito dalle melodie del cinema e di Broadway le rende facile pastura dei mediocri e banco di prova distintivo dei grandi. Un po' come le fantasie e reminiscenze d'opera nell'Ottocento, che potevano essere un buon modo per passare qualche ora in salotto ripassando successi teatrali, ma potevano anche far sorgere gioielli o veri e propri capolavori autonomi. Gli arrangiamenti di Pierobon da Morricone (La leggenda del pianista sull'oceano e Nuovo Cinema Paradiso) e di David Short da Rota (Hommage to Rota e Federico e Nino) si gustano anche come pezzi autonomi, per la sapiente distribuzione dei temi nell'ensemble e per il trattamento non banale. Pezzo originale, ma ricco di richiami più o meno espliciti, è Nights in Broadway di Raffaele Bellafronte, composto espressamente per il quintetto e il suo intreccio di voci simili ma ben caratterizzate, capaci di fondersi omogenee come di distinguere arguti giochi di colore. Chiaro, allora, che ci si diverta moltissimo con la breve suite (arrangiata, come tutti i pezzi seguenti, sempre da Pierobon) dal musical Chicago, dove il puro dato musicale esplode di pari passo con la teatralizzazione: ecco il travolgente All that jazz, ma soprattutto lo swing quasi languido del povero Amos alias Mr Cellophane, la spavalda rivendicazione delle assassine (tranne una) nell'irresistibile Cell block tango o la ballata ammiccante della secondina corrotta If you're good to Mama. Per contro, Over the Rainbow ribadisce come un tema celeberrimo, ormai uno standard a rischio di usura, possa risuonare fresco e libero, candido e seducente, come nuovo. Un discorso simile, ma simile anche a quello su Chicago per quanto che concerne la drammatizzazione, si può fare per quanto riguarda West Side Story di Bernstein: Mambo, Maria, America sono pezzi arcinoti, ripetuti in ogni possibile (e impossibile) occasione, ma sono anche capolavori, sono anche parte di una storia. Ed eccola qui che appare in filigrana in un gioco tutto musicale ma per nulla astratto: anzi, ci si diverte come matti dall'inizio alla fine proprio perché il far musica dall'inizio alla fine del programma è un tutt'uno con il fare spettacolo, con lo scherzo possibile perché la base è impeccabile nella tecnica e raffinatissima (e coinvolgente) nell'esecuzione.

I componenti del quintetto si alternano nella presentazione, interagiscono con il pubblico, non c'è nulla che sia di troppo e non contribuisca all'equilibrio perfetto di un pomeriggio gustosissimo. Peraltro, se si parla di quintetto, non si vuol però dimenticare l'ospite d'onore invitato sul palco per il bis, il “maestro” Milos Karaskristovitch, che sostituisce momentaneamente il cornista titolare Nilo Caracristi. È finita così? Sembrerebbe, fra risate e applausi di un Teatro Rossini ben affollato, eppure, mentre il pubblico si alza e comincia a guadagnare l'uscita, ecco levarsi ancora delle note dalla platea, dove i musicisti sono scesi a sorpresa per un ultimo congedo. Ancora una volta con una bellezza, una cura, una duttilità di suono che sbalordisce, se non fossero così bravi da farcela quasi dimenticare.


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