L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Volo profondo

di Sergio Albertini

Mario Brunello dispiega la complessità e la poesia di Bach sfruttando con maestria le caratteristiche del violoncello piccolo, strumento che coniuga profondità di cavata, sfumature ombreggiate e un'aerea, agile leggerezza.

Mario Brunello, il cantore di Bach, per la Stagione Concertistica 2024 arriva su palcoscenico del Lirico di Cagliari, posiziona il suo iPad con lo spartito digitale, regola il pedale che possa permettergli di girar le pagine. Sembra un concerto 2.0, aggiornato al nostro tempo rapido e nevrotico. Poi, le prime note. Il suo violoncello piccolo con cui, negli ultimi tempi, in disco come dal vivo, ha deciso di 'cantare' Bach. Uno strumento a quattro corde, costruito nella tipica accordatura violinistica, ma un'ottava più bassa; la profondità e le sfumature più scure del violoncello rimangono, ma c'è come una aerea leggerezza, un 'volo' di note che avvolge pian piano una sala, non piena come dovrebbe, ma attenta, rapita. Il programma è interamente consacrato a Bach, autore cui Brunello, proprio col violoncello piccolo, ha dedicato una serie di album: l'integrale delle Sonate e Partite, il cd Sonar in ottava e le Sei sonate in Trio e Bach transcription. Senza dimenticare le incisioni di musiche di Tartini ancora con violoncello piccolo.

Tutto Bach, dicevo. L'inizio è con la Sonata n.1 in sol minore BWV 1001; i quattro movimenti hanno lo schema della sonata da camera. Brunello possiede appieno il controllo tecnico dello strumento, è cosa nota, ma c'è qualcosa, già nella scrittura degli ornamenti dell'Adagio, che travalica precisione ed esattezza e si fa rapsodica carezza, cui sicuramente contribuisce il timbro particolare dello strumento. La complessità contrappuntistica della Fuga (un movimento che Bach successivamente rielaborerà per organo, BWV 539, e liuto, BWV 1000) vede un Brunello di misurato equilibrio interpretativo, così come nel Presto finale, forse il momento più virtuosistico dell'intera serata.

La Partita n. 1 in si minore BWV 1002 e, dopo l'intervallo, la Partita n.2 in re minore BWV 1004 eseguite al violoncello piccolo (che Bach utilizzò in alcune Cantate) acquistano, nel suono brunito dello strumento, un diverso mondo sonoro, esplorano in maniera nuova la loro costruzione polifonica e nella diversità delle singole danze (dalla Allemande alla Chaconne) l'immensa bravura di Brunello le colora di una ricchezza timbrica che le restituisce quasi fosse un primo ascolto, una scoperta, un approccio nuovo, sicuramente originale.

L'affetto e l'entusiasmo del pubblico e le numerose chiamate regalano un bis memorabile, la trascrizione – dello stesso Brunello – dalla Sonata No. 2 in la minore, BWV 1003: il terzo movimento, l'Andante, giocato tra pizzicato e archetto. Da antologia.


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