Sassonia, atto V: tsunami Mahler
La Chicago Symphony Orchestra diretta da Jaap van Zweden conclude con una travolgente Settima di Mahler un percorso fra diverse sfaccettature dell'Olimpo musicale nel mondo di oggi.
DRESDA, 19 maggio 2025 - La densissima panoramica sassone si conclude con la seconda giornata del Dresdner Musikfestspiele: dopo le istituzioni locali, SemperOper con la Staatskapelle, Philharmonie con il Kreuzchor, l'organo della Hofkirche e i mottetti di Bach alla Frauenkirche, il festival apre una finestra internazionale con la NHK nell'inaugurazione e ora con la Chicago Symphony Orchestra. Queste ultime si misurano entrambe con Mahler con esiti paralleli che portano alla ribalta il carattere peculiare degli esecutori più delle ambiguità perturbanti delle sinfonie. Il laser chirurgico dei giapponesi si era accordato con la visione olimpica e luminosa di Luisi nella Quarta; ora gli statunitensi (a proposito, è dato statistico che non passa inosservato l'assenza di musicisti afroamericani in un organico che rappresenta molte altre componenti della società d'oltreoceano) sfoderano, sotto la guida di Jaap van Zweden, un impatto sonoro poderoso, che diventa cifra distintiva dell'intera Settima sinfonia.
La potenza tellurica, la tempesta di decibel che la Chicago Symphony può sprigionare, naturalmente, in un'orchestra di questo livello è sempre ben controllata e sul piano tecnico non c'è che da ammirare ancora una volta lo splendore di ogni sezione: siamo vinti e travolti dall'attacco frontale di una cavalleria perfettamente organizzata. Anzi, impressiona come si mantenga alta e senza sbavature una tale tensione, una tale potenza di fuoco in cinemascope per tutta la durata della sinfonia, una delle più vaste e insidiose di Mahler proprio per essere stata concepita nell'«in un accesso di furore» testimoniato da Alma.
E l'accesso di furore sembra proprio la stella polare perseguita dal direttore olandese fin dalle prime battute, sicché il deflagrare del Rondò-Finale sembra un culmine di saturazione più che l'akmé venuta gradualmente da lontano. Mentre la sera prima avevamo sentito Luisi increspare elegantemente la superficie dell'oceano mahleriano, ora Zweden è pronto a scatenare uno tsunami, ben conscio della prontezza dell'orchestra nel seguirlo, senza perder vigore anche nei due Nachtmusik e in generale nei passi più cantabili, che risultano i momenti più convincenti.
Accolto con grande entusiasmo, anche questo Mahler dai colori accesi e dalle sonorità imperiose ci racconta qualcosa del far musica: l'identità sonora prorompente dell'orchestra statunitense si distingue da quelle europee e asiatiche ascoltate nei giorni precedenti e si enfatizza nella spinta impressa dal podio. Ancora una volta per virtù tecniche e riconoscibilità, ammiriamo quell'olimpo internazionale meritatamente conquistato e, tuttavia, ci si pone una domanda: se la peculiarità di ogni orchestra sfugge al pericolo di omologazione e, anzi, ci mostra un mondo sfaccettato e molteplice, talvolta sono le tracce interpretative della concertazione a fermarsi un passo prima di sondare le profondità del testo, dipanando abbaglianti meraviglie che lusingano l'orecchio senza lanciare troppi stimoli e interrogativi. Si riprende la riflessione del primo giorno su maestranze spettacolari che garantiscono il risultato anche con il pilota automatico, ma che possono trovare nella concertazione la scintilla che fa davvero la differenza, si ripensa al lusso smaltato delle porcellane di Meissen che vale non tanto per i prezzi di listino, quanto perché dietro ci sono uomini e donne che hanno lavorato passo passo in maniera unica la materia grezza. In questi giorni abbiamo appunto saggiato materie prime fra le migliori al mondo, ammirato le diverse forme che hanno saputo prendere, ragionato su tutte le possibilità dell'arte, ma anche sulla necessità di non accontentarsi, di non fermarsi mai. E con questi pensieri ci uniamo agli applausi del pubblico di Dresda, una città che non si accontenta delle proprie lussureggianti realtà musicali, ma accoglie e si confronta con il mondo, partecipando con calore e assiduità al pullulare di eventi quotidiani. Speriamo davvero che questa sia una goccia di apertura e riflessione in grado di scavare la pietra dell'ostilità e dell'ignoranza violenta.
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