L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

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palazzo d'Accursio nel XVIII secolo

Farinelli

Carlo Maria Michelangelo Nicola Broschi, detto Farinelli (Andria, 24 gennaio 1705 - Bologna, 16 settembre 1782), è considerato il più famoso cantante lirico castrato della sto­ria. Dopo l’improvvisa morte del padre Sal­vatore Broschi, com­positore e maestro di cap­pella nel Duomo di Andria, la fami­glia si trovò in dif­fi­coltà economiche e questa po­trebbe es­sere stata la causa della deci­sione dell’evirazione di Carlo, all’epoca dodi­cenne e ormai pros­simo a cam­biare voce.

Le pro­mettenti doti del giovane avrebbero potuto sopperire alle neces­sità della famiglia con il suo ingresso nel mondo dei castrati, la cui car­riera per tutto il XVIII se­colo sarà garantita dal loro im­piego come cantori nelle funzioni liturgi­che, dalla produ­zione musicale-orato­riale della Chiesa e so­prattutto dall’egemonia ita­liana nel melo­dramma. Una volta trasfe­ritosi a Napoli con la fami­glia, pren­derà il nome d’arte di Fari­nelli, in omaggio ai suoi pro­tettori, la fami­glia Fa­rina (giuristi e amanti della musica, che gli pa­gheranno le lezioni di canto con il Porpora, uno dei maestri di canto più importanti dell’epoca). A quindici anni si avviò a una delle più stra­or­dina­rie carriere nella storia dell’opera ita­liana, che lo portò nei mag­giori teatri d’Italia e d’Europa.

Durante la sua bril­lante car­riera, il Fari­nelli si esibì varie volte a Bologna: la prima volta, nell’estate 1727, a soli ventidue anni, inter­pretò il ruolo di Cera­ste nell’Antigona di Orlandini, al fianco del Bernacchi, al quale aveva pure domandat utili consigli tecnici Il cantante, a Bolo­gna, godeva non solo dell’amicizia di Padre Martini, ma anche della protezione del conte Sicinio Pe­poli, nobiluomo con il quale tenne una fitta cor­ri­spondenza, in parte conservata presso l’Archivio di Stato cittadino (sessantotto lettere). 

Il 6 luglio del 1730 il Farinelli e il fratello Ric­cardo Broschi fu­rono am­messi all’Accademia Fi­lar­monica di Bolo­gna come membri ono­rari. Nell’ottobre 1732 Fa­rinelli fu in­si­gnito della cittadi­nanza bolognese e un mese più tardi acqui­stò un podere fuori Porta Lame, con il progetto di edificarvi una villa, nella quale trascor­rere la vec­chiaia una volta riti­ratosi dalle scene. Soggiornò a lungo in Spagna come consi­gliere e amico del Re Fi­lippo; pare che fosse d’animo buono e gen­tile, tanto da utilizzare il suo fa­vore presso il Re per “correg­gere in­giu­stizie e ren­dere be­nefizi non po­chi”. Nel 1761 il Fari­nelli si stabilì defi­nitivamente a Bo­logna, rimanen­dovi fino alla sua morte, av­venuta il 16 settembre 1782 nella sua villa (oggi in via Za­nardi, 30), dove visse con una pic­cola corte di artisti, coltivando i rap­porti con le più in­fluenti case reali euro­pee.

I beni preziosi e lo straordinario ar­chivio mu­sicale raccolto dal Fari­nelli andarono di­spersi dopo la sua morte, la magni­fica villa fu lesio­nata dai bombar­damenti aerei del 1943 e, in seguito, definitivamente abbat­tuta nel 1949. Dal 1810 i resti del Fa­rinelli si trovano alla Certosa di Bologna, dove vi è anche il suo mo­numento funerario, risalente al 1845.


 

 

 
 
 

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